Riciclo dei pannelli fotovoltaici: Anie-Gifi denuncia le difficoltà per le aziende
L'obbligo di iscrizione a dei Consorzi di riciclo, denuncia l'associazione confindustriale, sta creando molti problemi alle aziende del settore fotovoltaico, perché non è mai stata fatta chiarezza su criteri e metodi da applicare nel recupero dei materiali. Le proposte di Anie-Gifi per uscire dall'impasse
19 November, 2012
A partire dallo scorso luglio, i produttori di pannelli fotovoltaici hanno l'obbligo di iscriversi a un Consorzio di riciclo che garantisca lo smaltimento dei moduli a fine vita, pena l'esclusione dei loro prodotti dagli incentivi statali previsti per il fotovoltaico. Una norma inserita nel Quinto conto energia dopo che l'Ue ha incluso proprio i pannelli solari tra i rifiuti elettronici (Raee), imponendo di attivare delle filiere di raccolta differenziata e recupero. Perché siano riconosciuti dalla legge, però, i consorzi di riciclo devono rispondere a una serie di requisiti che garantiscano il corretto smaltimento dei materiali da recuperare, requisiti che, denuncia l'associazione confindustriale Anie-Gifi, non sono ancora stati pubblicati.
«Molti soggetti responsabili, ovvero proprietari dell’impianto fotovoltaico – denuncia l'associazione - ricevono comunicazioni dal Gse con la quale la tariffa incentivante è approvata ma condizionata all’inoltro del certificato di adesione ad un Consorzio conforme ai requisiti che non sono ancora stati resi noti». Un'anomali che, secondo Anie-Gifi ha come unico risultato la perdita di credibilità degli operatori del fotovoltaico, ai quali i proprietari in difficoltà continuano a chiedere conto della mancanza del certificato richiesto dal Gestore.
Un problema che, secondo Valerio Natalizia, presidente di Anie-Gifi, va a sommarsi a quelli causati da altri apetti controversi del Quinto conto energia, a cominciare dall'introduzione del registro obbligatorio per gli impianti di potenza oltre i 12 kilowatt. «Come se l’inasprimento della burocrazia con il registro per tutti gli impianti sopra i 12 kWp non fosse stata sufficiente, si è creata un’ulteriore paradossale barriera allo sviluppo del mercato fotovoltaico – dichiara - Come operatori del settore ci impegniamo costantemente a fornire un servizio professionale e affidabile ai nostri clienti». Eppure, lamenta Natalizia, a causa della burocrazia molte aziende stanno fallendo, oppure scelgono di portare all’estero le loro competenze, licenziando personale italiano.
«I cittadini italiani si sono impegnati ad investire oltre 6 miliardi di euro all’anno per lo sviluppo del fotovoltaico – conclude il presidente dell'associazione - Abbiamo il dovere di definire un percorso virtuoso che porti a compimento il progetto di decarbonizzare la produzione energetica nazionale attraverso regole chiare e certe». Una situazione complessa, per risolvere la quale Anie-Gifi ha elaborato una serie di proposte concrete, già trasmesse alle istituzioni competenti:
- Obbligo per i produttori di adesione a Consorzi/Sistemi per lo smaltimento dei moduli a fine vita a decorrere da almeno 30 giorni dopo la data di pubblicazione della lista degli stessi sul sito GSE, senza alcuna retroattività;
- Identificazione in maniera inequivocabile ed esemplificativa del “produttore” dei moduli fotovoltaici;
- Definizione delle operazioni che devono essere effettuate ai fini di un corretto smaltimento e riciclo;
- Sospensione della creazione di un database per la tracciabilità del prodotto poiché comporta particolari difficoltà gestionali e aumenti di costo;
- Redazione di un fac-simile di lettera che i Consorzi devono rilasciare ai propri consorziati affinché il soggetto responsabile non incorra nel rischio di rigetto della tariffa incentivante.