Condizionatori spenti con meno di 28 gradi: cosa dicono la legge e gli esperti
Negli uffici comunali di Torino è stata vietata l'accensione dei climatizzatori in presenza di temperature inferiori ai 28 gradi centigradi. Non risultano precedenti in Italia e l'annuncio ha scatenato le prime polemiche. Vediamo cosa dice la legge e quali sono i pareri dei tecnici specializzati in comfort negli ambienti di lavoro
01 June, 2012
Il Comune di Torino ha deciso di limitare, per ragioni di risparmio energetico, l'uso dell'aria condizionata negli uffici pubblici, consentendo l'accensione dei climatizzatori solo quando la temperatura interna degli ambienti raggiunga almeno i 28 gradi centigradi. Prima ancora che venissero emessi provvedimenti ufficiali, l'annuncio (che in un primo momento prevedeva il divieto assoluto di accendere i condizionatori fino alla fine dell'estate) ha già suscitato qualche reazione polemica da parte dei dipendenti comunali.
Ma quali sono le prescrizioni di legge in materia di temperatura degli ambienti di lavoro? Sia le norme tecniche internazionali, a cominciare dallo standard standard UNI EN 15251 (“Criteri per la progettazione dell'ambiente interno e per la valutazione della prestazione energetica degli edifici, in relazione alla qualità dell'aria interna, all'ambiente termico, all'illuminazione e all'acustica”), che le normative nazionali vigenti non forniscono indicazioni precise in merito ai gradi “sopportabili” all'interno degli uffici. Quello che invece si stabilisce in modo chiaro è che le condizioni siano tali da permettere ai dipendenti di lavorare in maniera confortevole.
Il Testo unico sulla salute e sicurezza sul lavoro (D. Lgs. 81/08 aggiornato con la 106/09), che dal 2008 sostituisce la vecchia 626, prevede in particolare che «La temperatura nei locali di lavoro deve essere adeguata all’organismo umano durante il tempo di lavoro, tenuto conto dei metodi di lavoro applicati e degli sforzi fisici imposti ai lavoratori». In altri termini, dice la legge, occorre tenere conto di altri fattori come «il grado di umidità ed il movimento dell’aria» e fare in modo che «le finestre, i lucernari e le pareti vetrate devono essere tali da evitare un soleggiamento eccessivo dei
luoghi di lavoro, tenendo conto del tipo di attività e della natura del luogo di lavoro». Il punto fondamentale, dunque, è che la stessa temperatura può risultare più o meno tollerabile a seconda di altre condizioni, come il grado di ventilazione, gli abiti che si indossano, il tipo di sedie a disposizione dei lavoratori. Va da sé che la questione non è tanto mantenere l'ambiente a una certa temperatura, anche se qualche ente ha elaborato delle linee guida più specifiche (la Provincia di Bolzano, ad esempio, indica 26 gradi come temoeratura massima accettabile), quanto garantire ai dipendenti il cosiddetto "comfort termico", ovvero una condizione di benessere generale, che permetta di esercitare la propria attività senza particolari disagi.
Per favorire questa condizione, gli esperti suggeriscono di adottare una serie di accorgimenti. Prima di tutto, garantire una maggiore ventilazione, naturale o mediante ventilatori, può migliorare sensibilmente la situazione. A parità di altri parametri, infatti, una velocità dell'aria da 0,1 a 0,8 metri al secondo può permettere di mantenere il comfort anche con temperature più alte di 1, 2 o addirittura 3 gradi rispetto a una situazione di aria immobile. Anche evitare abiti informali e preferire indumenti più leggeri e realizzati con tessuti isolanti può aiutare a resistere a temperature più alte (come previsto tra l'altro da diverse campagne lanciate in Asia per risparmiare energia nei luoghi di lavoro, ndr). Anche il tipo di sedili utilizzati dal personale gioca un ruolo importante nel comfort termico: poltrone a rete, in metallo o in legno, ad esempio, durante l'estate sono più confortevoli di sedili imbottiti attraverso cui non passa aria.
Altri espedienti possono riguardare l'edificio che ospita gli uffici, a cominciare dall'installazione di protezioni solari esterne, soprattutto sulle facciate ovest ed est. Oppure, laddove possibile, permettere la ventilazione naturale nelle ore notturne, dando le necessarie istruzioni a custodi e guardie notturne e installando eventualmente griglie anti-intrusione per garantire la sicurezza. In alternativa, è possibile utilizzare un impianto di ventilazione che utilizzi l'aria esterna notturna. In entrambi i casi, la struttura risulterà più fresca nelle successive ore diurne, permettendo di ridurre il ricorso all'aria condizionata. E risparmiando, in ultima analisi, emissioni di gas serra e risorse economiche.