Raccolta frazione organica, da Roma il protocollo di intesa tra Anci, Cic e Assobioplastiche
La qualità di raccolta di questa frazione resta sotto gli standard in troppe zone d'Italia: centinaia di tonnellate finiscono in impianti di trattamento invece di essere riutilizzate. Per questo si è arrivati a un nuovo accordo
17 January, 2013
La raccolta dell’organico è entrata a far parte degli usi e costumi degli italiani? La risposta è sì. Ma fino a un certo punto. In diverse regioni italiane la raccolta urbana risulta ancora oggi non adeguata rispetto agli obiettivi totali di raccolta differenziata fissati a livello nazionale, ma soprattutto risulta di una qualità troppo debole per garantire una sua effettiva rivalorizzazione come compost. Per queste ragioni Anci (Associazione Nazionale Comuni Italia), Cic (Consorzio Italiano Compostatori) e Assobioplastiche (Associazione italiana delle bioplastiche e dei materiali biodegradabili e compostabili), hanno firmato un protocollo d'intesa volto a incrementare e promuovere lo sviluppo della raccolta differenziata e del recupero dei rifiuti organici.
Dal punto di vista quantitativo, le tre associazioni i sono date l'obiettivo di toccare nel giro di 24 -36 mesi quota 6/7 milioni di tonnellate raccolte l'anno, con un incremento pari al 50% rispetto agli attuali quantitativi, che secondo le ultime elaborazioni del Cic, avevano toccato nel 2010 quota 4,2 milioni di tonnellate (rappresentando già così la raccolta di maggiore peso tra le differenziate di rifiuti domestici). Con l'intesa siglata i tre soggetti si impegnano a raggiungere tale obiettivo promuovendo le raccolte differenziate delle frazioni organiche omogeneamente a livello nazionale (anche attraverso campagne di comunicazione e sensibilizzazione della cittadinanza), migliorandone la qualità, incoraggiando l'impiego di manufatti biodegradabili e compostabili e sviluppando specifici sistemi di certificazione.
“In Italia - spiega David Newman, direttore del Cic - si stima che oltre 400mila tonnellate di frazione umida presente nei rifiuti urbani vengano destinate ad impianti di smaltimento, anziché essere recuperate, a causa della carenza impiantistica in alcune aree della penisola”. Un altro grosso problema riguarda l'utilizzo di sacchi non conformi a quanto previsto dalla legge (cioè non biodegradabili), utilizzati per raccogliere i rifiuti, che minano la qualità delle successive fasi di recupero: a causa di errati conferimenti, gli impianti di recupero separano e avviano a smaltimento ogni anno oltre 100mila tonnellate di materiale plastico.
“Con questo protocollo vengono gettate le basi per una collaborazione strategica tra i principali attori della filiera del sistema di gestione dei rifiuti e per lo sviluppo futuro dei necessari progetti di informazione ai cittadini - ha dichiarato Marco Versari, presidente di Assobioplastiche - Le bioplastiche possono contribuire in modo determinante a innescare modelli di consumo consapevole a supporto della raccolta e della corretta gestione della frazione organica. Non solo. Le bioplastiche e la chimica verde più in generale rappresentano una grande opportunità per l'industria chimica italiana e progetti di riconversione di impianti tradizionali come quello in corso di attuazione a Porto Torres ne sono un esempio a livello mondiale”.