Il paradosso dell'illuminazione: il governo vara il Cieli Bui, ma la nuova norma UNI chiede più luce
Mentre il governo annuncia un decreto per razionalizzare la spesa pubblica e i consumi per l'illuminazione stradale, l'Ente nazionale italiano di unificazione (UNI) aumenta sensibilmente i livelli minimi di luminanza prescritti sulle strade urbane locali
24 October, 2012
Le città italiane sono troppo illuminate, anzi no: occorre potenziare la luce sulle strade urbane locali. Le ultime iniziative legislative in materia di illuminazione stradale rappresentano un vero e proprio paradosso all'italiana. Se da un lato il governo indica la necessità di una razionalizzazione della spesa pubblica per l'illuminazione stradale – attraverso il cosiddetto provvedimento Cieli Bui, di cui, ricordiamolo, devono ancora essere definiti tutti i dettagli – dall'altro l'Ente nazionale italiano di unificazione (UNI) ritiene invece che la luce sulle strade del Paese vada intensificata, e non di poco, rispetto ai livelli attuali. La nuova versione della norma tecnica UNI 11248, in particolare, prescrive, per le strade urbane locali (circa l’80% di tutte le strade urbane d'Italia, ndr), livelli minimi di luminanza di 1 cd/m2 (candela per metro quadro). Un valore doppio rispetto a quello indicato dalla norma tecnica in vigore fino al 2007 e superiore di un terzo rispetto a quello, di 0,75 cd/m2, che richiedeva la precedente versione della UNI 11248.
In soldoni, secondo i membri dell'Ente UNI, una strada urbana locale progettata “a regola d'arte” necessita, perché sia garantita la sicurezza dei cittadini, livelli minimi di luminanza doppi rispetto a quelli indicati dalle stesse norme tecniche in vigore fino a 5 anni fa. C'è da dire che la norma, di per sé, non ha in teoria un effetto vincolante, ma di fatto rappresenta il riferimento maestro per i progettisti, che, rispettandone le prescrizioni, possono tutelarsi rispetto al fatto di aver eseguito un progetto che sia, appunto, “a regola d'arte”. In caso di rogne, in altri termini, il rispetto della UNI 11248/2012 può costituire una sorta di “assicurazione” per il progettista. Difficile, pertanto, che si scelga di ignorare le sue indicazioni, per quanto, contrariamente a quello che accade di solito con le altre norme tecniche, questo provvedimento non sembra derivare da norme di rilevanza europea, ma rappresenta piuttosto un'iniziativa tutta italiana.
Come la mettiamo, allora, con le esigenze di razionalizzazione degli impianti di illuminazione pubblica e con la necessità di tagliare la bolletta energetica dei comuni, sottolineate dallo stesso governo nella legge Stabilità? La luce sulle strade va ridotta o aumentata? Come già ricordato, i contenuti del futuro decreto “Cieli Bui” sono ancora sconosciuti, e potranno essere analizzati solo quando il provvedimento sarà effettivamente messo a punto dai ministeri competenti. Per ora, si parla solo di «razionalizzazione ed ammodernamento delle fonti di illuminazione in ambienti pubblici», da perseguire attraverso una serie di interventi come lo «spegnimento dell’illuminazione o il suo affievolimento, anche automatico, attraverso appositi dispositivi, durante tutte o parte delle ore notturne». Sistemi, a dire il vero, già possibili con le tecnologie in commercio e già previsti, senza dover aspettare il “Cieli Bui”, dalla maggioranza delle leggi regionali in materia di inquinamento luminoso, tuttora largamente disattese (a questo proposito, ci sarebbe da chiedersi perché la maggioranza delle amministrazioni non applichi queste misure di risparmio energetico, ndr).
Quali che siano le indicazioni future del decreto “Cieli Bui”, comunque, il paradosso che potrebbe verificarsi in virtù delle modifiche alla norma UNI sull'illuminazione stradale è evidente: le città italiane potrebbero dover aumentare considerevolmente l'illuminazione sulle strade urbane, per poi spegnerla del tutto a un certo punto della notte. Vanificando – o almeno minimizzando - gli intenti di risparmio energetico che sono alla base del provvedimento. Il paradosso, tra l'altro, non riguarda solo gli impianti nuovi. Se pure la norma si riferisce in particolare alle nuove installazioni, infatti, anche nel caso in cui si intervenga su quelli già esistenti - magari proprio per effettuare un intervento di efficientamento come richiesto dal decreto Cieli Bui - si rischia che, per adeguarsi ai nuovi standard UNI, si renda vano l'intervento di risparmio energetico.
Ma come è possibile che due iniziative legislative praticamente contemporanee, pur se di diversa provenienza, siano in così palese contrasto tra loro? Matteo Seraceni, esperto di illuminotecnica, nel suo blog “Architettura=Ingegneria=Arte”, fornisce una risposta piuttosto secca: «Non mi sorprende che la nuova UNI 11248/2012, coordinata da un ultraottantenne, aumenti di circa il 50% la luce richiesta rispetto alla versione precedente – scrive il tecnico - Io ero presente a una delle riunioni riguardanti l’aggiornamento della norma e sono rimasto affascinato dalla scelta effettuata dall’UNI per i coordinatori: uno di questi ha ammesso candidamente di “non aver mai progettato un impianto stradale” in vita sua». Gerontocrazia e incompetenza alla base del “paradosso dell'illuminazione”?