L'identikit degli stranieri più attenti alla raccolta differenziata di qualità: donne, over 45, residenti al sud. On line tutti i dati della ricerca
E' quanto emerge da una ricerca commissionata da CONAI sugli atteggiamenti degli stranieri in materia di eco-sostenibilità. Ma si stima siano quasi 3 milioni gli stranieri residenti nel nostro paese che hanno piccole e grandi difficoltà nel fare la raccolta differenziata. Il problema principale? La sostanziale assenza di informazioni in lingua
28 November, 2012
Si è appena conclusa la terza edizione di “Raccolta 10+”, l’evento che CONAI organizza ogni anno per sensibilizzare i cittadini sull’importanza della raccolta differenziata di qualità e del riciclo. Moltissimi gli esemplari di “Decalogo della Raccolta Differenziata di Qualità” distribuiti, quest’anno realizzato anche in cinese, arabo, inglese, spagnolo, russo così da rendere accessibile a tutti, stranieri inclusi, le informazioni su come svolgere una corretta separazione domestica dei rifiuti, contribuendo in tal modo a un miglior riciclo. Stiamo parlando di una comunità di oltre 4,5 milioni di persone[1] cui si devono aggiungere i circa 500.000 senza permesso di soggiorno che risiedono nel nostro Paese[2].
A conclusione della manifestazione, CONAI ha presentato i dai risultati di una ricerca[3] commissionata a IPSOS per capire quali siano gli atteggiamenti più diffusi della comunità straniera residente nel nostro Paese in tema di sensibilità ambientale e attenzione alla raccolta differenziata. Si stima che quasi 3 milioni di stranieri, infatti, abbiano piccole e grandi difficoltà nel fare la raccolta differenziata, a causa soprattutto dell’assenza di informazioni in lingua (30%) e della poca chiarezza delle regole (22%).
Ma tra gli stranieri, com’è la situazione in materia di raccolta differenziata? Oggi il 42% dichiara di farla sempre nel nostro Paese con picchi di eccellenza tra chi proviene dal Centro-Sud America (46%). C’è anche un 57%, pari a quasi 2 milioni di persone, che confida di non aver mai fatto la raccolta differenziata nel proprio paese di origine. Come a dire: l’integrazione passa anche attraverso l’acquisizione e l’attuazione di atteggiamenti eco-sostenibili e green.
La ricerca delinea quattro diverse tipologie di comportamenti in materia di attenzione all’ambiente. Al primo posto per comportamento virtuoso si classificano gli "Eco-In", il 15% del campione, al cui interno si colloca il profilo dello straniero eco-friendly per antonomasia: donna, over 45, residente al sud e nelle isole. Questi campioni in fatto di green-attitude fanno parte di un ristretto gruppo di virtuosissimi stranieri che si contraddistinguono per grande attenzione e cura dell’ambiente: sono i più attenti a riciclare tutto, pignoli nella raccolta differenziata, attenti ad evitare inutili sprechi nel quotidiano, non hanno bandiera, provenendo in egual misura da tutte le parti del mondo (24% dal Sud America, il 24% dall’Africa, il 25% dall’Est Europa, il 27% dal Sud-Est Asiatico). Tutti loro fanno la raccolta differenziata con rigore, più del 90% non intravede particolari problemi e i tre quarti di loro la faceva già nel proprio paese di origine (73%). Si tratta di persone che si guardano intorno con ottimismo, che giudicano gli Italiani molto attenti all’ambiente (lo afferma il 70%) e i cittadini della loro città attenti alla raccolta differenziata. Il profilo è, per certi versi, sorprendente se si pensa che il maggior margine di miglioramento riguarda proprio il sud del nostro Paese.
