Amor Loci - suolo, ambiente e cultura civile - l'ultimo libro di Pileri e Granata
Amor Loci – Suolo, ambiente e cultura civile – di Paolo Pileri ed Elena Granata, docenti di urbanistica e tutela del territorio del Politecnico di Milano, è un documentato e soprattutto appassionato viaggio nel drammatico consumo di suolo avvenuto in Italia negli ultimi vent’anni. Un quadro preciso e completo delle cause politiche, economiche e soprattutto culturali della dissipazione del più grande patrimonio del nostro paese insieme a quello artistico, quello del paesaggio agricolo.
17 December, 2012
Sfogliando anche solo le immagini e le didascalie del libro “Amor Loci”, dei due professori del Politecnico Paolo Pileri ed Elena Granata (Libreria Cortina Editore, 2012), si provano subito una sensazione di nostalgia e un senso di perdita verso l’antico volto agricolo del nostro Paese che vi è rappresentato.
Amor Loci introduce da subito il protagonista della propria storia, il “suolo”, evidenziandone l’aspetto esterno e le sconosciute forme interne, per spiegare come esso sia una membrana vitale indispensabile, la pelle della nostra terra, paragonabile ad una spugna, fatta di aria, acqua, anidride carbonica, microrganismi e sostanza organica; quindi spazio, e soprattutto spazio vivo, che una volta coperto dalla cementificazione diventa perso per sempre, perché ci vorranno decenni per recuperarne le proprietà vitali.
Suolo, ambiente e cultura civile sono i temi che tratta “Amor Loci” e le immagini del libro mostrano le bellezze di alcuni nostri paesaggi agrari che vanno scomparendo e il loro legame con il lavoro dell’uomo; a partire dal capitolo “La tragedia del mondo agrario”, dove inconfutabili tabelle Istat denunciano nel ventennio 1990-2010 la scomparsa in Italia di 5,4 milioni di ettari di superficie agricola sugli iniziali 22,7 milioni e di 2,1 milioni di superficie agricola utilizzata sugli iniziali 15 milioni. Un processo ancora più drammatico nei numeri Istat delle aziende agricole, precipitate – sempre nel famigerato ventennio - da 3 a 1,6 milioni; quelle d’allevamento addirittura da oltre 1 milione a 210.000.
Da circa 20 anni il suolo e il paesaggio in Italia subiscono un attacco senza precedenti, con grave perdita di risorse agricole, paesaggi, beni comuni e cibo. Anche la nostra bilancia commerciale alimentare si è infatti invertita, con l’impennata delle importazioni dei prodotti agricoli, materia prima oltretutto indispensabile per la nostra industria alimentare. Si mostrano così i volti degli ultimi difensori del suolo minacciato nella Food Valley emiliana, simbolo dell’agricoltura italiana.
Si racconta l’Italia dei mille piccoli comuni e delle migliaia di piazze e municipi, per poi spiegare come alla base del drammatico consumo del suolo italico vi sia proprio l’incapacità (e spesso la connivenza) del piccolo governo locale di gestire e pianificare con i propri PGT la tutela del territorio su larga scala. Si mostrano lo scempio dell’edilizia selvaggia e inconsapevole, dei centri commerciali, dei capannoni e dei cantieri, che inesorabilmente hanno inghiottito centinaia di migliaia di ettari di spazio e quindi di suolo; e se cambiassimo il modo di vedere e nominare le cose e iniziassimo a chiamare “sottrazioni” le addizioni edilizie dei PGT e “spazi aperti” i terreni interstiziali tra un’urbanizzazione e l’altra, per evidenziare la perdita dei primi e l’importanza vitale dei secondi!? Per ricordare che ci sono dei “vuoti da mantenere”, se vogliamo che il territorio e il paesaggio abbiano ancora un senso ed un’armonia …
Di chi è la colpa di questo “sterminio dei campi” che non solo ha annientato suolo e territorio, ma ci ha anche assuefatti alla graduale perdita del paesaggio agrario, alla limitatezza di spazio e sguardo, a rinunciare al nostro “diritto all’orizzonte”?
