Illuminazione pubblica, nuova denuncia sugli sprechi: ogni anno in Italia buttati via 400 milioni di euro
Dopo i documenti di Cielo Buio e le notizie di Eco dalle Città sull'argomento, secondo l’Osservatorio astronomico di Campo Catino e l’Associazione nazionale specialisti agenti fisici, i comuni italiani potrebbero risparmiare fino al 60% semplicemente applicando le norme regionali in materia di inquinamento luminoso. A Roma sprechi per 100 milioni di euro negli ultimi 12 anni
06 July, 2012
La maggioranza dei comuni del Lazio e del resto d'Italia non conosce o non applica la normativa regionale in materia di inquinamento luminoso, e potrebbe ridurre i costi per l'illuminazione pubblica anche del 60%. Questo il dato principale emerso dai due convegni di studio e aggiornamento organizzati nelle scorse settimane per i 91 comuni della provincia di Frosinone e i professionisti del settore illuminotecnico dall’Associazione nazionale specialisti agenti fisici (Ansaf) e l’Osservatorio astronomico di Campo Catino, con il patrocinio e il finanziamento della presidenza del Consiglio Regionale del Lazio.
Qualche eccezione virtuosa esiste, ma la realtà emersa nel corso dei seminari è un'altra: numerosi comuni, e anche altri soggetti pubblici e privati, non conoscono o non applicano la normativa regionale in materia di prevenzione dell'inquinamento luminoso. Tanto che, approssimando per difetto, le pubbliche amministrazioni potrebbero abbattere da un minimo del 30% ad un massimo del 60% i costi annui per energia, realizzazione e gestione degli impianti di illuminazione. «Il solo Comune di Roma – scrive Mario Di Sora, direttore dell'Osservatorio e presidente dell'Unione astrofili italiani - dal 2000 ad oggi e attraverso le varie amministrazioni, ha dilapidato qualcosa come 100 milioni di euro per il mancato rispetto dei criteri tecnici della L.R. 23/2000 del Lazio».
Il problema riguarda tutti gli aspetti della gestione degli impianti di illuminazione pubblica: «Pali in eccesso, potenze esuberanti, sorgenti di luce poco efficienti, dispersioni di flussi verso il cielo e omessa utilizzazione dei dispositivi di risparmio energetico – aggiunge l'esperto - fanno dell’Italia, ed il Lazio è su questa linea negativa, il paese europeo dove più si spende per le luci delle città, quasi il doppio rispetto la Germania». Eppure, sottolineano dall'Osservatorio, la Regione Lazio, attraverso l’assessorato all’Ambiente, ha più volte diffuso delle circolari informative sull’esatta applicazione della legge contro l'inquinamento luminoso.
Le implicazioni non sono solo ambientali e sanitarie. In tempi di spending review, si stima che un comune di circa 50.000 abitanti, come Frosinone, potrebbe risparmiare ogni anno circa 200.000 euro se applicasse correttamente la legge regionale. Un problema sottolineato da tutti gli interventi tecnici che si sono succeduti nel corso dei seminari e che riguarda anche le altre Regioni italiane, quasi tutte provviste di apposite norme in materia di illuminazione pubblica, disattese nella maggioranza dei casi.
«Un notevole miglioramento degli impianti – spiega Di Sora - potrebbe essere raggiunto con una buona progettazione, senza ricorrere a potenze esagerate e applicando quanto prescritto dalla normativa». A livello nazionale, prosegue l'esperto, semplicemente applicando la legge si potrebbero ridurre i consumi di almeno il 40%, oltre ad abbattere le spese di realizzazione e manutenzione e a contenere l'inquinamento luminoso e le emissione di CO2. «Un ostacolo è tuttavia rappresentato dalla scarsa conoscenza tecnica riscontrata nella maggior parte dei comuni e in molti progettisti ed installatori – conclude l'esperto - L’ingente importo che viene sprecato ogni anno in Italia, oltre 400 milioni di euro, rende ormai inevitabile segnalare questa grave anomalia, non solo alle varie regioni che hanno legiferato in materia, ma anche agli organi di controllo contabile per il notevole danno erariale che viene arrecato sia ai comuni stessi che al contribuente».
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