Trasporto pubblico al palo. L'Aci propone parcheggi d'interscambio e road pricing
Presentato dall'Aci uno studio che evidenzia i ritardi del sistema di trasporto pubblico italiano e propone 6 misure per recuperare 1,5 miliardi di euro all’anno da destinare agli investimenti. "In un contesto economico in cui l’uso dell’auto diventa sempre più costoso il trasporto pubblico può garantire la libertà di circolazione"
09 November, 2012
L’Automobile Club d’Italia, attraverso lo studio della Fondazione “Filippo Caracciolo” dal titolo “Il trasporto pubblico locale in Italia: stato, prospettive e confronti internazionali“ accende i riflettori sulla mobilità urbana e in particolare sul trasporto pubblico locale. Le infrastrutture e in generale la realizzazione di sistemi di trasporto efficienti costituiscono secondo ACI "uno dei principali strumenti per uscire dall’impasse economica e sociale che attanaglia l’Europa". "In un contesto economico in cui l’uso dell’auto diventa sempre più costoso -si legge nel comuncato dell'Aci- il trasporto pubblico può garantire quella libertà di circolazione tutelata dalla Costituzione e dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo". L’ACI e la Fondazione Caracciolo vedono metropolitane, bus, tram e treni urbani come "alleati strategici dell’auto per lo sviluppo di una mobilità veramente sostenibile".
Lo studio della Fondazione Caracciolo dell'ACI sviluppato in collaborazione con il Dipartimento di ingegneria dei trasporti dell’Università Federico II di Napoli, punta il dito contro i ritardi nelle infrastrutture e negli investimenti, oltre che all’incertezza di risorse e regole. “L’inefficienza del trasporto pubblico locale genera uno spread della mobilità urbana in Italia rispetto al resto d’Europa –dichiara Angelo Sticchi Damiani, presidente dell’ACI– che comporta alle famiglie un costo aggiuntivo di 1.500 euro all’anno per muoversi, pari a quasi il triplo dell’importo medio dell’IMU (590 euro)". Per l'ACI serve una pianificazione coordinata a livello centrale degli investimenti e degli interventi, stimolando un salto di qualità del sistema di trasporto pubblico che deve integrarsi maggiormente con quello dell’auto. In quest’ottica "servono anche più parcheggi di scambio, a costi calmierati compresi nel biglietto urbano, per favorire quella plurimodalità di trasporto che è l’unica soluzione perseguibile fin da subito per una mobilità urbana conveniente e sostenibile”.
"Il trasporto pubblico locale -aggiunge Ennio Cascetta, presidente del Comitato Scientifico della Fondazione Filippo Caracciolo- deve diventare una priorità nazionale attraverso un progetto coordinato che preveda investimenti, chiarezza normativa, apertura alla concorrenza, revisione delle politiche della mobilità urbana e aumento della produttività. Si tratta di avviare un ciclo virtuoso che consenta all’Italia di ridurre lo spread della mobilità che oggi penalizza le famiglie e i conti pubblici”.
Il confronto con i Paesi Europei è particolarmente negativo nel settore ferroviario, ed in particolare nelle città maggiori si osserva una situazione di maggiore squilibrio, con circa 20 km di rete metropolitana per milione di abitanti rispetto a una media UE di 54 km. La dotazione di tram è ancora più sconfortante, con circa 120-130 km di rete per milione di abitanti in Europa contro i circa 40 km nel nostro Paese. Mentre i costi operativi in Italia risultano mediamente più alti rispetto al livello europeo (+30%), le tariffe sono più basse (-40% la tariffa oraria e quasi -50% il singolo biglietto). Ne consegue un grado di copertura dei costi molto inferiore (30,7% in Italia rispetto al 52,1% dei principali Paesi europei per il settore gomma). Anche l’età del nostro parco circolante su gomma è maggiore: già nel 2005 era di 9,2 anni contro la media europea di 7,7 e dati più aggiornati evidenziano un netto peggioramento (circa 11 anni), anche a seguito del blocco dei finanziamenti pubblici per il rinnovo del parco bus.
Ma quali sono le risorse che l'Italia dovrebbe investire per colmare questo gap? Secondo lo studio della Fondazione ACI, per adeguarsi agli standard europei bisognerebbe investire oltre un miliardo di euro di risorse aggiuntive in servizi e oltre 4 miliardi di euro all’anno per dieci anni in infrastrutture e materiale rotabile. Allo stato attuale, invece, non vi è alcuna certezza nemmeno per le risorse necessarie a garantire il funzionamento dei servizi oggi erogati.
Vediamo nel dettaglio le 6 proposte prioritarie dell'ACI per rendere più efficiente ed efficace il trasporto pubblico recuperando circa 1,5 miliardi di euro all’anno da destinare agli investimenti:
1. Ripensare le priorità di investimento del comparto dei trasporti nazionali, superando la logica del finanziamento per singole opere -propria della Legge Obiettivo- e allocando le risorse nazionali necessarie per sviluppare gli investimenti in infrastrutture, mezzi e tecnologie per il Trasporto Pubblico Locale.
2. Valutare fonti di finanziamento alternative a livello locale, prendendo spunto dalle buone pratiche europee (Versement Transport, Partenariati Pubblico Privati, Road Pricing, “cattura del valore” ecc.) per recuperare le risorse aggiuntive necessarie per servizi e investimenti.
3. Definire una visione di fondo che permetta di avviare un percorso di riforme stabile e coerente nel tempo. Anche in una prospettiva di riduzione dei costi, secondo obiettivi di contenimento della finanza pubblica, è improrogabile l’esigenza di arrivare in tempi ragionevoli al completamento dei processi di liberalizzazione del settore, più volte annunciati ma ancora troppo lontani.
4. Realizzare un mercato aperto alla concorrenza, agendo soprattutto su aspetti trasversali come la certezza sull’entità e sulla tempestività del cofinanziamento pubblico, oltre che l’applicazione di una disciplina giuslavoristica che favorisca processi di riorganizzazione aziendale ispirati a logiche di premialità ed efficienza.
5. Fare chiarezza nel settore, preferibilmente attraverso un Testo Unico per il TPL, che regolarizzi la normativa, risolva incertezze e contraddizioni accumulate in oltre quindici anni e introduca le necessarie innovazioni, consentendo finalmente l’apertura di percorsi concorrenziali, la crescita di soggetti industriali di maggiori dimensioni, l’allontanamento del settore dalla sfera di influenza diretta della politica.
6. Rendere operativa al più presto l’Autorità per i Trasporti che a norma di Legge dovrebbe svolgere compiti strategici nella regolazione del settore e nella tutela dei cittadini, dando concretezza e impulso ai processi di liberalizzazione avviati.