Velo City 2012 apre i battenti
Manfred Neun, Presidente ECF: «Vancover ciclabile porta il Canada alla ribalta mondiale». Gil Peñalosa: «Bisogna pensare alla gente che non guida»
26 June, 2012
Lello Sforza
La sala conferenze “Grand Ballroom” dello Sharaton Hotel di Vancouver è già quasi gremita alle 8 del mattino quando Paul Dragon, moderatore della Conferenza Velo-City edizione 2012, introduce i lavori chiamando sul palco il sindaco della città, Gregor Robertson che spiega: «Vancouver ha fatto tanto in questi anni per dare sicurezza ai ciclisti, sia con interventi di moderazione del traffico che con la realizzazione di piste ciclabili protette: è la prima città del Nord America. Il nostro obiettivo ora è rendere i nostri concittadini meno dipendenti dall’automobile e fare in modo che entro il 2020 oltre il 50% degli spostamenti avvengano a piedi, in bicicletta e con il trasporto pubblico. Mentre la Danimarca e Paesi Bassi sono portati come esempio di paradisi per le biciclette, più della metà dei Paesi europei sono simili al Canada. In alcune aree di Vancouver gli spostamenti in bicicletta arrivano quasi al 10%. Quindi ci auguriamo che anche l’esperienza di Vancouv er possa essere utile a tutti voi».
E’ la volta di Mandred Neun, presidente di ECF a cui spetta il compito di dichiarare ufficialmente aperti i lavori della conferenza. Neun afferma: «Oggi più che mai abbiamo soprattutto bisogno di inquadrare le politiche per la mobilità ciclistica all’interno dei grandi temi globali come la lotta ai cambiamenti climatici, la crisi energetica, la salute pubblica, l’economia mondiale, il diritto individuale alla mobilità. La conferenza Velo-City si propone di portare la mobilità ciclistica all’attenzione delle istituzioni mondiali. Per questo, l’ultimo giorno della conferenza, chiederemo a tutti voi di sottoscrivere la Carta di Vancouver dedicata interamente ai bambini. Chiederemo alle Nazioni Unite e altre istituzioni internazionali di riconoscere il diritto universale dei bambini a muoversi sicuri in bicicletta senza alcun pericolo».
Ma chi ha infiammato gli animi degli oltre mille delegati presenti, è stato Gil Peñalosa, già assessore ai parchi e all’ambiente del comune di Bogotà in Colombia e attualmente direttore esecutivo dell’organizzazione canadese “8-80 cities”.
Peñalosa dichiara: «Bisogna costruire città per tutti non solo per chi si muove in auto. Quando sono stato assessore al Comune di Bogotà, sono stati costruiti 5 parchi metropolitani, 50 parchi urbani e 250 giardini. In tre anni sono stati costruiti 280 km di piste ciclabili protette che hanno portato gli spostamenti in bici dallo 0,4% al 5% con un investimento di 90 milioni di dollari, una spesa mai fatta prima in questo campo in America latina. Se l’ha fatto Bogotà, allora tutte le città del mondo possono farlo. I trasporti non sono un problema ma un’occasione per organizzare le città puntando all’obiettivo di rendere la vita indipendente dai mezzi privati a motore. Bisogna pensare a (ri)costruire le città ricordandosi anche e soprattutto a chi non guida l'auto. Ma bisogna pensare ad un sistema di reti ciclabili: una pista non vive da sola. Molte persone hanno paura di andare in bici se manca la rete ciclabile. La mobilità sostenibile deve essere un obiettivo mondiale. Tutte le città devono avere come modello Copenaghen dove il 38% degli spostamenti è in bici. Se chiedete ai danesi perché vanno in bicicletta, solo l'1% vi risponderà per motivi ecologici: oltre il 60% vi risponderà perché è facile, veloce e conveniente. La bici è un mezzo di trasporto democratico perché consente a tutti di muoversi. Gli investimenti nella mobilità ciclistica determinano il miglior rapporto costi-benefici».