Riceviamo e pubblichiamo: Ato Bari 5, una beffa differenziata. Mai entrato in funzione il centro materiali di raccolta
Pietro Santamaria, autore del libro “L’ultimo chiuda la discarica”, in una nota denuncia la mancata apertura del (CMRD) Centro Materiali Raccolta Differenziata di Conversano nonostante ci sia stato l'affidamento dell'incarico da parte della Regione. L'impianto di selezione, spiega Santamaria, è essenziale per tutti quei comuni che hanno appaltato il servizio di raccolta porta a porta
27 June, 2012
Sulla spinta dell’aumento della tariffa di smaltimento dei rifiuti solidi urbani, che ha raggiunto 126 euro per tonnellata (più iva e a cui occorrerà aggiungere 25 euro per tonnellata se quest’anno, in media, non sarà superato il 40% di raccolta differenziata), i Comuni dell’ex ATO Bari 5 (sono 21 per una popolazione di oltre 420.000 abitanti) stanno passando gradualmente dal sistema di raccolta stradale dei rifiuti alla raccolta domiciliare spinta, il cosiddetto porta a porta: Cellamare ha raggiunto l’81% a marzo scorso, Rutigliano è stabile intorno al 78%, Mola di Bari ha toccato il 45% a maggio. Sono numerosi i Comuni che stanno appaltato la raccolta dei rifiuti porta a porta; ad esempio, Monopoli e Putignano, i due comuni più grandi del bacino, stanno per avviare il nuovo servizio.
Aumenta la percentuale della raccolta differenziata e aumenta la necessità di avere un sistema capace di valorizzazione il recupero di materia. Eppure l’ex ATO Bari 5 non ha né un impianto di compostaggio né un centro per la selezione delle frazioni raccolte in modo differenziato. O meglio, il centro per il materiale proveniente dalle raccolte differenziate c’è ma è chiuso. E difficilmente sarà attivato. Ecco perché.
La storia
Con il Piano regionale dei rifiuti del 2001 (quando presidente della Regione Puglia era Raffaele Fitto), e le successive integrazioni e rimodulazioni adottate nel 2002 (ancora con Fitto), e poi nel 2005 (con Nichi Vendola), il Commissario delegato (CD) per l’emergenza ambientale nella regione Puglia (prima Fitto e poi Vendola) ha sempre puntato ad assicurare in Puglia, almeno sulla carta, all’interno di ogni ATO, e, laddove non fosse possibile in ambito provinciale, la presenza di un’adeguata rete impiantistica in grado di garantire il corretto smaltimento/recupero dei rifiuti solidi urbani indifferenziati, il compostaggio della frazione organica e il recupero di quella secca (carta, cartone, plastica, vetro, legno e metalli in impianti centralizzati di raccolta, prima lavorazione e stoccaggio dei materiali provenienti dalla raccolta differenziata).
Il Piano regionale, con riferimento alla sua ultima versione, individuava la seguente dotazione impiantistica per l’ATO BA/5:
- Centro Materiali Raccolta Differenziata (CMRD): impianto di selezione dei materiali provenienti dalla raccolta differenziata ubicato nel comune di Conversano, realizzato ma non in esercizio.
- Impianto di compostaggio: impianto individuato nel comune di Gioia del Colle, per lavorare 60 tonnellate al giorno (ma mai realizzato) e successivamente previsto a Cellamare (da realizzare).
- Impianto di selezione, biostabilizzazione, produzione CDR e discarica di servizio e soccorso: impianto ubicato nel comune di Conversano, realizzato ed in esercizio.
- Discarica: esaurito il terzo lotto della vecchia discarica della Lombardi Ecologia, attualmente è attiva quella annessa all’impianto complesso di cui sopra, in adiacenza al primo lotto della vecchia discarica.
Il CMRD fu previsto nel 1997 e completato nel 2001. Costò cinque miliardi e quattrocento milioni di lire, ma non è mai entrato in funzione.
Un impianto chiuso
L’impianto fu realizzato in contrada Martucci, a Conversano, accanto alla discarica della Lombardi Ecologia, nel 2000. Fu affidato poi, nel 2006, all’associazione di imprese CO.GE.AM. (Consorzio stabile Gestioni Ambientali), che si era aggiudicato il PUBBLICO SERVIZIO di trattamento dei rifiuti raccolti nei 21 comuni dell’ATO Bari 5. Successivamente, dopo una serie di peripezie giudiziarie, e dopo un leggero maquillage delle stesse imprese, nel 2010, l’impianto è stato affidato provvisoriamente alla società Progetto ambiente bacino Bari cinque. Il 29 maggio scorso il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, ha definitivamente affidato tutti i “nuovi” impianti per il trattamento dei rifiuti, realizzati in contrada Martucci, alla società denominata (questa volta) Progetto gestione bacino Bari cinque.
