G8 Energia, preoccupa il prezzo troppo basso del petrolio
Nel mondo una persona su quattro vive ancora senza elettricita'. Ma la crisi finanziaria rischia di avere un ulteriore effetto negativo per i poveri che non hanno ancora accesso all'energia. La recessione potrebbe portare nel 2009 al primo calo dei consumi elettrici dalla 2/a guerra mondiale,-3,5% stima Iea,a causa del crollo della produzione industriale - da Il Sole 24 Ore del 24.05.2009
25 May, 2009
Federico Rendina
Il prezzo del petrolio? E' tutto un problema di "equilibrio". Guai se è troppo basso, come nelle scorse settimane. Deprime gli investimenti energetici, già frenati dalla recessione, e rischia di creare un effetto boomerang, con prezzi altissimi e fonti insufficienti, una volta riagganciata la ripresa mondiale che stimolerà di nuovo i consumi. Ed è questo l'allarme con il quale l'Agenzia Internazionale per l'energia (IEA) ha accompagnato qui a Roma l'apertura del G8 energia, che tra oggi e domani dovrebbe delineare una nuova strategia comune dei grandi. Guai, dunque, se il greggio comincerà di nuovo a decollare senza controllo. Ed ecco, intanto, il grande desiderio dei manovratori dei paesi sviluppati ma anche di quelli poveri. Un "equilibrio" valutato dal presidente dell'Eni Roberto Poli "tra i 60 e i 70 dollari al barile". La lavorazione del petrolio "difficile", come le sabbie bituminose del Canada, tornerà ad essere plausibile. I comunque costosi incentivi alla rinnovabili non saranno oltremodo dolorosi. Il nucleare non rischierà (come sta accadendo, avverte la IEA) di vedere bloccare le sue ambizioni di nuovo rilancio.
Poli ammette che "mantenere il prezzo a questo intervallo non è un compito né semplice né immediato". Ma se non esercitiamo il massimo impegno molti obiettivi di politica energetica e ambientale nell'agenda del G8 in corso a Roma rischiano di diventare - avverte il Presidente dell'Eni - solo un inutile esercizio di pensieri e auspici.
Preoccupa davvero il rapporto dell'AIE sulla contrazione degli investimenti energetici conseguente alla crisi, anticipato sabato scorso nelle pagine del Sole 24 Ore (e che ora pubblichiamo integralmente). Incalza Nobuo Tanaka, direttore esecutivo della IEA: al trend attuale il 2009 potrebbe registrare una riduzione del 21% degli investimenti globali nella capacità estrattiva (upstream) e addirittura del 38% sul fronte delle rinnovabili.
Elementi che, secondo Tanaka, rischiano di mettere a rischio gli obiettivi internazionali sul taglio delle emissioni.
Dall'Italia, che ha problemi di squilibrio energetico particolarmente pressanti, viene però un segnale meno drammatico. I nostri operatori giurano che nonostante la crisi globale i loro investimenti non stanno, almeno per ora, rallentando. «L'Eni non riduce i suoi investimenti. Stiamo agli stessi livelli dell'anno precedente» dice Poli. E non frena l'Enel, neanche sugli impegnativi piani di sviluppo del nucleare che il nostro operatore elettrico è costretto per ora a esercitare al'estero. il gruppo ha mantenuto inalterato i suoi programmi e «sta costruendo due centrali (una in Slovacchia l'altra in Francia con Edf) e sta per costruirne altre due in Romania e sempre in Francia» rimarca l'amministratore delegato Fulvio Conti, augurandosi (e augurando alla politica) di consentire la partenza delle macchine nucleari al più presto anche in Italia.