Direttiva Ue sull'efficienza energetica, la Francia metterà d'accordo i Paesi membri?
Proseguono i negoziati tra Commissione, Parlamento e Consiglio europeo sul testo della direttiva che renderebbe vincolanti gli obiettivi di riduzione dei consumi energetici. Dopo il cambio all'Eliseo, la Francia potrebbe avere un ruolo chiave nella ricerca del compromesso
14 June, 2012
Le istituzioni comunitarie potrebbero finalmente essere più vicine all'accordo sulla nuova direttiva in materia di efficienza energetica, che renderebbe vincolanti gli obiettivi di riduzione dei consumi da parte dei Paesi membri. La discussione intorno ai possibili provvedimenti si trascina da molti mesi tra incontri, bocciature, negoziati tra Commissione, Parlamento e Consiglio e nuove bozze della direttiva. La causa è soprattutto l'opposizione di alcuni governi nazionali, a cominciare dalla Polonia, che si è detta più volte fermamente contraria all'introduzione di obiettivi vincolanti, e dalla Germania, che da qualche tempo “rema contro” l'approvazione della direttiva.
Diversi schemi di provvedimento messi a punto dalla Commissione sono stati bocciati dal Consiglio europeo, proprio per la contrarietà di alcuni Stati membri. Ora, l'ultima bozza in discussione prevede, oltre ai target nazionali di riduzione dei consumi, un taglio obbligatorio della spesa energetica degli edifici pubblici del 3% all'anno, oltre all'obbligo per i rivenditori di energia di ridurre le proprie vendite alle famiglie dell'1,5% annuo.
Il negoziato non sarà semplice, ma una svolta potrebbe giungere dal recente cambio di fronte politico al Governo francese. I nuovi occupanti dell'Eliseo, infatti, potrebbero avere un ruolo fondamentale nel buon esito delle trattative, contribuendo a conciliare le posizioni dei vari Paesi membri e a “costringere” la Germania a rivedere la sua posizione, giudicata un vero e proprio «tradimento» dall’eurodeputato Claude Turmes, responsabile dei negoziati per conto del Parlamento.
Germania a parte, restano da abbattere anche le riserve di Finlandia, Portogallo, Spagna, Estonia, Slovacchia e Paesi Bassi, che temono i costi che la direttiva comporterebbe in questo momento di grave crisi economica e finanziaria. A questo proposito, secondo la presidenza di turno danese il costo si aggirerebbe sui 24 miliardi di euro fino al 2020, ma i benefici economici toccherebbero i 44 milioni, in termini di risparmio energetico e di investimenti. La Commissione, che spinge da tempo per la rapida approvazione della direttiva, ritiene che il provvedimento potrebbe far aumentare il Pil dell'Ue di 34 miliardi di euro, oltre a creare 400.000 nuovi posti di lavoro, ma finora queste argomentazioni non sono bastate ad abbattere le remore dei Governi più scettici.
Ora si spera che la “nuova” Francia possa avere un ruolo chiave nella chiusura dei negoziati, anche se l'approvazione dell'ultima bozza permetterebbe comunque di ridurre i consumi energetici entro il 2020 solo del 14,5%, a fronte del 20% non vincolante previsto dal pacchetto Clima 20-20-20.