Fotovoltaico, le associazioni contro l'Authority per la norma CEI 0-21: "Ammazza gli impianti e li esclude dagli incentivi"
Per le associazioni del fotovoltaico si tratta di una regola ammazza-impianti, mentre per l'Aeeg è una norma fondamentale per la sicurezza del sistema elettrico. L'obbligo di installare dei particolari sistemi di protezione sui pannelli solari potrebbe rallentare le installazioni ed escludere molti impianti dal Conto energia, ma l'Autorità ha respinto la richiesta di una deroga
03 August, 2012
Una deroga all'applicazione della norma CEI 0-21 sul fotovoltaico. È la richiesta delle principali associazioni di categoria, respinta al mittente dall'Aeeg (Autorità per l'energia elettrica e il gas). Secondo Anie-Gifi, Assosolare, Anter, Aes e altre sigle di settore, l'applicazione della norma, introdotta da una delibera Aeeg, rischia di impedire a molti impianti di essere allacciati entro il 27 agosto, data di entrata in vigore del Quinto conto energia, e di usufruire quindi dei relativi incentivi. Tra le varie misure previste dalla norma CEI 0-21, infatti, c'è anche l’obbligo di installare, sugli impianti fotovoltaici di potenza superiore a 6 kW allacciati alla rete elettrica in bassa tensione, una protezione di interfaccia detta SPI, che serve a tutelare il sistema elettrico da sbalzi di tensione e di frequenza.
Questi dispositivi vanno applicati agli inverter dei pannelli solari, per cui ne saranno necessari grandi quantitativi. Qui, però, iniziano i problemi, almeno secondo le associazioni del fotovoltaico. Le ditte specializzate, infatti, non disporrebbero di tutti gli apparecchi SPI necessari, per cui molti impianti rischiano di restare senza, perdendo il diritto a godere degli incentivi del Quinto conto energia.
«Stiamo registrando tra i nostri associati e affiliati enormi difficoltà nel reperire sul mercato questi apparecchi in quanto le aziende produttrici sono ancora poche – denuncia Valerio Natalizia, presidente di Anie-Gifi - Tali apparecchiature sono disponibili in numero tale da non riuscire a coprire le richieste del mercato del fotovoltaico». Di qui la richiesta, sottoscritta anche da altre associazioni del settore, di una deroga da parte dell'Aeeg all'entrata in vigore della norma.
Deroga che però non è stata concessa. Secondo l'Authority, infatti, le esigenze di sicurezza del sistema elettrico nazionale «fanno sì che l’attuale sopraggiunta carenza di sistemi di protezione di interfaccia non possa essere motivo sufficiente per concedere deroghe al fine di posticipare la data dell’1 luglio 2012, in assenza di evidenze, da parte di Terna, dell’eventuale attenuarsi della situazione di emergenza attesa per l’estate e, in particolare, per il mese d’agosto». Secondo l'Aeeg, infatti, il sistema potrebbe correre maggiori rischi in assenza dei dispositivi, soprattutto in questi mesi estivi. «L’Autorità non può disporre azioni che possano comportare il venir meno del livello di sicurezza del sistema elettrico nazionale indicato da Terna».
Una risposta che, com'era prevedibile, non è piaciuta agli operatori del fotovoltaico. Secondo Anie-Gifi, ad esempio, si tratta di un diniego “assurdo”. «L’Autorità per l’energia elettrica ed il gas ha preso atto della carenza di tali dispositivi ma non ha proposto nessuna possibile via di soluzione – commenta Natalizia - Ad oggi milioni di euro di investimenti rischiano di essere seriamente compromessi: cosa che non possiamo permetterci in questa delicatissima fase di crisi finanziaria pena il definitivo affossamento dell’industria fotovoltaica italiana». Secondo il presidente di Gifi-Anie, inoltre, i sistemi SPI non nascono per la salvaguardia del sistema elettrico nazionale. «È ben noto infatti che l’obbligo di tali dispositivi sulla rete di bassa tensione – aggiunge Natalizia - nasce dall’esigenza di garantire il distacco completo e non parziale dell’impianto in occasione di perturbazioni sulla rete di bassa tensione, cosa certamente importante ma meno urgente della prima».
Molto dura anche la reazione di Aes (Azione energia solare): «Basta vedere i dati pubblicati dal Gse che ci dicono che gli impianti fino a 20kW non raggiungono una potenza complessiva di 2GWp e che sono distribuiti abbastanza uniformemente su tutto il territorio nazionale, per capire che le situazioni di asserito pericolo per la rete sono inconsistenti pretestuose – scrive l'associazione in una nota - Sono valutazioni tecnicamente sbagliate che confutiamo con la massima energia e sulle quali non siamo disposti a subire imposizioni che rappresentano un danno enorme per il mondo fotovoltaico Italiano già pesantemente colpito dal Quinto “contro” energia». Per questo Aes ha chiesto all'Aeeg un incontro in cui vengano documentate, numeri alla mano, le ragioni tecniche della scelta.