Taranto, piombo nelle urine. Arpa Puglia risponde a Peacelink: "Inutili allarmismi"
“Ne Quid Nimis, nessun eccesso!”. Arpa Puglia risponde a Peacelink sullo studio scientifico relativo al riscontro di piombo nelle urine di 171 tarantini, divulgato durante il convegno sui costi economici degli effetti sanitari dell’inquinamento atmosferico di origine industriale. Per Arpa Puglia: “Inutili allarmismi, il piombo urinario è un indicatore grossolano di esposizione"
25 July, 2012
Ne Quid Nimis (proverbio latino attestato nella commedia di Terenzio “Andria” verso 61, traducibile alla lettera “affinchè non ci sia alcunché di eccessivo”, o più brevemente come esortazione “Nessun eccesso!”
Il convegno organizzato da Arpa Puglia a Taranto nei giorni scorsi sui costi economici degli effetti sanitari dell’inquinamento atmosferico di origine industriale ha visto la partecipazione dei principali studiosi italiani sull’argomento, provenienti da diverse istituzioni (Università, CNR, ARPA, ISPRA etc.). Dagli interventi è emerso che, mentre il rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente contenente i costi economici dei 622 impianti industriali più impattanti ha una notevole utilità per orientare gli interventi di monitoraggio e di riduzione delle emissioni, le rilevanti incertezze degli indicatori usati e delle misure di associazione tra gli stessi indicatori precludono la possibilità di un’accurata misura degli effetti sanitari e dei corrispondenti costi economici a livello locale. A tal fine è invece necessaria un’approfondita valutazione ambientale sito-specifica associata a robusti studi epidemiologici a coorte. Le relazioni del convegno saranno utilizzate per definire un “position paper” del sistema agenziale sull’argomento. Il convegno ha rappresentato un importante momento di riflessione e approfondimento metodologico, fondamentale anche alla luce della Legge Regionale recentemente approvata sulla Valutazione del Danno Sanitario, che vedrà le strutture tecniche della Regione, delle Agenzie e delle ASL cimentarsi con metodi e procedure assolutamente innovative.
Con rammarico siamo tuttavia costretti a rilevare che, mentre i risultati della parte scientifica del convegno sono stati del tutto ignorati dalla stampa, è stato dato massimo rilievo a dati basati su una distorta interpretazione di risultati preliminari - forniti nella tavola rotonda da un insegnante di materie letterarie di un liceo tarantino - che il gruppo di ricerca ARPA-ASL-Università di Bari aveva presentato in un poster l’anno scorso e da allora facilmente reperibili da chiunque in rete. Con i colleghi di ASL e dell’Università avevamo deciso di presentare i risultati e le elaborazioni finali a settembre, che riguardano più del doppio dei soggetti di cui si parla negli articoli odierni, alla presenza dei tanti medici che hanno consentito la realizzazione dell’indagine.
Sulla base dei risultati preliminari, la grande notizia riportata nei titoli dei giornali e delle tv locali sarebbe il ritrovamento di piombo nelle urine dei tarantini, e per di più in concentrazioni più elevate rispetto ai valori di riferimento.
L’informazione, pur intrinsecamente corretta, deve essere spiegata. A parte l’ovvia ma doverosa precisazione che il piombo è un metallo presente nelle urine di tutti gli abitanti del pianeta, va segnalato che i valori limite della Società italiana per i valori di riferimento (S.I.V.R.) non sono predittivi di eventi sanitari ma sono definiti su criteri puramente statistici, riferiti a concentrazioni misurate in campioni di popolazione ed hanno pertanto carattere esclusivamente descrittivo.
Il piombo urinario è un indicatore grossolano di esposizione che non è utilizzato ai fini della valutazione del livello al quale non si manifesta alcun effetto avverso (noto come NOAEL). Per tale obiettivo, si utilizza la misura del piombo nel sangue. Si ricorda che lo studio fu effettuato per verificare la presenza di arsenico nelle urine, dati i risultati allarmanti riscontrati a Gela (eccessi non riscontrati a Taranto, ma questo non fa notizia). Le misure degli altri metalli (oltre all’arsenico e al piombo, sono stati dosati i livelli di cromo, mercurio, manganese) sono state effettuate nel corso dell’analisi a fini descrittivi, e comunque non evidenziano nessuna situazione di allarme. In tal caso, avremmo ovviamente avuto il dovere di intervenire con urgenza.
Non possiamo nascondere l’amarezza nel constatare che si preferisce cedere ad inutili allarmismi, in un momento così drammatico quale quello che la città di Taranto sta attraversando, piuttosto che testimoniare lo sforzo e l’impegno di tutte le parti interessate nel tentare di fornire un contributo costruttivo verso uno scenario di sviluppo sostenibile nel territorio di Taranto e nell’intera Regione.