Legambiente su decreto Ilva: "Si affianchi al Garante un Osservatorio sullo stato di avanzamento dei lavori". E intervista con Cogliati Dezza
Il presidente nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, commenta da Taranto il decreto del Governo sull'Ilva. "Siamo in attesa di leggere il testo definitivo del decreto legge sull'Ilva". Si scongiuri il conflitto con la magistratura. Ok, per la figura del Garante ma che sia affiancato da un osservotorio civile. L’intervista a Eco dalle città sulla norma della Valutazione del Danno Sanitario
01 December, 2012
Aggiornamento:
Dopo averlo letto Legambiente boccia il "decreto salva-Ilva"
"Siamo ovviamente in attesa di leggere il testo definitivo del decreto legge sull'Ilva, da quello che emerge dalle anticipazioni di stampa sembra trattarsi di una norma che obbliga finalmente l'azienda a fare gli interventi di ammodernamento impiantistico come previsto dall'AIA. Ci auguriamo inoltre che non si vada ad un conflitto con la magistratura". Il presidente nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, commenta così da Taranto, dall’Assemblea dei Delegati di Legambiente, il decreto del Governo sull'Ilva.
"Ci sembra importante la previsione di sanzioni che si aggiungono a quelle previste dall'AIA e la figura del garante per la verifica dell'attuazione degli interventi –ha spiegato Cogliati Dezza - . Rimane ovviamente da valutare il rigore delle modalità operative come è fondamentale che il garante sia di altissima professionalità e che si trovi il modo per garantire alla cittadinanza un'adeguata informazione e trasparenza su quanto dovrà essere fatto nello stabilimento siderurgico. In questo senso pensiamo sia importante attivare un Osservatorio sullo stato di avanzamento dei lavori di ammodernamento impiantistico e di bonifica ambientale".
Ecco le domande che Eco dalle Città ha rivolto al presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza
Il modello industriale della green economy, quello che Legambiente suggerisce oggi in questo convegno nello specifico per l’Ilva di Taranto, può prevedere uno strumento normativo come quello della valutazione del danno sanitario, quale chiave di volta per un nuovo modello di sviluppo?
L’impatto sanitario è l‘altra faccia dell’impatto ambientale. E’ impensabile che uno non implichi l’altro. Probabilmente ci sono alcuni casi in cui l’impatto ambientale non sembra avere rilevanza sanitaria, penso per esempio all’impatto paesaggistico. Ma anche su questi casi avrei qualche dubbio, in relazione per esempio alla salute mentale: si pensi alle conseguenze che la distruzione di un paesaggio può comportare a livello psichico sui membri di una comunità che in quel paesaggio si identifica. Ecco perché io vedo questi due aspetti come interdipendenti, e si tratta, se mai, di dare rilevanza all‘uno o all’altro, cioè a quello che prevale nella specifica situazione. La verifica di questo mio ragionamento sta proprio nel fatto che spesso per rispondere ad una situazione di impatto sanitario si deve intervenire sulla qualità dei processi produttivi e così ripristinare condizioni ambientali sostenibili. Perciò bisogna intervenire, nel caso di Taranto, sull’Ilva e in parte sugli altri impianti industriali, sulle emissioni cui danno origine e quindi sui processi produttivi che esse determinano; contemporaneamente è necessario avviare le attività di bonifica, quindi consentire un miglioramento del contesto ambientale in cui vivono i cittadini e in cui lavorano gli operai. Ecco allora che i aspetti che davvero cooperano alla soluzione del problema.
In concreto, è possibile prevedere per ogni azienda una valutazione dell’impatto sanitario, e cioè che ogni azienda sappia preventivamente qual è il danno o l’impatto che determinerà con la propria attività di produzione? E’ questa secondo lei la meta da perseguire?
Si, ricordando però che l’ambiente è come un organismo vivente, influenzato dai fattori esterni nella loro interazione. Faccio l’esempio dei pesticidi. In Italia sono previsti, per gli alimenti di produzione agricola, degli standard, dei livelli massimi per ogni prodotto chimico che può essere lecitamente presente all’interno dell’alimento. La normativa, però, non tiene conto d gli effetti della sinergia. In un grappolo d’uva che siano presenti uno o dieci prodotti chimici poco importa, tutti sono in regola perché ognuno di questi è sotto lo standard. Non c’è nessuna attenzione sugli effetti della sinergia tra questi prodotti. Ed è evidente al senso comune che dieci elementi chimici messi insieme hanno effetti del tutto diversi rispetto a uno solo. Lo stesso vale per l’ambiente. Se anche una sola azienda immette una quantità di inquinanti sotto il livello previsto dalla legge bisogna tener conto di cosa essi determineranno nell’interazione con altri inquinanti che possano derivare da altri fattori. Questi fattori non sono necessariamente di origini industriale, ma possono essere il traffico urbano, le emissioni del riscaldamento invernale, può essere l’ozono per effetti generali da cambiamenti climatici. Bisogna avere sempre una visione d’insieme degli effetti negativi, che non si fermano semplicemente al meccanismo causa- effetto. C’è anche il rapporto di retroazione, più complesso, che riguarda la presenza in quel territorio (come o in quell’organismo, per riprendere l’esempio) di più fattori che entrano in sinergia.
Soddisfatto del decreto, per quel poco che è trapelato? Qual è secondo lei la soluzione amministrativa che doveva essere utilizzata?
Io continuo a pensare che il potere esecutivo e quello giudiziario siano poteri separati. Vedo con difficoltà un intervento legislativo del governo che renda inoperante un intervento giudiziario. Non sono un esperto e quindi mi attengo a valutazioni di principio. Per quanto riguarda l’effetto dell’esecutivo, questo decreto copre effettivamente un vuoto, perché comunque obbliga l’azienda in modo molto più cogente a degli interventi tecnici, stabilisce delle sanzioni, mette in campo un garante. Speriamo però che questo garante sia attento alla trasparenza nei confronti de cittadini. Noi faremo la proposta di un osservatorio civile delle attività del garante.
Il giorno prima Cogliati Dezza aveva detto
"Non dimentichiamo che senza l'intervento della magistratura non si sarebbero mai definite precise prescrizioni per risanare l’impianto, alla base del sequestro di fine luglio, e non si sarebbe arrivati alla nuova Aia del ministro Clini che archivia la precedente autorizzazione rilasciata dal 2011 dall’ex ministro Prestigiacomo sostanzialmente sotto dettatura dell’azienda”.