Come si supera il sequestro dell’Ilva? Il decreto legge del Ministro dell'ambiente Clini o la proposta di Vendola sul danno sanitario
Al varo un decreto legge per garantire le attività dell’Ilva nonostante il sequestro, in pratica per scavalcare la magistratura locale. Per Vendola, invece, la soluzione è nella “Valutazione del danno sanitario dell’Ilva”, studio in attesa dell'approvazione dei criteri guida da parte del Ministero
28 November, 2012
di Elena Donà e Giuseppe Miccoli
Come si esce dalla crisi dell’Ilva? Secondo Corrado Clini, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, che è intervenuto oggi in Parlamento con una informativa urgente del Governo sui recenti sviluppi relativi alla situazione dell'Ilva di Taranto, la chiusura degli impianti disposta dalla magistratura non migliora la situazione. Un decreto legge che sarà varato dal consiglio dei Ministri, venerdì, prova a forzare la decisione dei sequestri (dell’area a caldo e ultimamente dell’area a freddo) disposti dalla magistratura.
Il decreto legge è composto da due articoli: nel primo si afferma che "per 24 mesi, a decorrere dall'entrata in vigore del presente decreto, il provvedimento di Autorizzazione Integrata Ambientale, rilasciata in data 26 ottobre 2012 alla società Ilva, con decreto del ministro dell'Ambiente Dva/dec/2012/0000547, di cui alla comunicazione sulla GU del 27 ottobre 2012, n.252, da considerarsi parte integrante del presente decreto, esplica in ogni caso effetto". Per conseguenza, "nei limiti consentiti dal provvedimento di cui al presente comma, a decorrere dall'entrata in vigore del seguente decreto, è in ogni caso autorizzata la prosecuzione dell'attività nello stabilimento della società Ilva di Taranto, per tutta la durata stabilita al periodo precedente, salvo che sia riscontrata l'inosservanza anche a una sola delle prescrizioni impartite nel provvedimento stesso".
La bozza del decreto fa chiarezza anche sulle competenze dell'attività di bonifica e su chi deve sostenere l'onere e i costi. Nel secondo articolo, infatti, il governo stabilisce che "durante il periodo di tempo di cui all'art.1, la responsabilità della conduzione degli impianti dello stabilimento Ilva di Taranto resta, anche ai fini dell'osservanza di ogni obbligo, di legge o disposto in via amministrativa, inerente il controllo delle emissioni, imputabile esclusivamente all'impresa titolare dell'autorizzazione all'esercizio degli stessi sotto il controllo dell'autorità amministrativa competente che, alla scadenza, previa verifica dell'integrale osservanza degli obblighi di cui sopra prosegue entro 15 giorni alla conferma o alla revoca del provvedimento di autorizzazione integrata ambientale di cui al presente articolo, con ogni conseguenza prevista dalla normativa di legge".
Per il Presidente della Regione Puglia rimane essenziale concludere al più presto i lavori della seconda parte dell’autorizzazione integrata ambientale, la quale stabilisce (oltre alle prescrizioni per i rifiuti, le acque e il suolo) la valutazione del danno sanitario dell’Ilva.
Quest’ultimo indice – per il presidente Vendola – servirebbe da “prova contraria” per la magistratura, che davanti alla manifesta assenza di pericolo non avrebbe più ragione di opporsi al proseguimento delle attività produttive. Perché lo studio possa essere realizzato, però, serve un coordinamento tra i soggetti incaricati di svolgerlo (l’Arpa, l’ASL di Taranto, i Ministeri, l’ISPRA e l’ISS) e soprattutto servono i criteri guida e le procedure tecniche che ancora non sono state ben definite dal Ministero dell’Ambiente sul piano organizzativo. Nella sua lettera, il Presidente Vendola chiede che questo lavoro venga fatto al più presto in modo da poter realizzare lo studio, e – sempre che lo studio confermi questo scenario – permettere all’Ilva di riprendere l’attività in piena sicurezza.
La via che sembrerebbe aver scelto il Ministro Clini però è un’altra: promulgare un decreto che permetta all’Ilva di arginare il sequestro disposto dalla magistratura semplicemente recependo l’AIA in tutto e per tutto. A queste condizioni l’azienda potrebbe continuare la produzione per 24 mesi dall’entrata in vigore del decreto, sempre che l’AIA venga rispettata in ogni sua parte.
ntervendo alla 7 la sera prima dell'incontro a Roma del governo con le parti sociali Vendola ha paventato il rischio che l'intervento del governo sia anticostituzionale nei confronti della magistratura di Taranto e sostenuto che meglio sarebbe dimostrare ai magistrati che le nuove attività dell'Ilva non rischiano più di produrre danni.