Smog, Biossido d’azoto: Italia bocciata a metà dalla Commissione Europea
Dall’Italia erano arrivate 48 richieste di proroga al 2015 per rientrare nei limiti del biossido d’azoto: la Commissione Europea ne ha accordate 23 e rifiutate 25, a causa della scarsità dei provvedimenti annunciati. Fra i bocciati Torino, Roma, “gli agglomerati urbani” della Lombardia, Genova, Bologna, Napoli e Palermo
12 July, 2012
Il biossido d’azoto (NO2) è un gas altamente tossico ed irritante, ovviamente nocivo per la salute umana e come tale imbrigliato da soglie limite imposte dall’Unione Europea, sulla base delle valutazioni dell’OMS. Come per il Pm10, la sorgente principale di NO2 nelle città e italiane è rappresentata dal traffico, “aiutato” dal riscaldamento, sia privato che industriale e in generale da tutti i processi di combustione. La soglie limite da non superare sono i 200 mcg/m3 di media oraria per più di 18 volte l’anno e 40 mcg/m3 di media annuale: cosa che puntualmente accade, in buona parte delle regioni italiane. (In realtà anche fuori, come mostra il caso di Londra).
La direttiva 2008/50/CE prevedeva che gli Stati membri dell’Unione Europea si adeguassero a tali limiti entro il 2010, con possibilità di proroga di massimo cinque anni; proroga concessa a condizione che lo Stato in questione fosse in grado di dimostrare l’impossibilità di adeguarsi nei tempi previsti e soprattutto un adeguato piano di risanamento della qualità dell’aria, sufficiente a raggiungere valori conformi entro il 1° gennaio 2015.
L’Italia aveva inviato 48 richieste di proroga, provenienti da da altrettante “zone” localizzate in 16 diverse Regioni. (Le zone non corrispondono necessariamente alle province: in Lombardia per esempio troviamo una zona denominata “Agglomerati urbani”, una “Zona urbanizzata” e una “Zona di pianura”). Il 6 luglio 2012 il Commissario all’Ambiente Janez Potocnik ha notificato all’Italia la decisione in merito alle proroghe richieste.
Di queste 48, 23 sono state accolte(vedi allegato), con qualche riserva sulle tempistiche per quattro di loro: l’Area Salernitana e l’Avellinese per la Regione Campania, l’Agglomerato Venezia-Treviso per il Veneto e Bormida per la Liguria: in questi casi la Commissione ha ritenuto che, sulla base dei dati forniti, il risanamento potesse avvenire prima del 2015. (Più precisamente entro il 1° gennaio 2013 le prime tre e un anno dopo per Bormida). Insomma, va bene la proroga ma senza approfittarne.
Sonore bocciature invece per altre 25 richieste. Vediamo quali e perché: a Pordenone, Gorizia e all’agglomerato emiliano di Casalgrande-Rubiera la proroga è stata negata perché a conti fatti nel 2010 avevano già raggiunto valori conformi alle normative. Per tutte le altre, la ragione è invece l’impossibilità di dimostrare che con i provvedimenti programmati sarebbero riuscite a rientrare entro i 40 mcg/m3 perfino nel 2015. In altre parole, insufficienza dei piani regionali di qualità dell’aria. A parte il Molise, che ha proprio omesso di farne uno.
Multe in arrivo?
L’elenco delle zone bocciate
Provincia Autonoma di Bolzano
Regione Campania: Area di Napoli e Caserta
Regione Emilia Romagna: Casalgrande-Rubiera, Modena e Bologna
Regione Friuli Venezia Giulia: Udine, Trieste, Pordenone, Gorizia
Regione Lazio: Roma, Frosinone
Regione Liguria: Genova
Regione Lombardia: Agglomerati urbani (Milano, la Brianza, Bergamo, Brescia...)
Regione Marche: Zona A
Regione Molise: Campobasso
Regione Piemonte: Torino, Novara
Regione Sicilia: Palermo, Catania, Siracusa, Messina, Gela
Regione Toscana: Area metropolitana Firenze-Prato
Regione Umbria: Conca Ternana
Regione Veneto: Verona
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