Emissioni in Europa: +2,4% nel 2010, ma gli obiettivi di Kyoto non sono una chimera
L'Agenzia europea dell'ambiente ha pubblicato i dati ufficiali relativi alla produzione di gas serra nel 27 Stati membri nel 2010. A causa di un inverno particolarmente rigido, le emissioni sono cresciute del 2,4% rispetto all'anno precedente. In linea col valore medio anche l'Italia, dove l'aumento è stato del 2%
31 May, 2012
Ancora una brutta notizia sul fronte delle emissioni di gas serra. A pochi giorni dai dati mondiali relativi al 2011 diffusi dall'Agenzia internazionale per l'ambiente (Iea) , ora tocca alla Eea (Agenzia europea per l'ambiente) certificare ufficialmente, questa volta per il 2010, un aumento della produzione di gas serra nei 27 Stati Ue. L'incremento rispetto al 2009, in particolare, è stato di 111 milioni di tonnellate equivalenti di CO2, pari al 2,4% su base annua. L'aumento è probabilmente legato a un parziale arretramento della crisi economica, anche se secondo la Iea nel 2011 c'è stato un nuovo calo, dovuto di contro al peggioramento della situazione economica e alla crisi delle industrie.
La stessa Iea, che pubblica i dati con un anno di anticipo rispetto all'organismo europeo, aveva parlato, nel maggio 2011, di un aumento su scala globale tra il 2009 e il 2010, ma senza fornire, se non nella versione integrale a pagamento del proprio rapporto annuale, il dato specifico per l'Unione europea. Non sempre, in ogni caso, le cifre fornite dalle due agenzie coincidono alla perfezione, perché i sistemi di calcolo utilizzati non sono identici (quello della necessità di individuare una metodologia univoca è un tema da tempo al centro del dibattito internazionale sulle emissioni di gas serra, ndr).
I nuovi dati dell'Agenzia europea, comunque, attestano che il gas serra più abbondante è l'anidride carbonica, che rappresenta da sola l'82% delle emissioni totali. Più contenute, invece, le emissioni di metano e protossido di azoto, che però hanno un effetto climalterante più potente rispetto alla CO2. Per quanto riguarda i Paesi che hanno gravato maggiormente sul bilancio complessivo, il 56% di aumento delle emissioni Ue è rappresentato da Germania, Polonia e Regno Unito. Perfettamente in media l'Italia, che ha visto nel 2010 aumentare i gas serra del 2% rispetto all'anno precedente, raggiungendo un totale di 501 milioni di tonnellate, quasi 10 in più rispetto al 2009. Attualmente, il nostro Paese ha tagliato le emissioni del 3,5% rispetto ai livelli del 1990, l'anno preso come riferimento dal Protocollo di Kyoto, a fronte di un obiettivo di riduzione del 6,5% (ma nel conteggio finale mancano le quote relative all'assorbimento forestale e ai progetti di cooperazione internazionale, ndr). In controtendenza Grecia, Spagna e Portogallo, dove la crisi ha pesato in maniera decisiva, facendo crollare le emissioni rispettivamente del 6,4%, 10,4% e 3,8%.
Per quanto riguarda invece i settori che hanno maggiormente contribuito all'aumento delle emissioni di gas serra, la Eea punta il dito soprattutto verso il comparto residenziale e quello commerciale, per i quali è cresciuta la richiesta di energia, soprattutto a causa di un inverno (quello 2009-2010) particolarmente freddo. In calo, invece, le emissioni dovute ai trasporti su strada, nonostante l'aumentata domanda di trasporto merci.
Nonostante l'aumento, comunque, gli esperti dell'Agenzia non disperano che l'Europa riesca a centrare gli obiettivi di Kyoto, giudicati alla portata dei 27 anche grazie allo sviluppo delle fonti rinnovabili. A dare una pur sgradita mano all'Ue nel rispettare gli impegni del Protocollo potrebbe essere in realtà ancora la crisi economica. Le stime per il 2011 dell'Agenzia internazionale per l'ambiente, infatti, parlavano di un calo del gas serra europei, dovuto proprio al nuovo peggioramento della situazione economico-finanziaria.
Scarica il rapporto integrale dell'Agenzia europea per l'ambiente