La procura ordina il sequestro dell'Ilva di Taranto: sei aree a rischio chiusura
La procura di Taranto ha ordinato il 26 luglio 2012 il sequestro di parte dell'acciaieria. Disposti inoltre gli arresti per reato di disastro ambientale per otto imputati, tra dirigenti ed ex della società, tra cui l'ex presidente del Consiglio di Amministrazione dell'Ilva Nicola Riva, figlio del proprietario Emilio
26 July, 2012
La procura di Taranto ha disposto il 26 luglio 2012 il sequestro, con il conseguente blocco delle attività, delle sei principali aree dell'impianto siderurgico dell'Ilva a Taranto rappresentate dai parchi minerali, la cockeria, gli altiforni, le acciaierie, l'agglomerazione e il deposito materiale ferroso. "Per il sequestro delle aree - ha spiegato la procura - occorrerà tempo. Non si può concludere in 24 ore. Si tratta di procedure molto particolari vista l’imponenza della struttura. Occorrerà fare un progetto di lavoro: a questo fine sono stati nominati tre ingegneri dell’Arpa, l’Agenzia regionale protezione ambientale della Puglia.
Per l'accusa di disastro ambientale sono finiti sotto inchiesta otto imputati, tra dirigenti ed ex della società, destinatari di ordinanze di custodia ai domiciliari. Tra i destinatari dei provvedimenti cautelari ci sono il fondatore dell'Ilva, Emilio Riva, e suo figlio Nicola, presidente della società fino a questo mese, oltre a Luigi Capogrosso, ex direttore dello stabilimento di Taranto, Ivan Di Maggio, Angelo Cavallo e altri tre capoarea. Per tutti e otto il reato ipotizzato è di concorso in disastro ambientale.
Le emissioni dell'impianto hanno messo a rischio la salute di migliaia di lavoratori e di abitanti delle zone circostanti. A rischio il il futuro del sito industriale, che impiega circa 12.000 lavoratori. Lo stabilimento dell’ILVA di Taranto è ad oggi come singolo impianto il più grande d’Italia per il numero di dipendenti diretti: nell’Italia del Sud, pertanto è localizzato il primo complesso industriale del Paese. Al 31.10.2010 erano in servizio nella fabbrica 15 dirigenti, 91 quadri, 1.163 impiegati, 854 equiparati, 9.878 operai per un totale di 12.001 addetti. Aggiungendo i 226 lavoratori interinali, il personale in forza nella fabbrica ammontava a 12.227 unità, di cui il 98% costituito da uomini. Negli ultimi due mesi del 2010 hanno raggiunto l’età pensionale 306 persone e l’organico si è attestato a fine dicembre a 11.695 unità, mentre gli interinali sono scesi da 226 a 125. E' da notare una componente considerevole di giovani dipendenti assunti in seguito, come già detto, all’applicazione a molti altri più anziani delle agevolazioni previste dalla normativa sui rischi derivanti dall'esposizione all’amianto che ha comportato il pensionamento di tanti addetti ed un fortissimo ricambio generazionale: si osservi, al riguardo, che l’80% dei dipendenti è compreso in una fascia di età tra 20 e 39 anni. Anche le persone impiegate nelle imprese di subfornitura sono una risorsa importante per lo stabilimento: infatti, oltre ai dipendenti diretti dell’ILVA, nell’impianto lavorano abitualmente migliaia di addetti di ditte appaltatrici, che variano secondo i lavori da eseguirsi e che erano pari al 31.12.2010 a 2.702 unità.