Al secondo posto si collocano gli "Eco-Incentivati" - il 32% del totale, pari a poco più di un milione di persone. Nonostante l’importanza che attribuiscono all’ambiente, necessitano di essere motivati da un “incentivo” che li ripaghi dello sforzo fatto quando fanno la raccolta differenziata. Sono attenti a tutte le azioni che producono un concreto risparmio (chiudere l’acqua quando ci si lava i denti, non lasciare gli elettrodomestici in stand-by, spegnere le luci quando si esce da una stanza…), sensibili ai macro temi ambientali (inquinamento dell’aria e dell’acqua), sono tuttavia poco attivi nel fare la raccolta differenziata (un terzo di loro la fa regolarmente, il 45% solo occasionalmente). E, dato interessante, si percepiscono culturalmente più affini agli Italiani.
Quindi troviamo gli "Eco-Pigri", il 25% del campione, che vivono in Italia da 5-10 anni, principalmente nel Nord-Ovest. Considerano l’ambiente un tema di primaria importanza e dichiarano di prendersene cura, al pari del resto degli Italiani di cui hanno un’ottima opinione. Sono molto attenti, fanno la raccolta differenziata, non certo in maniera ossessiva, e dicono che non è certo un compito facile da assolvere nel nostro Paese. Attenti sì, ma solo se questo non condiziona troppo le loro abitudini. Ed è così che vivono, non solo la raccolta differenziata, ma anche tutti gli altri comportamenti legati alla sostenibilità: il risparmio energetico e dell’acqua, l’uso dei mezzi pubblici, l’acquisto dello stretto necessario, la ricerca della migliore combinazione qualità-prezzo sono tutti importanti ma non necessari.
E, da ultimi, si collocano gli "Eco-Assenti" che rappresentano il 28% degli stranieri intervistati; con una preponderanza di uomini e di giovani. Spesso vivono in Italia da non oltre di 10 anni e si sentono culturalmente più affini in tema di sensibilità ambientale al proprio paese di origine (soprattutto Europa dell’Est o America del Sud). Tratti distintivi di questa categoria sono l’assenza di imbarazzo a dichiararsi disinteressati verso l’ambiente e la convinzione che anche gli altri, siano essi Italiani o connazionali in patria, non ne abbiano particolare cura e rispetto. Nonostante per loro gli Italiani non abbiano fama di essere la popolazione ‘green’ che viene spesso dipinta dagli stranieri, l’80% degli Eco-Assenti li considera sicuramente migliori dal punto di vista ambientale degli stranieri residenti in Italia. La raccolta differenziata la fanno poco e male (solo il 21% differenzia regolarmente). Vero è che in generale prestano davvero poca attenzione al contributo che possono dare nel quotidiano alla sostenibilità ambientale: in particolare la metà di loro non fa alcuna attenzione agli sprechi energetici o ad evitare l’uso dell’automobile.
E gli stranieri, come ci vedono oggi? Secondo la metà del campione siamo un modello di attenzione all’ambiente (spreco energetico e dell’acqua, per esempio) e risultiamo molto più impegnati di quanto non lo siano i loro connazionali nel mettere in pratica atteggiamenti eco-responsabili. La principale ragione di questa maggior consapevolezza va attribuita, secondo gli stranieri, a un incremento dei progetti di sensibilizzazione e di formazione nelle scuole nonché alla crescente visibilità mediatica del tema.
Tuttavia ancora poco “impegnati” nella raccolta differenziata: solo il 39% degli stranieri, infatti, ci promuove per come facciamo la raccolta differenziata nelle nostre città, ma per quasi 2 milioni non rappresentiamo davvero l’eccellenza. Insomma, siamo certamente attenti all’ambiente ma non ancora sufficientemente impegnati a mettere in pratica in modo corretto atteggiamenti che siano davvero green, come la raccolta differenziata di qualità.
Una soluzione per incentivare tutti a prendersi maggiormente cura dell’ambiente e a fare la raccolta differenziata? Secondo gli stranieri servirebbero incentivi economici (32%), campagne di informazione che mettano in luce i reali benefici ambientali e i vantaggi economici derivanti da un comportamento responsabile (29%) e, da ultimo, campagne di informazione su come e cosa differenziare (25%).
[1] Dato Istat, al 1° gennaio 2011
[2] Stima Caritas
[3] È stato intervistato un campione diagnostico della popolazione straniera residente in Italia di età compresa tra i tra i 18 e i 60 anni, attraverso 500 interviste personali.