Illuminazione, Falchi (CieloBuio) su Linee guida Anci: «Lampade più efficienti non risolvono il problema»
Per evitare sprechi nell'illuminazione pubblica e contrastare l'inquinamento luminoso la strada migliore è l'impiego di LED o di altre tecnologie a risparmio energetico? Lo abbiamo chiesto a Fabio Falchi, presidente dell'associazione CieloBuio
05 February, 2013
Mentre la Francia vara un provvedimento per regolamentare l'illuminazione notturna di negozi ed edifici non residenziali, in Italia l'Anci fornisce ai Comuni indicazioni basate soprattutto sull'utilizzo di lampade a LED ed altri dispositivi a basso consumo. Ma l'uso di lampioni più efficienti basta per risolvere i problemi legati all'illuminazione pubblica (sprechi energetici, alti costi, inquinamento luminoso, etc) in Italia? Lo abbiamo chiesto a Fabio Falchi, presidente dell'associazione CieloBuio.
Di recente l'Anci ha pubblicato delle Linee guida per l'illuminazione pubblica e il contrasto dell'inquinamento luminoso: qual è il suo giudizio sul documento?
A una prima lettura, direi che le Linee guida dell'Anci si concentrano soprattutto sull'aspetto più evidente - ma non il più importante - dei problemi dell'illuminazione pubblica, ovvero quello dell'uso di tecnologie più o meno efficienti. Per ottenere risparmi energetici davvero significativi, però, non basta usare lampade ad alta efficienza, ma occorre una progettazione adeguata dell'intero sistema di illuminazione. Se ad esempio, come spesso accade in Italia, si illumina il 20 o 30% in più del necessario, o si vanno a rischiarare zone che potrebbero addirittura restare al buio, non basta utilizzare delle lampade più efficienti: i consumi saranno comunque eccessivi e il problema dell'inquinamento luminoso resterà irrisolto.
Molte fonti (incluse le Linee guida Anci) citano le lampade a LED come una delle soluzioni possibili al problema degli sprechi in tema di illuminazione pubblica. Lei che ne pensa?
I LED non rappresentano la panacea di tutti i mali legati all'illuminazione inadeguata, anzi. In qualche caso possono addirittura peggiorare la situazione. Le lampade più efficienti basate su questa tecnologia, ad esempio, hanno una temperatura del colore molto alta, che in qualche caso raggiunge addirittura i 5.700 Kelvin. Il risultato è una luce con una forte componente azzurra, che potrebbe andar bene di giorno ma è sconsigliata nelle ore notturne. L'occhio umano, infatti, di sera tollera meglio la luce più calda rispetto a quella bianca o blu. Per gli anziani, che spesso hanno il cristallino ingiallito rispetto alle persone più giovani, i LED a luce azzurra possono determinare anche pericolosi fenomeni di abbagliamento, compromettendo quella sicurezza che si vorrebbe garantire tenendo accesi i lampioni.
Diodi bocciati, dunque?
No, non direi che i LED meritino una bocciatura tout court, però è fondamentale che siano ecocompatibili. Gli ultimi sviluppi tecnologici hanno portato a modelli con temperature di colore inferiori ai 3.000 Kelvin, che emettono una luce più calda. Altri LED di ultima generazione, utilizzati ad esempio in alcuni parchi naturali, emettono solo luce gialla. Certo, queste lampade sono lievemente meno efficienti rispetto ai classici LED blu-bianchi, ma credo che in questo caso andrebbe fatta una valutazione complessiva, piuttosto che basarsi solo sul dato relativo ai consumi energetici. Se eliminassimo i dispositivi antinquinamento dalle nostre auto, tanto per dirne una, avremmo macchine più efficienti dal punto di vista energetico, ma anche città più inquinate. Tra l'altro, mi pare che non sia ancora per niente sfruttata la caratteristica più interessante dei LED, ovvero la loro possibilità di accendersi istantaneamente: potremmo usarli per illuminare le città a un decimo dei livelli di luce attuali, e, utilizzando dei sensori, portarli a piena potenza per 10 minuti quando passa un pedone, un ciclista o quando il traffico si fa più intenso.
Oltre a confrontare le prestazioni di diverse tecnologie, il documento dell'Anci sottolinea i vantaggi dei regolatori di flusso luminoso, che permettono di adattare l'intensità della luce alle esigenze contingenti: si tratta di un suggerimento valido?
Sicuramente, anche se non è affatto una novità. I tre quarti delle Leggi regionali in materia di inquinamento luminoso li prescrivono già da tempo come obbligatori, anche se non sempre quest'obbligo viene rispettato. Quello dell'ottemperanza alla normativa di settore resta in generale un nervo scoperto: se su alcuni aspetti, come l'orientamento delle lampade, sono stati fatti grandi progressi negli ultimi anni, su altre questioni, come l'intensità del flusso luminoso, resta ancora molto da lavorare.
Mentre l'Associazione dei Comuni pubblicava le sue Linee guida, dalla Francia arrivava la notizia di una nuova legge che limita gli orari di illuminazione di vetrine, facciate di edifici non residenziali, uffici, etc. Un buon esempio?
Certo, anche se si potrebbe fare ancora meglio. Forse l'una di notte è un po' tardi per spegnere le luci, d'inverno si potrebbe anticipare alle 23 – 23.30 e nessuno se ne accorgerebbe. Si tratta comunque di un buon segnale, che potremmo seguire anche da noi, ma gli effetti sul cielo sarebbero comunque trascurabili, visto che il provvedimento non riguarda l'illuminazione stradale né alcuni casi di illuminazione privata molto dannosa.
A cosa si riferisce?
Parlo dei grossi proiettori impiegati da molti privati per illuminare fabbriche, uffici e altri edifici. In molti casi ignorano completamente le prescrizioni delle Leggi regionali contro l'inquinamento luminoso: spesso sono inclinati, sprecano fino a un terzo della luce che emettono e creano anche fenomeni di abbagliamento molto pericolosi. Anche in questo caso, basterebbe rispettare le normative già esistenti, ed evitare di illuminare quello che non lo necessiterebbe - come strade a scorrimento veloce e altre arterie extraurbane, o piste ciclabili scarsamente o per nulla frequentate di notte- per avere un'illuminazione davvero adeguata.