Illuminazione pubblica: in Italia i consumi pro-capite sono il doppio della media Ue
La spesa è di oltre un miliardo l'anno. "I numeri del nostro Paese - dicono gli esperti - sono superiori anche nei costi a quelli degli altri Stati europei". L'associazione "Cielo buio" presenta i dati al governo, che ringrazia ma non agisce. Ecco i dati di Torino, Milano e Roma. Articolo di Paolo Hutter per Il Fatto Quotidiano ed Eco dalle Città
17 July, 2012
La spesa annuale dei comuni italiani per l’illuminazione pubblica ha superato il miliardo di euro. Più le manutenzioni. La denuncia arriva dall’associazione “Cielo buio”, votata “all’illuminotecnica sostenibile”. Dicono che i consumi e la spesa si potrebbero all’incirca dimezzare. Il super-revisore Bondi ha esplicitamente citato e ringraziato Cielo Buio nella conferenza di presentazione dei tagli della spending review. Ma non c’è stata una risposta concreta alla lettera che il Presidente dell’associazione Fabio Falchi aveva mandato a Monti per risparmiare 500 milioni all’anno di illuminazione pubblica. Né il Governo ha dato indicazioni su cosa si deve intendere per spreco di luce. In questo caso l’autonomia degli Enti Locali è del tutto rispettata. Sono i Comuni a gestire e pagare la illuminazione pubblica.
Nessuno ne parla, ma in Italia si spende moltissimo per i lampioni. Innanzitutto perché la potenza installata è alta. “Secondo gli studi europei a mia disposizione – dice l’esperto Diego Bonata, progettista e autore di molti piani per l’illuminazione in comuni medio-piccoli, nonchè consulente di Cielo Buio – se confrontiamo il consumo pro capite per l’illuminazione pubblica con quello della Germania, ci accorgiamo che il nostro è doppio: 105 chilowattora contro 42 (la media Ue è 51). Abbiamo una potenza installata per superficie urbanizzata più che doppia rispetto a quella tedesca, doppia rispetto alla Francia e quasi quadrupla rispetto al Regno Unito. Contrariamente ai Paesi sopra citati in Italia la sorgente più impiegata per illuminare è la lampada da 150 Watt, mentre oltre il 50% delle strade potrebbe essere illuminato con sorgenti da soli 70Watt (nel rispetto di norme e leggi di settore) come negli altri Paesi”.
E nonostante i tagli generalizzati delle spese e dei servizi sociali offerti dai comuni, in una parte dei casi la spesa è addirittura in aumento anche nel 2012, perché gli stessi Kilowattora costano ora di più. Secondo le previsioni di bilancio per il 2012, votate proprio in questi giorni, la spesa per l’illuminazione pubblica (consumi elettrici e manutenzione ) preventivata è di 15 milioni di euro a Torino, 32 milioni e 750.000 euro a Milano e 52.800.000 euro a Roma. Queste cifre rappresentano rispetto al 2011 un calo del 25% a Torino – grazie a un taglio vertiginoso delle spese sulle manutenzioni, ridotte a poco più di un terzo – un calo del 14% a Roma,ma un aumento del 9% a Milano. Rispetto all’anno prima.
A Torino i punti luce installati sono 96.000; a Milano 138.364 e a Roma 181.991. Ecco la classifica dei costi: nell’ordine, la spesa più cara è quella sostenuta dal Comune di Roma (290,12 euro a punto luce), seguita da Milano (236,9 euro) e Torino (156,25 euro).
Se consideriamo invece la spesa per abitante, la città che paga di più è di gran lunga Milano: 24,40 euro. Segue Roma (18,97 euro) e per ultima ancora Torino (16,56 euro). Se nel 2012 Torino riesce a mantenere le spese (o almeno prevede di farlo) su un livello decisamente più basso rispetto alle due. Appena due anni fa, nel 2010, la situazione era molto diversa: la spesa per abitante era più alta a Torino (20 euro per abitante) contro i 19 euro di Milano e i 16 di Roma. La spesa per punto luce era invece di 226 euro a Roma, 197 a Torino e 190 a Milano.
In ogni caso sono quantità tutte superiori alle medie europee. Le cifre raccolte sono arrivate dopo molti solleciti a uffici comunali e aziende che forniscono energia e manutenzioni – A2A a Milano, Acea a Roma e Iren a Torino -. L’impressione è che i Comuni non sappiano chi al loro interno davvero se ne sta occupando. Abbiamo iniziato la ricerca dalla bolletta energetica, che è sempre più alta anche se sono state installate molte lampade più efficienti. Ma l’efficienza non è stata utilizzata per risparmiare, bensì per illuminare di più con la stessa potenza. E la stessa potenza, ovvero lo stesso consumo, costa sempre di più. A questo si aggiungono i costi di manutenzione altissimi, sopra i 50, talvolta sopra gli 80 euro a punto luce all’anno. Sempre secondo Diego Bonata, progettista di decine di piani per l’illuminazione pubblica di comuni medi e piccoli, “questi costi di manutenzione sono una follìa. Pur tenendo conto di tutti i fattori, non si capisce perchè andar oltre i 40 euro per punto luce all’anno”.
In generale, dice Bonata, le spese sono così alte perché in Italia i Comuni non hanno l’intenzione e la forza di controllare le varie Iren A2A Acea, e perchè si approfitta politicamente della superficiale equazione luce=sicurezza. ” Se i tedeschi illuminano e consumano procapite la metà degli italiani sapranno quello che fanno. Noi no. Se a Roma si spendono 290 euro per punto luce l’anno, io dico che pur tenendo conto dei maggiori costi nelle grandi città, per ogni punto luce, tra consumi e manutenzione, non si dovrebbe spendere più di 135 euro all’anno, usando anche un po’ di riduzioni di flusso, e si potrebbe scendere a 97 euro con un po’ di impegno, in uno scenario virtuoso”.