Strategia Energetica Nazionale: insufficiente per Renael
Secondo la Rete Nazionale delle Agenzie Energetiche Locali, urgono interventi mirati per favorire il rilancio del comparto fotovoltaico, ma la Strategia energetica nazionale mesa al punto dal governo presenta anche altre criticità
28 November, 2012
Renael, Rete Nazionale delle Agenzie Energetiche Locali, pur apprezzando l’impostazione del documento relativo alla nuova Strategia Energetica Nazionale (SEN), che potrebbe contribuire a fungere da volano per lo sviluppo energetico italiano, associando innovazione, ambiente, crescita economica e nuova occupazione, ci tiene però a sottolineare alcune criticità che potrebbero limitarne l’efficacia:
- Le azioni programmatiche contenute nella SEN fanno riferimento al 2020 come limite temporale, a fronte di programmi europei orientati al 2050, creando forti incertezze tra gli investitori, acuite dalla mancanza di indicazioni sulle politiche di sviluppo industriale del settore fotovoltaico in particolare.
- Sembra mancare un piano specifico di investimenti capace di coinvolgere il Mezzogiorno, che invece dovrebbe trainare l’economia decarbonizzata, grazie alla ricchezza di risorse climatiche naturali, che rappresentano un grande vantaggio competitivo per tali territori.
- Nella SEN si fa riferimento al raddoppio della produzione nazionale di petrolio e a pericolose modifiche dei limiti ambientali per le trivellazioni offshore, mentre bisognerebbe incentivare maggiormente l’utilizzo delle energie rinnovabili, la trasformazione degli edifici in luoghi a basso consumo energetico e l’incremento del parco di veicoli elettrici sul territorio nazionale, creando un sistema infrastrutturale di colonnine di ricarica capillare.
- Per rilanciare il fotovoltaico andrebbero previste misure già condivise con altre associazioni del settore come il rilancio del comparto al di là del sistema di incentivi, sgravi fiscali per le assunzioni, detrazioni fiscali stabili nel tempo e facilitare l’accesso al credito delle imprese.
- Il sostegno alle rinnovabili non dovrebbe scaricarsi sul consumatore, attraverso un incremento dei costi, ma differenziando “la bolletta” al fine di renderla più equa, disincentivando i consumi.