Foggia, Legambiente misura la "febbre" ambientale della città dauna
La graduatoria finale piazza Foggia al 29° posto su 43 fra le città di media grandezza. Non crescono isole pedonali, zone a traffico limitato, reti ciclabili urbane, raccolta differenziata e verde urbano fruibile. Sulla produzione annuale pro capite di rifiuti urbani, è il capoluogo pugliese che ne produce meno con 493,90 kg è fra i peggiori per la raccolta differenziata, 3,8% di RD
31 October, 2012
E’ stato pubblicato il XIX° rapporto sulla vivibilità ambientale dei capoluoghi di provincia italiani, Ecosistema Urbano, dossier realizzato da Legambiente con la collaborazione preziosa dell'Istituto di ricerche Ambiente Italia e Sole 24 Ore. L'obiettivo sostanziale che si pone Ecosistema Urbano è quello di misurare in qualche modo la "febbre" ambientale delle città e l'efficacia delle politiche ambientali messe in atto, esso vuole essere una sorta di "termometro" della sostenibilità.
E’ crisi. Ma la penuria di risorse non è sufficiente a spiegare la brusca e preoccupante battuta d’arresto delle politiche ambientali urbane: prima ancora di quella economica, pare esserci una crisi della capacità di fare buona amministrazione. Nell’insieme la nostra città evidenzia una preoccupante situazione di stallo delle politiche ambientali, infatti nella graduatoria finale si piazza al 29° posto su 43 fra le città di media grandezza.
Il rapporto per la nostra città evidenzia una certa inefficienza energetica e del trasporto pubblico, messo sotto pressione dai tagli e incapace di attrarre passeggeri. Non crescono inoltre le isole pedonali, le zone a traffico limitato, le reti ciclabili urbane, la raccolta differenziata e il verde urbano fruibile.
È questa la foto scattata dalla XIX edizione di Ecosistema Urbano
Nella definizione più particolareggiata dei vari indici, per quanto riguarda l’inquinamento atmosferico scopriamo che Foggia non ha trasmesso i dati relativi all'Ozono, mentre ha trasmesso i dati sul Biossido di Azoto-e sulle PM10 ( polveri sottili), classificandola ai primi posti, ma bisogna rilevare che i dati provengono dall'unica centralina funzionante, che è quella dell'ARPA in via Rosati.
Il consumo giornaliero pro capite di acqua potabile è di 126,9 litri pro-capite, il più basso in Puglia, e la nostra rete perde il 35% dell’acqua immessa, mentre la capacità di depurazione degli scarichi civili è del 98% in diminuzione rispetto agli precedenti.
Sulla produzione annuale pro capite di rifiuti urbani, Foggia rimane il capoluogo che ne produce meno con 493,90 kg per abitante, che è comunque in aumento; mentre è in discesa segnalandosi fra i peggiori capoluoghi di provincia per la raccolta differenziata, che è al 3,8% .
Non poteva essere diversamente, considerando la cattiva gestione fatta dall'azienda AMICA che è andata verso l’inesorabile fallimento. A tutt’oggi si parla ancora di emergenza rifiuti e si badi bene si parla solo di raccolta e smaltimento e non di raccolta differenziata nonostante gli annuali annunci e le consulenze pagate profumatamente.
Per quanto riguarda il Trasporto pubblico, ogni abitante effettua solo 50 viaggi all’anno ed usufruisce per soli 25 Km all’anno del servizio pubblico, con una produzione di CO2 di
572 g. Tali dati sono superiori alla media italiana, evidenziando un grave problema nell’uso del mezzo pubblico, che probabilmente non viene né incentivato né facilitato nei percorsi e il parco automezzi non viene rinnovato né aumentato anche in considerazione della continua espansione della città. Questo genera grossi problemi specie con il trasporto scolastico, in considerazione che alcune scuole sono fuori città non permettendo agli alunni di poter frequentare con costanza la scuola, in quanto gli autobus messi a disposizione non sono sufficienti ed in cattive condizioni, per cui gli alunni vengono ammassati come sardine o rimangono a terra.
A questo bisogna aggiungere che il piano della sosta tariffata nonostante la rilevante finalità di ridurre il traffico privato nella zona centrale della città per migliorare l’ambiente e rendere più fluida la circolazione dei mezzi pubblici e lo "Street Control", a cui Legambiente è favorevole, non ha assolutamente risolto i problemi ; infatti la sosta tariffata viene vista dai cittadini come un ulteriore balzello e non ha migliorato la qualità dell’aria in città venendo meno così alla sua principale finalità. A questo bisogna aggiungere anche all’aumento del tasso di motorizzazione: ogni 100 abitanti vi sono 56 auto circolanti e 5 motorini .
