Napoli, la nuvola di smog che affumica il porto
Napoli, le imbarcazioni sostano allo scalo e per svolgere attività a bordo e coprono lo skyline del Golfo di fumo nero - Dal Corriere del Mezzogiorno del 18.08.2012
20 August, 2012
di Luca Marconi
Nella città del «lungomare liberato» e dall’aria «più pulita» — l’ultimo rapporto Legambiente difetta dei dati («non determinati») della qualità dell’aria al Porto — ogni mattina ed ogni pomeriggio navi e traghetti sostano allo scalo marittimo con i motori accesi, per ore, coprendo la skyline di denso fumo nero. Le "banchine elettrificate" annunciate dall’Autorità Portuale dal 2010 non sono arrivate. E le compagnie, per avere luce e condizionatori funzionanti a bordo, non possono fare altrimenti. Ecco allora che sullo sfondo del Vesuvio — che pare fumare — si levano colonne di smog così fitte da mettere in dubbio, a prima vista, pure la qualità dei carburanti adoperati. Fumi che vanno ad annerire le finestre di case, uffici e alberghi e vetri e ringhiere vanno ripuliti con cadenza periodica, se non si vuol mostrare a turisti e clienti un effetto Ilva.
IL MARE CHIAZZATO - Quanto al mare, invece, le acque del Porto sono le peggiori della costa, e fin qui nessun mistero. Vuoi, anche perché gli scafi veloci hanno preso la brutta abitudine di scaricare le acque di sentina alle banchine (vedi foto). Abbiamo chiesto alla Capitaneria: non lo possono fare, ci è stato detto. Tornando ai fumi, l’ultimo controllo degno di clamore sulle emissioni delle navi risale all’8 settembre. Gli uomini della Guardia Costiera sanzionarono con una multa di 30mila euro la nave da crociera Disney Magic, in sosta nel porto di Napoli, riscontrando «violazioni sulle emissioni dei fumi di scarico»: «L'unità utilizzava combustibile con un tenore di zolfo superiore a quello consentito, in difformità (legge 205/2007, ndr) alle direttive della Comunità Europea». Sulla qualità dell’aria al Porto non è possibile avere dati esaustivi recentissimi. Anzi, quei pochi disponibili, se mal letti, favoriscono una rappresentazione della realtà diametralmente opposta a quella, allarmante, dei rapporti del 2008, 2009 e 2010. Le uniche due centraline Arpac sulla zona, "Ferrovie" e "San Giovanni", «non rilevano dati che per un terzo dell'anno — spiega Antonio Marfella del direttivo Isde, oncologo del Pascale —. Per varie ragioni tecniche i dati risultano per lo più "non determinati". Avrebbe dovuto già concludersi una gara per la manutenzione delle centraline, non sappiamo a che punto è». E la "elettrificazione delle banchine" è storia più lunga: nel novembre 2010 l’Autorità Portuale replicava alle polemiche sui livelli record di emissioni inquinanti impegnandosi in interventi strutturali: l'ammiraglio Luciano Dassatti annunciò l’introduzione del sistema elettrificato "cold ironing" per le navi ormeggiate e impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, misure contenute nel documento «Inquinamento atmosferico proveniente dall'area Porto», rinviando ad approfondimenti con l’Arpac «per l'eventuale mitigazione delle attività portuali».
«MAL'ARIA» - L'impatto delle attività sull’inquinamento urbano era il peggiore d'Italia, confermava il VI Rapporto Ispra sull'ambiente. Oggi, nella classifica "Mal'Aria" delle città inquinate monitorate da Legambiente sulla base dei dati raccolti dalle Arpa, con 62 superamenti delle polveri sottili nel 2011 contro i 35 consentiti in un anno, Napoli si piazza 39 esima su 55 posizioni. Ma mancano i dati del Porto. Napoli aveva registrato nell'anno 2008 l’emissione 1549,77 tonnellate di pm10, un valore superiore persino a quello di Milano, con attribuzione al Porto della percentuale del 38,4%. Il rapporto 2012 è sorprendente perché da oltre 180 sforamenti registrati nel 2008, il report attesta per Napoli un numero di sforamenti massimo di "soli" 62, circa un meno 70% rispetto al 2008, e tutti i superamenti sono ubicati presso la centralina dell'Osservatorio Astronomico di Capodimonte. Un paradosso: la zona più verde della città sarebbe la più inquinata. Secondo Francesco Varriale, presidente del comitato scientifico Giambattista Vico-Primate Denaum e autore del rapporto «Attività del Porto di Napoli e inquinamento da Pm10», le navi influiscono per il 45% sul totale dello smog cittadino, ma i valori di Pm10 raddoppiati «dal 2006» non sarebbero imputabili all'attività portuale. Polveri che, vuoi dal Porto o meno, «danneggiano il sistema respiratorio e giocano un ruolo significativo anche nelle patologie cardiovascolari», spiega l’esperto dell’Isde, Marfella.
NAVI DA CROCIERA - Eppure, una nave da crociera, stazionando per un anno nel Porto di Napoli col solo motore ausiliario acceso inquina come 12.500 automobili a pieno regime secondo un rapporto Apat che, nel 2008, dava il 63% dell'inquinamento da ossido di zolfo di Napoli derivante dalle navi in banchina che, non potendo spegnere il generatore ausiliario, provocano una gran quantità di fumi. L’elettrificazione ha costi troppi alti, evidentemente, e richiede tempo. Ma è sempre prevista, spiega il vicesindaco con delega all’Ambiente, Tommaso Sodano: «Mi battevo per questa cosa già da presidente della commissione Ambiente al Senato. Obbligare le navi che attraccano al Porto a tenere i motori spenti migliorerebbe notevolmente la qualità dell'aria. Ci sono stati impegni non rispettati. Il 3 agosto agosto scorso abbiamo approvato il Piano regolatore del Porto e tra le prescrizioni abbiamo previsto il potenziamento degli impianti fotovoltaici ed energia alle banchine». Ma, i tempi? «Tutto ciò che riguarda il porto, per 340 milioni di investimenti pubblici e europei, deve essere appaltato nel 2013. I tempi quindi non sono immediati e anche i privati devono adeguare i loro impianti». E le centraline Arpac? «Abbiamo avuto nei mesi scorsi una discussione con l'Arpac sulla loro manutenzione, bisogna garantire la continuità dei dati e si tratta di investimenti non ingenti e necessari. A maggio mi annunciarono la gara per la manutenzione, ma c’è stato un ricorso. Intanto abbiamo attivato un nostro monitoraggio».