Il bilancio di Velo-City scritto per noi dall'inviato Fiab
Lello Sforza di ritorno da Bruxelles per la conferenza internazionale "velo-City". Tema dell'anno "Re-cycling Cities". Il commissario europeo per i trasporti Antonio Tajani annuncia 600 milioni di fondi europei per infrastrutture ciclabili di qui al 2013. Guarda le foto e commenta
20 May, 2009
Lello Sforza
Mentre giornali e tv nostrani si occupavano occasionalmente di biciclette perchè un'indagine annuale aveva evidenziato che i ciclisti sarebbero una categoria di utenti della strada a rischio, e che la quasi totalità dei circa 9 milioni di euro di eco-incentivi accordati dal Ministero dell'Ambiente all'intero settore ciclo e motociclo, in poco più di due settimane erano stati quasi totalemente prosciugati per acquistare esclusivamente biciclette non sportive da usare tutti i giorni, Bruxelles dal 12 al 15 maggio ospitava la XV edizione della Conferenza internazionale "Velo-City", ritenuta dagli esperti l’evento più importante nel suo genere al mondo.
Circa 1.000 persone tra rappresentanti di istituzioni internazionali e nazionali, politici ed amministratori pubblici locali, rappresentanti di società del trasporto pubblico, pianificatori dei trasporti e della mobilità, operatori della salute pubblica e dell'ambiente, educatori, comunicatori, produttori di biciclette e di arredi urbani, rappresentanti delle organizzazioni di ciclisti hanno partecipato all'iniziativa promossa dall'European Cyclists' Federation (che raggruppa oltre 60 organizzazioni di ciclisti in rappresentanza di 500.000 utenti presenti in tutta Europa) e supportata dal Ministro dei Trasporti di Bruxelles Regione Capitale.
Impressionante incontrare molti giovani professionisti che hanno già fatto della mobilità in bici il loro settore di lavoro.
Una prima novità interessante è stata una dichiarazione del Vice Presidente della Commissione europea Antonio Tajani, commissario europeo per i Trasporti. Intervenendo alla cerimonia di apertura dei lavori tenutisi presso il centro congressi “Tour & Taxis”, nei pressi della “gare du nord”, ha dichiarato che “per rendere sicuri gli spostamenti in bicicletta, l’UE contribuisce al finanziamento delle infrastrutture ciclistiche, ad esempio attraverso i Fondi strutturali e il Fondo di coesione. Per il periodo 2007-2013 si prevede che un bilancio di oltre 600 milioni di euro sarà utilizzato per investimenti nelle infrastrutture ciclabili in varie regioni di tutta l’UE”.
Tale notizia, certamente positiva, ha fatto il paio con l’altra riguardante la risoluzione approvata alcuni giorni prima dal Parlamento europeo: il progetto di Rete Ciclabile EuroVelo è entrato tra le Reti di trasporto transeuropee TEN-T. Con tale risoluzione l'Europarlamento ha chiesto alla Commissione e agli Stati membri di considerare il progetto EuroVelo, il cui marchio registrato è di proprietà ECF, un'opportunità per promuovere la realizzazione di reti di infrastrutture ciclabili transnazionali e quindi per supportare la mobilità in bicicletta negli spostamenti abituali e nel tempo libero attraverso il cicloturismo.
Ottimisti? A sentire il tedesco Manfred Neun, Presidente dell’ECF è un notevole passo in avanti. Il riconoscimento di EuroVelo insieme alla Carta di Bruxelles, sottoscritta l’ultimo giorno nella sede del Parlamento europeo da 27 sindaci di altrettante città europee, oltre che dal sindaco di Portland in Oregon - tra le città più ciclabili degli Stati Uniti - dal Vice-Presidente della Commissione europea, Siim Kallas e dal Segretario Generale del Comitato Economico e Sociale Europeo (CESE) Martin Westlake affinché entro il 2020 la mobilità ciclistica in Europa passi dall’attuale 5% a 15%, sono fatti di assoluto rilievo. Peccato che noi italiani, forse perché abituati a vivere in un paese dove già le scarse leggi esistenti in materia non vengono applicate, dove mancano Master Plan nazionali di settore o Piani di Reti ciclabili nazionali, dove ogni volta bisogna mercanteggiare con Trenitalia per trasportare le bici sui treni e dove la chiusura mentale verso la bici intesa come mezzo di trasporto è il più grande ostacolo da superare, abbiamo bisogno di molta più fiducia e ottimismo.
In tutti i casi il Velo-City, dove a parte l’edizione del 1991 organizzata a Milano, mai ha visto la partecipazione di rappresentanti di Istituzioni governative italiane, in un periodo di sfide economiche ed ambientali (lotta ai cambiamenti climatici, riduzione dei consumi energetici, limitazione degli incidenti stradali e lotta all’esclusione sociale) dovrebbe essere specie per gli opertori pubblici e privati che si interessano di mobilità il luogo dove almeno una volta tanto dovrebbero andare (sapendo almeno l'inglese!). Chissà che il confronto con chi ha messo al centro delle politiche del territorio anche la bicicletta come mezzo di trasporto non possa che contagiare.
L’appuntamento è il prossimo anno all’edizione “Global” del Velo-City, che si terrà a Copenhagen dal 23 al 26 giugno.