L’aumento delle isole pedonali da tempo è fermo come quello delle zone a traffico limitato (ZTL), infatti ogni cittadino ha solo 0,107 mq di isole pedonali e solo 0,40 mq di ZTL.
Rimane ancora invariato l’indice di ciclabilità della città con 3,72 per abitante, assolutamente insufficiente se si considera che le piste ciclabili della città sono ormai non utilizzabili per il modo in cui sono state realizzate.
Restano al palo anche le aree verdi con 1,11mq/ab, anzi continuano a diminuire per far posto al cemento e all’espansione della città con un rilevante consumo di suolo. Foggia, però registra la migliore performance per bassi consumi elettrici domestici con un consumo elettrico annuale pro capite per uso domestico 969 kWh.
Sul fronte delle energie rinnovabili Foggia si distingue per il solare fotovoltaico con 2,02 kiloWatt installati su edifici comunali ogni 1.000 abitanti, nel complesso si colloca agli ultimi posti per quanto riguarda , invece le politiche energetiche, basate sull’introduzione di incentivi economici e disposizioni sul risparmio energetico e/o diffusione di fonti energia rinnovabile; semplificazione della procedura per
l'istallazione di solare termico/fotovoltaico e attuazione di attività di risparmio energetico.
Le imprese del nostro territorio purtroppo hanno poco a cuore la certificazione di qualità, infatti le certificazioni Iso 14001/ su 1.000 imprese attive è di 1,21.
Sull’Eco Management (utilizzo di carta riciclata negli uffici pubblici, auto comunali ecologiche, l’acquisto di prodotti equo/solidali e raccolta differenziata all’interno del Comune) si è ancora molto indietro. Infine, sulla capacità di risposta della pubblica amministrazione al questionario inviato da Legambiente, sia in termini di schede consegnate che in termini di effettive risposte siamo al l’84%.
La nostra città continua a crescere, consumando sempre più risorse materiali ma conserva una dotazione infrastrutturale che spesso è ancora quella degli anni Settanta. Per tornare a scommettere sulla nostra città, vanno aperti soprattutto tre grandi “cantieri”. Il primo è quello della mobilità. Nelle aree urbane si concentra larga parte della domanda di mobilità dei cittadini e delle merci, investire in una radicale riorganizzazione della mobilità urbana è scelta imprescindibile non solo per combattere l’inquinamento, ma prima ancora per ragioni di efficienza. Servono bus rapidi e efficienti, corsie preferenziali, isole pedonali, zone a traffico limitato, piste ciclabili e parcheggi di scambio. Serve cioè una vera rete di trasporto pubblico che consenta di ridurre rapidamente e drasticamente il traffico privato. Si ricorda che dietro le città che migliorano o che peggiorano nella loro qualità ambientale ci sono poche condizioni “oggettive”. C’è la qualità del governo. C’è la qualità delle politiche del governo locale e anche (e non ultimo) la qualità della cultura civica locale.
Lo slabbramento del corpo urbano, da noi più vistoso che altrove, è anche figlio dell’automobile, divenuta “il” mezzo di trasporto, mentre treno, bus , piedi e biciclette si spartiscono solo brandelli marginali di mobilità. Le macchine hanno reso plausibile – al prezzo di tempo perso, inquinamento, ingorghi, incidentalità, bassa qualità della vita – la scelta di costruire quartieri, uffici, università, ospedali e megastore distanti chilometri e scollegati dalle reti del trasporto pubblico. L’auto apparentemente ha accorciato le distanze, nei fatti le ha moltiplicate. Questo modello, inefficiente da tutti i punti di vista (energetico, ambientale, sanitario, economico, umano), è appesantito dalla mancanza di iniziativa dell’ amministrazione locale che si concentra al più su interventi singoli e parziali senza mai nemmeno provare a delineare una innovativa visione d’insieme che punti ad una città a basso tasso di motorizzazione, più silenziosa, più salutare, più efficiente, meno alienante, con spazi pubblici più vissuti e più sicuri, con più senso del quartiere e del vicinato.
Oggi , quindi,è indispensabile cominciare a ragionare sui passi indispensabili per uscire dalla monocultura dell’auto e imboccare la strada della multimobilità ma è necessario che comincino a muoversi meglio gli amministratori pubblici, mettendo in campo coraggio, scelte e un’idea chiara della città del futuro.