Legambiente Puglia: "Aprire vertenza ambientale anche su Brindisi"
V Commissione Ambiente del Consiglio Regionale Pugliese, Legambiente Puglia chiede l’apertura di una vertenza ambientale su Brindisi. “La provincia di Brindisi – ha dichiarato il presidente Francesco Tarantini, - continua a produrre energia da fonti fossili. Tra le priorità l'aggiornamento dei Piani di monitoraggio ambientale, del Registro tumori e del Registro epidemiologico”
24 September, 2012
“La situazione ambientale del territorio brindisino presenta criticità non meno gravi di quelle che assillano Taranto. Chiediamo la massima attenzione da parte delle istituzioni e della politica, a partire dal registro tumori. La provincia di Brindisi continua a produrre energia da fonti fossili in una regione dove oltre il 30% del fabbisogno complessivo elettrico è coperto dalle fonti rinnovabili”. Si è espresso così il presidente di Legambiente Puglia Francesco Tarantini, a margine della V Commissione Ambiente del Consiglio Regionale Pugliese, nella quale si è discusso della crisi ambientale che interessa l’area a “rischio” di Brindisi.
L’associazione ha messo in evidenza le tante inadempienze rispetto al Piano di risanamento dell’Area ad elevato rischio ambientale, alla dichiarazione di “Sito di interesse nazionale per la bonifica” ed al Piano di bonifica del Sito di Interesse Nazionale sottoscritto nel dicembre 2007 da Ministero dell’Ambiente, Istituzioni ed imprese. Le troppe mancanze ed il conseguente taglio dei finanziamenti previsti non hanno consentito, fino ad oggi, di sanare le gravissime emergenze ambientali e di monitorare ininterrottamente l’ambiente e l’impatto sulla salute pubblica. Si pensi, ad esempio, ai mai realizzati Piani di monitoraggio ambientale, al Registro tumori e al Registro epidemiologico previsti anche nel DPR del 1998.
“Ancora una volta ̶ precisano Francesco Tarantini e Fabio Mitrotti, rispettivamente presidenti di Legambiente Puglia e del Circolo di Legambiente Brindisi ̶ dobbiamo rilevare che, come per Taranto e come accaduto per il terminal di rigassificazione, per il quale si chiede alle istituzioni locali di avanzare richiesta di annullamento degli atti autorizzativi rilasciati, è stato merito della Magistratura aver fatto luce su una situazione di inquinamento avente forte rilevanza penale (vedasi il procedimento sull’inquinamento da polveri di carbone dei terreni posti nell’intorno del nastro trasportatore dell’Enel)”.
Legambiente ha chiesto alla Regione Puglia ed alle Istituzioni presenti all’audizione di impegnarsi con forza affinché i piani citati aggiornati siano finanziati ed attuati con urgenza e affinché, vista l’emergenza creatasi nella Centrale Brindisi Nord, ci si adoperi per giungere all’annullamento dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), estremamente contraddittoria e carente nonché corredata da pareri superficiali emessi nel procedimento amministrativo.
“L’Edipower ̶ aggiungono Tarantini e Mitrotti ̶ nonostante l’assenza di certificato Aia, che il sindaco ha già formalmente richiesto al ministero competente per avere certezza sui tempi, continua ad esercitare senza alcun beneficio per la città”. Legambiente ha dichiarato piena disponibilità a supportare azioni che portino all’esercizio dei poteri contingibili e urgenti a tutela del territorio e della salute pubblica e ad attivare un Piano di bonifica dell’area occupata dalla centrale Edipower. Quest’ultimo deve prevedere la riqualificazione dei lavoratori Edipower e delle imprese locali e deve creare, successivamente, un distretto tecnologicamente avanzato del rinnovabile (ricerca, realizzazione di componenti, impianto di produzione) che veda direttamente impegnati anche i grandi gruppi energetici presenti sul territorio.
Ad oggi le definizioni di “area a rischio” e di “sito di interesse nazionale per la bonifica” non hanno sortito i risultati attesi, tanto che si è ben lontani dalla riduzione della “bolla massica” immessa in atmosfera e dalla bonifica delle matrici suolo, sottosuolo e falda freatica.
“L’accelerazione dei processi di miglioramento ambientale – concludono Tarantini e Mitrotti ̶ deve passare anche e soprattutto attraverso la “riconversione” e la “riqualificazione” della zona industriale di Brindisi, che presenta tutte le prerogative per la costituzione di una “Area Produttiva Ecologicamente Attrezzata” ai sensi del Dlgs 112/1998 art.26”.