Corte di giustizia Ue: «In Italia spesi male i fondi europei per l'efficienza energetica»
Secondo un'analisi effettuata su progetti realizzati in Italia, Lituania e Repubblica Ceca, i fondi stanziati da Bruxelles per interventi nel campo dell'efficienza energetica sono stati destinati ai progetti sbagliati. Troppo alti, infatti, gli investimenti a fronte dei risparmio energetico conseguito
15 January, 2013
La Corte dei conti europea ha giudicato inefficace il modo in cui l'Italia e altri stati membri hanno investito le somme del Fondo di coesione e del Fondo europeo di sviluppo regionale per le misure di efficienza energetica nel periodo di programmazione 2007-2013. Al vaglio della Corte c'erano 4 programmi operativi e 24 progetti realizzati in Italia, Repubblica Ceca e Lituania, i cui obiettivi sono stati ritenuti «non ragionevoli in termini di costi/efficacia».
Quello che è mancato, secondo la Corte, è stata una valutazione preliminare adeguata dei settori specifici in cui erano possibili i maggiori risparmi energetici e delle misure utili per raggiungerli. Di conseguenza, anche se i progetti sono stati concretamente realizzati (ad esempio, sono stati portati a termine la sostituzione di finestre e porte o l’isolamento di muri e tetti), l'investimento è stato troppo alto rispetto ai risparmi energetici potenziali e a quelli effettivamente conseguiti.
«Nessuno dei progetti da noi controllati è stato oggetto di una valutazione del fabbisogno e neppure di una analisi delle potenzialità di risparmio energetico in relazione agli investimenti – commenta Harald Wögerbauer, il membro della Corte responsabile dell'audit su Italia, Repubblica Ceca e Lituania - Gli Stati membri hanno fondamentalmente utilizzato questi fondi per rinnovare edifici pubblici, mentre il risparmio energetico era, nel migliore dei casi, una finalità secondaria».
Per il futuro, quindi, la Corte raccomanda che i prossimi finanziamenti in materia di efficienza energetica vengano accordati da Bruxelles solo in presenza di un'adeguata valutazione del fabbisogno da parte del paese richiedente, e solo con le dovute garanzie di un monitoraggio costante dei benefici effettivamente ottenuti.