Investito e ucciso. Esplode l’ira dei ciclisti: “Ignorati e maltrattati”
Gianmatteo Gerlando stava andando al lavoro, mercoledì, quando è stato investito da un’auto mentre attraversava la strada sulla pista ciclabile nei pressi del Parco Ruffini. Lo sfogo: "Morte inaccettabile, rischi troppo alti per chi non va in auto". Questa sera manifestazione davanti al Comune - da La Stampa del 20.07.2012
20 July, 2012
Paola Italiano
Ora, Gianmatteo diventa tragicamente un simbolo. Falciato a 28 anni sulla pista ciclabile, mentre andava a lavorare, la sua morte ha scatenato la reazione piena di rabbia e dolore dei ciclisti torinesi che chiedono sicurezza e rispetto. E che hanno convocato per questa sera una manifestazione davanti al Municipio, alle 22. Tutti in bici, con una candela in mano.
Perché Gianmatteo è stato travolto «mentre stava correttamente attraversando sulla pista ciclabile», nei pressi del parco Ruffini. «Non si possono continuare a considerare queste morti come incidenti», dice pieno di rabbia Giuseppe Piras, dell’associazione Muovi Equilibri, una delle tante che formano la galassia dei gruppi a due ruote, diventati sempre più caparbi nel portare avanti le rivendicazioni. L’automobilista che ha investito Gianmatteo alla guida di una Multipla è prima scappato, poi si
è costituito ai carabinieri. Ma non è contro di lui in particolare che si rivolge l’immensa rabbia del popolo a due ruote: perché anche quell’automobilista è un simbolo di una città in cui, nonostante tante battaglie che vanno avanti ormai da anni, per i ciclisti la strada continua a essere un pericolo. «Probabilmente quell’uomo è una persona normale spiega Piras in un comunicato che ha fatto il giro della Rete attraverso i social network - che come tutte le persone normali in auto ignora completamente il codice e non sa che gli attraversamenti ciclabili, come quelli pedonali, hanno sempre la precedenza su tutti i mezzi. E’ abituato da sempre a non rispettarlo, a non staccare il piede dall’acceleratore neanche un secondo, lo fanno tutti. Non ce l’abbiamo con lui - ribadisce - che, oltre al reato, si porterà dietro il rimorso. La rabbia, tanta, è per la normalità di questi fatti. Perdiamo ore al giorno a segnalare pericoli e i rischi per chi non si muove in auto, proponendo soluzioni economiche per evitarli, ma l’urgenza di intervenire non viene colta». I ciclisti hanno portato alla Giunta la lista degli incroci giudicati più pericolosi, primo fra tutti piazza Statuto. «Il documento è la base di lavoro dei nostri uffici - spiega l’assessore alla viabilità Claudio Lubatti - che stanno studiando per ogni situazione una soluzione che farà parte del Bici Plan, pronto a settembre. Noi cerchiamo di dare segnali costanti e continui - dice Lubatti - per far capire che le cose stanno cambiando nella considerazione dei ciclisti».
Torino ha aderito alla campagna #salvaiciclisti, continua a diffondere il bikesharing, ma le situazioni contraddittorie di una città a misura di auto restano troppe per i ciclisti colpiti al cuore a poche settimane dall’invasione dei 20 mila del Bike Pride: «Non ci rassegniamo - dice Piras - non accettiamo che un ragazzo di 28 anni sia morto perché un tecnico ha sempre fatto in un certo modo e non ha voglia di aggiornarsi, perché un amministratore è così presuntuoso da non ascoltare i consigli a costo zero. Non accettiamo che una famiglia sia distrutta perché in Italia la legge c’è ma non è necessario rispettarla. Anche se pieni di tristezza continueremo a lottare perché questo cambi». Gianmatteo non faceva parte di gruppi di ciclisti, non era particolarmente appassionato. Solo un ragazzo che stava andando a lavorare in bici. E i ciclisti stasera saranno davanti al Comune per lui. Un miliardo di candeline per Gianmatteo, così hanno chiamato la protesta convocando tutta la città, non solo i ciclisti. «Per ricordare Gianmatteo, e tutte le vittime della strada».