Cosa prevede il piano d’ambito
Il 5 novembre 2010 l’ATO Bari 5 ha adeguato il piano d’ambito (il piano industriale di cui si dota un’ATO per gestire in modo efficace ed efficiente il ciclo integrato dei rifiuti) alle ultime disposizioni di legge della Regione Puglia. Il nuovo documento di programmazione è stato firmato dall’ing. Gianluca Intini. In esso si legge: “il progetto dell’ATI CO.GE.AM. comprendeva anche la gestione dell’impianto comunale di trattamento dei materiali provenienti dalla Raccolta Differenziata, allocato in una parte del capannone esistente (autorizzato con provvedimento del CD n. 245/06). La proposta dell’ATI è stata caratterizzata dalla scelta di creare ulteriori spazi a favore delle attività connesse alla raccolta differenziata (sic!, ndr), in relazione agli incrementi futuri previsti normativamente e tanto auspicati, dati gli esigui spazi previsti nell’impianto attuale. Tuttavia, allo stato attuale tale linea di selezione non risulta attiva”. Nelle pagine successive, l’ing. Intini descrive lo schema di processo del CMRD: “II centro di selezione è stato impostato in relazione alla doppia ipotesi di flusso: a) monomateriale, da contenitori stradali o da raccolta attiva (in sacchetti), per il quale occorre prevedere un ciclo di valorizzazione, con eventuale separazione delle diverse frazioni componenti; b) multimateriale, per il quale il ciclo di lavorazione deve prevedere una selezione per categoria.”
L’ing. Intini prosegue descrivendo la fase di cernita manuale di carta, plastica e legno con separazione dei materiali ferrosi e stoccaggio finale.
Nell’adeguamento del piano d’ambito, l’ing. Intini conferma le funzioni del CMRD e precisa che il centro “però necessita di interventi di adeguamento funzionale ai flussi previsti per i rifiuti secchi da raccolta differenziata.”
Ma è nella parte finale dell’intervento dell’ing. Intini che leggiamo l’affermazione più preoccupante: “Da sopralluoghi effettuati e da colloqui con il gestore sono emerse alcune criticità di seguito evidenziate: 1) l’impianto, realizzato oltre 10 anni fa, ha necessità di adeguamenti per la messa in esercizio; 2) per la selezione del monomateriale si necessita di una pressa di maggiore capacità in grado di velocizzare le operazioni di produzione delle balle; 3) per la selezione del multimateriale si necessita di un aprisacchi a monte del processo di selezione manuale. Tali interventi sono quantificabili in circa 1,5 milioni di euro.”
Insomma, il CMRD deve essere adeguato alle necessità…
Però, poche settimane dopo l’adeguamento del piano d’ambito, il 27 gennaio 2011 il Commissario delegato per l’emergenza ambientale in Puglia, Nichi Vendola, indice la gara di appalto per la gestione dell’impianto complesso e per il “centro, già realizzato, di selezione e raccolta, prima lavorazione e stoccaggio dei materiali provenienti dalla raccolta differenziata”. La procedura è prevista che venga aggiudicata a favore del concorrente che avrà offerto la tariffa complessiva più bassa per l’affidamento del PUBBLICO SERVIZIO di gestione dell’impianto complesso e, appunto, del CMRD. Il 26 maggio 2011 la gara viene aggiudicata alla tariffa di circa 126 euro a tonnellata di rifiuti.
Il 30 maggio scorso, quasi un anno dopo, Vendola firma il “contratto di affidamento del pubblico servizio”. Secondo l’atto “La potenzialità della Struttura ed il quantitativo giornaliero di rifiuti trattabili, prodotti nei Comuni afferenti all’ex Bacino BA5, sono (…): a) circa 470 tonnellate al giorno per la parte relativa all’Impianto; e (b) massimo 50 tonnellate al giorno di mono-materiale per il Centro Raccolta Differenziata” (quindi, al massimo, il 10% di raccolta differenziata!).
Per il materiale proveniente dalla raccolta differenziata, che stranamente nel contratto firmato è solo il “mono-materiale”, escludendo di fatto la possibilità di lavorare il “multi-materiale” (ad esempio plastica con alluminio), ora è previsto che “La tariffa di conferimento presso il Centro di Raccolta Differenziata verrà invece corrisposta dai Comuni conferenti in via esclusiva al Soggetto Gestore, e determinata tramite specifici accordi tra il Soggetto Gestore e i Comuni conferenti medesimi” (art. 6.4), mentre prima, nella bozza di contratto allegata al bando di gara, l’attività del CMRD era prevista “senza oneri per i Comuni”, poiché la tariffa di 126 euro per tonnellata di rifiuti, alla quale è stata aggiudicata la gara di appalto, comprende tutte le fasi di trattamento dei rifiuti! Non sarà questo un altro motivo per tenere ancora chiuso il centro di lavorazione del materiale proveniente dalla raccolta differenziata? Vorranno o potranno i Comuni caricarsi di un onere aggiuntivo per consegnare anche solo il monomateriale al CMRD se già i costi della gestione della nettezza urbana impegnano anche il 40% della spesa corrente di un Comune? Ma, soprattutto, perché le cose sono cambiate dalla gara d’appalto alla firma dell’atto di affidamento del PUBBLICO SERVIZIO di trattamento dei rifiuti?
Pietro Santamaria
Autore del libro “L’ultimo chiuda la discarica”