Piazza Vittorio e gli eterni insoddisfatti
- da La Stampa del 26.05.2009
26 May, 2009
Gian Paolo Ormezzano
Piazza Vittorio, che per i torinesi del passato capaci di giocare al gioco di ricordare è il posto incantato delle giostre di Carnevale, sta diventando, per i torinesi del presente, il posto dannato delle dispute sulla sua destinazione, sopra e sotto il livello stradale e specialmente nel week-end, bisillabo inglese che vuol dire poliedro a molte facce, Arcadia e Sodoma, ballo e sballo, insonnia alla Walt Disney o alla Dario Argento, veglia o sonno. Dicotomizzato dalla nuova tematica della piazza, il popolo torinese si divide fra piazzisti (venditori a se stessi ed a quelli come loro di una piazza calma) e piazzatisti (fruitori della piazza per fare piazzate). Si divide? In realtà si connota artificialmente, violentando la sua natura che è invece double face, e scegliendo la parte di se stesso che gli fa più comodo scegliere.
Perché in ogni torinese ci sono storicamente due individui, a priori gemelli, talora ipocritamente conviventi, nella realtà spesso in contrasto.
Ogni torinese che sa vuole per Torino la birra all’aperto come a Londra, le prostitute belle e discinte come a Barcellona, le licenze sessogastronomiche di Parigi, le nuvole di fumo da erba di Amsterdam, e se ha molto viaggiato vuole l’abito fatto in tre ore a prezzo bassissimo dai cinesi come a Hong Kong, le thailandesi di Bangkok e pure di Bangkok i massaggi.
Vuole, sogna, chiede, ipotizza, quando finalmente quella certa cosa - anche quella cinese, anche quella thai - c’è, il torinese ci piomba sopra, erompe, dirompe, rompe. Salvo ad un certo punto lasciar fare al gemello che dice che no, non si deve, non si fa, mica vogliamo diventare il bordello che sono altre città.
Su due tematiche l’intervento dei gemelli torinesi monocorpo ci pare fortissimo ed emblematico: 1) i vespasiani, c’erano e non li voleva, non ci sono quasi più, intanto che salgono i casi di prostata, e cosa si deve fare se non pipì sotto i portici? 2) il ciclismo, il torinese che ricorda Coppi e anche Defilippis passa 364 giorni all’anno (365 nel bisestile) sospirando le corse che ignorano la sua città, il giorno che la corsa arriva diventa una belva perché patisce sinanco dieci minuti di blocco del traffico automobilistico.
In certe albe si vedono in piazza Vittorio individui che si danno dei grandi pugni, sulla faccia e sul cuore. Non sono drogati o ubriachi, sono gemelli che si combattono per linee esterne al corpo e interne alla persona.