Soprattutto della politica locale, che il processo di autonomia ha reso spesso incapace di difendere i grandi beni comuni come il territorio, che la demagogia politica dell’abolizione dell’ICI ha privato di risorse e quindi spinto a cercare soldi svendendo la terra per ottenere gli oneri di urbanizzazione. E’ nei piccoli comuni – solo a quelli sotto i 5.000 abitanti era riconducible circa il 60% del paesaggio agrario – che si è persa ogni difesa del territorio, grazie anche alla domanda aggressiva delle lobby immobiliari verso cui non si è opposta resistenza politica e soprattutto culturale. Amor Loci purtroppo è anche una denuncia del fallimento dell’urbanistica italiana, ridottasi alla consuetudine della deroga alle leggi e ai vincoli, all’arrendersi dell’interesse collettivo a quello privato.
Le immagini mostrano anche il territorio italiano visto dall’alto, quelle inquietanti panoramiche aeree, che fanno capire il più devastante effetto del consumo di suolo: la frammentazione del paesaggio, dell’agricoltura e degli habitat ambientali. In Italia negli ultimi vent’anni questo processo è stato tragico, denunciano Pileri e Granata, ed è proprio questa frammentazione, con i suoi mandanti politici ed affaristici, e il braccio esecutivo dei Comuni e delle loro licenze concesse a man bassa, che non solo ha consumato il nostro suolo, ma lo ha polverizzato, spezzando gli equilibri, interrompendo le relazioni sociali, cementificando i legami di territori agricoli ed aree ambientali che non hanno più la necessaria estensione e soluzione di continuità per generare natura e produrre i frutti della terra.
Il suolo come “bene comune”, un patrimonio che gli italiani non hanno mai apprezzato e davvero difeso, è l’anima del saggio di Pileri e Granata che si addentra anche nelle cause più profonde di questa lacuna nazionale. Cercando di inquadrare, ad esempio, le principali opposizioni storiche alla cultura ambientale in Italia: la cultura urbanocentrica, per la quale ambiente e territorio sono prodotti prezzabili come tanti altri; lo sviluppo economico centrato sul massimo profitto e sulle rendite del mattone e dell’edilizia; il privatismo degli interni abitativi a scapito dello spazio esterno e pubblico; la cultura rimediale per cui la tecnologia e il progresso troverebbero sempre una soluzione ai guai dell’ambiente; la politica del pensiero corto che ha abiurato alla difesa dell’ambiente.
Un libro che, anche se scritto da urbanisti, si allaccia spesso alla nostra tradizione letteraria, per ricordarci ad esempio quanto sia forte e spesso dimenticato il legame italiano tra cultura e natura: Pavese che narrava le sue Langhe, Primo Levi che raccontava con poesia gli atomi della materia nel suo “Il sistema periodico”, le pianure di Luigi Meneghelli in “Libera nos a malo”, il Montale di “Ossi di seppia” e il Calvino delle “Città invisibili”: non si fa fatica a convincersi che prima di essere scrittori e poeti, sono stati tutti ambientalisti, concludono gli autori di Amor Loci.
Tuttavia, come in tutte le vere e buone storie, anche in Amor Loci alla fine ci sono le pagine della speranza e del futuro. Ci sono i movimenti locali europei, come la “Terra di legami” francese, con migliaia di cittadini coalizzatisi nell’acquisto di terre agricole per preservarle e dedicarle all’agrobiodiversità; ma anche italiani, come la rete delle centinaia di aziende agricole biologiche o i movimenti come Slowfood.
Ci sono soprattutto le immagini da difendere come quelle nostre delle vecchie sedie di un campo di bocce paesano o di una vecchia fontana in pietra: habitus e habitat, le relazioni da ritrovare, ossia come si possa e debba superare quella carenza di cultura civile, data dal progressivo distacco dai luoghi e beni comuni e che s’intreccia con l’abbandono dell’ambiente e del paesaggio, con un nuovo Manifesto che ci induca a “pensare ecologicamente” e ad “agire politicamente”.
Paolo Pileri è docente di Pianificazione urbanistica e ambientale al Politecnico di Milano. Da anni i suoi temi di ricerca sono legati all’uso del suolo e alle azioni e politiche per limitarne il consumo. Tra le pubblicazioni ricordiamo Compensazione ecologica preventiva (Roma 2007) e Spazi Aperti. Un paesaggio per expo (a cura di, Milano 2011).
Elena Granata è docente di Analisi della città e del territorio e di Geografia urbana al Politecnico di Milano. Le trasformazioni territoriali, sociali ed economiche sono da anni al centro della sua ricerca. Tra le pubblicazioni ricordiamo La macchina del tempo. Leggere la città europea contemporanea (con C. Pacchi, Milano 2011) e La città avrà i miei occhi (Santarcangelo di Romagna 2009).