Wataclic chiude e lancia la sfida dell’innovazione
Dopo circa tre anni di lavoro, 38 eventi organizzati, 1400 esperti e 650 enti coinvolti in tutt’Italia, il progetto europeo Life+ contro il cambiamento climatico, realizzato con importanti istituzioni del nostro Paese, ha terminato il proprio compito. Con cinque raccomandazioni su conoscenza, gestione, regole, costi e cultura per l'uso sostenibile delle risorse idriche
17 October, 2012
Si è chiuso ieri a Roma, con un mini-convegno, il progetto Life+Wataclic (Water against climate change). Un'iniziativa che ha visti impegnati per circa tre anni la regione Emilia-Romagna, la società di ricerche Ambiente Italia, l'Università di Bologna, quella di Udine, la società Iridra di Firenze e il Centro Antartide di Bologna. Più di trenta mesi di lavoro, cinque campagne informative per promuovere la gestione sostenibile delle risorse idriche nel nostro Paese. Campagne rivolte a differenti attori del complesso e articolato sistema del servizio idrico integrato: dai progettisti agli installatori, dalle imprese di costruzione ai tecnici comunali. In tre anni, 38 sono stati gli eventi che hanno chiamato a raccolta 1400 esperti in rappresentanza di 650 enti. Da questo lavoro sono emerse cinque macro-raccomandazioni per una gestione sostenibile delle acque in Italia. La prima va sotto il nome di “Innovare la conoscenza e trasmetterla agli operatori” e chiede un salto di qualità nelle tecniche, nelle tecnologie, nei sistemi per il risparmio delle risorse idriche come telecontrollo, sistemi di rilevazione delle perdite, raccolta e utilizzo delle acque di pioggia, separazione e riuso delle acque grigie, tecniche depurative, sistemi di sanitation a secco e di raccolta separata delle urine, sistemi di drenaggio sostenibile eccetera. Serve insomma adeguare la cultura tecnica degli operatori del settore e anche dei cittadini. La seconda raccomandazione punta a “Innovare la gestione delle reti urbane”. Il progetto Wataclic propone cioé di introdurre nel sistema meccanismi di premi e penalizzazioni in ragione delle prestazioni ambientali di ciascun gestore del servizio e non solo in ragione della qualità del servizio reso ai cittadini. Per cui, occorre conoscere e aggiornare dati quali le perdite specifiche e gli indici relativi alle infrastrutture idriche (non più solo dati sulle perdite assolute), gli indicatori di efficienza energetica globale del sistema, il carico inquinante non trattato e lo stato ambientale dei corpi idrici interessati dai prelievi sia monte sia a valle degli scarichi dei depuratori pubblici. Con questi nuovi dati sarebbe possibile definire le performance ambientali del servizio idrico integrato, fattore che produrrebbe uno stimolo al miglioramento, e introdurre dei meccanismi di premio e di penalizzazione dei gestori. La terza raccomandazione punta a “Innovare la pianificazione urbana e la progettazione edilizia”. Dai dati Cresme-Legambiente, oggi, in Italia, solo 530 comuni su oltre 8 mila hanno nei propri regolamenti prescrizioni riguardanti la gestione delle acque. Nelle norme comunali la separazione delle acque grigie e nere è ancora un concetto lontano. Molto si può invece fare per innovare la strumentazione tecnica e la normativa di Regioni, Province e Comuni per puntare con forza alle buone pratiche esistenti da molte parti in Europa (Berlino, Hannover e Londra). Quarta proposta di Wataclic prende il nome di “Innovare gli strumenti economici: dare valore all’acqua”. I consumi medi delle città italiane sono i maggiori d’Europa (spesso superano i 200 litri/abitante/giorno mentre a Saragozza o Heidelberg sono vicvini a 100). Al contrario, le tariffe medie italiane dell’acqua sono tra le più basse al mondo, superate solo da quelle praticate da Russia, Corea del Sud, Messico, Cina e India. In una rinnovata strategia sul tema dell’uso sostenibile della risorsa idrica, rientra anche il tema del prezzo dell’acqua. Soprattutto per consentire la mole di investimenti necessari ad adeguare il sistema idrico del nostro Paese. Un adeguamento - raccomandano da Wataclic - che deve avvenire nel segno dell’equità e della sosteniblità sociale delle tariffe applicate. Infine, quinto punto del testamento del progetto italo-europeo, riguarda “Innovare la cultura dell’acqua informando correttamente i cittadini”. Occorre - dicono gli autori del progetto - un coinvolgimento diretto dei cittadini sul tema acqua. Non bastano le campagne informative che i gestori mettono in pratica, occorre che i cittadini siano ampiamente informati e coinvolti nei processi complessi che presiedono il sistema e il ciclo dell’acqua. Da qui l’idea di continuare a lavorare con Federutility per campagne di informazione interattive e 2.0, con spunti di guerrilla marketing e comuniacazione non convenzionale.