Italiani ambientalisti, ma...
La Nuova Ecologia e Lorien Consulting presentano i risultati di un sondaggio su crisi economica e ambiente. Cresce la sensibilità degli italiani, ma manca ancora chiarezza sulle strategie necessarie per invertire la rotta
27 May, 2009
È un risultato contraddittorio, quello che emerge dal sondaggio su crisi, ambiente ed energia condotto dall'istituto Lorien Consulting e La Nuova Ecologia, e presentato a Roma nell'ambito del forum “QualEnergia?” organizzato da Legambiente e Kyoto Club. Gli italiani, stando agli esiti della ricerca, sembrano finalmente interessati ai problemi ambientali, che, al pari delle preoccupazioni legate al lavoro, sono al centro dei loro pensieri. Il 68,7% del campione, infatti, indica, tra i problemi più preoccupanti, almeno una tra le principali emergenze ambientali (inquinamento, spreco di risorse, accesso all'acqua, approvvigionamento energetico). Le grandi questioni dell'ambiente impensieriscono gli italiani molto più del terrorismo (22,1%) e della casa (4,9%). Solo il rischio di perdere il lavoro (71,7%) preoccupa di più. Una maggiore consapevolezza ecologica, dunque, figlia della crisi e della minore disponibilità di risorse (tanto che il 37,3% del campione dichiara di aver ridotto le spese quotidiane).
Quello che sorprende, di fronte all'accresciuta sensibilità “verde” degli italiani, è la scelta delle possibili soluzioni per uscire dal cul de sac finanziario. Per risolvere la crisi, il 72,5% del campione invoca una semplificazione delle procedure di valutazione di impatto ambientale, mentre il 50,4% si affiderebbe a misure di incentivo al consumo. Anche il rilancio delle grandi opere (49,4%) e il cosiddetto “piano casa” (42,3%) sono indicati dagli italiani come strategie utili per far ripartire l'economia. Come a dire: l'ambiente preoccupa, ma il vecchio paradigma dell'economia di consumo (incentivi ed edilizia tradizionale per vincere la crisi) rappresenta ancora lo schema di riferimento.
Anche sul rilancio del nucleare, gli italiani non sembrano avere le idee molto chiare. Se, da una parte, l'energia atomica viene considerata la più pericolosa per l'uomo (dal 65,8% del campione), la più inquinante (27,7%) e la più cara (22,5%), tanto che il 52,4% si opporrebbe con ogni mezzo alla realizzazione di una centrale o di un deposito di scorie nei pressi della propria abitazione, buona parte del campione (il 31,8%) non esita a indicare proprio il rilancio del nucleare come una soluzione alla crisi economica. Unanime, invece, il consenso sul solare, considerato una fonte energetica ecologica e socialmente accettabile. Il 57,7% degli italiani, infine, si dichiara disponibile a pagare di più per l'elettricità, purché venga prodotta a partire da fonti rinnovabili.