Catania: i tecnici del Comune definiscono inattendibile la classifica
e la controreplica di Ambiente Italia
20 October, 2003
«La città di Catania si è collocata, nella classifica generale, al 99° posto su 103, quindi al quint'ultimo posto. Bisogna, tuttavia, osservare che questo tipo di classifiche si fonda sulla metodologia utilizzata nel trattamento dei dati, nella loro selezione e nella selezione degli indicatori, per cui è fondamentale che la metodologia sia oggettiva e valida». Risponde così al «X Rapporto sull'ecosistema urbano», riferito all'anno 2002 e pubblicato come di consueto da Legambiente, il dott. Valerio Ferlito, direttore della Tutela ambientale del Comune di Catania. «E' nostro fermo convincimento - continua Ferlito - che la collocazione di Catania al 99° posto non corrisponda alla reale condizione ambientale del territorio urbano e, quindi, non renda giustizia alla città. Vediamo perché. Catania dispone, per esempio, di 17 stazioni fisse per il rilevamento dell'inquinamento atmosferico, ciò le conferisce una copertura del territorio valutata, alla stregua dei criteri utilizzati, pari al 100%. Tante altre città hanno conseguito analoga copertura, anche con un numero di centraline inferiore. «Ora - continua Ferlito - a parte la considerazione che non viene attribuita alcuna premialità alla conoscenza più dettagliata della situazione territoriale, ne va fatta un'altra, di ben maggiore rilievo. La presenza di un elevato numero di punti di monitoraggio conferisce ai valori rilevati in ciascuno di essi significato specificatamente localizzato, che va letto necessariamente in modo integrato con i valori rilevati dalle altre stazioni. «In altri termini, più è fitta la maglia della rete di rilevamento, più il significato di ciascun punto di rilevamento acquisisce valenza non generale ma fortemente localizzata e, pertanto, specifica, onde la sua generalizzazione è affetta da evidente errore metodologico. Orbene, il criterio adottato da Legambiente è proprio fondato su tale errore, in quanto è stato selezionato il valore rilevato nel punto peggiore. «Se - rileva Ferlito - in ipotesi, nella città di Catania spegnessimo la centralina di viale Vittorio Veneto, angolo corso delle Province, e rimanessimo con 16 centraline anziché 17, avremmo egualmente una copertura del 100% del territorio, quindi saremmo ugualmente virtuosi e il nostro valore massimo si dimezzerebbe con chiaro beneficio per la posizione in classifica. In una città in cui il territorio è coperto a malapena da 5 o 6 centraline, non c'è dettaglio conoscitivo e, quindi, paradossalmente, la qualità dell'aria risulta migliore perché non viene rilevata, magari, in punti di particolare criticità. Si pensi, ad esempio, che Milano, città notoriamente soggetta, per condizioni geografiche e orografiche, a smog e quindi a ristagno, nella quale è noto che in numerosi giorni dell'anno debbono scattare misure obbligatorie di sospensione della circolazione veicolare, risulta, sulla base dell'erroneo criterio adottato, ben più virtuosa (quanto a inquinamento da NO2) di Catania, città marinara, spazzata dalla brezza e nella quale non si è mai reso necessario ricorrere a tali drastiche misure sul traffico. «Un'altra considerazione, quella sui consumi idrici pro-capite - dice Ferlito - qualunque persona di comune saggezza sa che a una congrua fornitura di acqua potabile alle singole utenze corrisponde benessere e qualità della vita. L'Organizzazione mondiale della Sanità stima in 250 litri per abitante al giorno il consumo corretto per una vita civile, dignitosa e sanitariamente garantita. Bene, il dato di Catania è di 270 litri per abitante al giorno. Chiunque di noi penserebbe che il risultato sia ottimale. Così non fa Legambiente, la quale considera il parametro sotto il diverso profilo dello spreco della risorsa, giungendo, così, al paradossale risultato di collocare al 1° posto una città con il valore di 140 litri/abitante/giorno, una città, cioè, nella quale qualunque azienda acquedottistica sarebbe tenuta a porre in essere misure per incrementare le disponibilità idriche. D'altronde, se si considera l'effetto estremo di tale criterio, che è basato sull'equazione poco consumo=poco spreco=virtù, si perviene al risultato assurdo che la virtù massima appartiene a quei disgraziati Comuni della Sicilia nei quali, ahimè, l'acqua viene distribuita con le autobotti, anche con cadenza settimanale. Assurda la conclusione perché assurda la premessa. «Le brevi considerazioni svolte, solo su alcuni dei parametri di valutazione prescelti - sottolinea il dott. Ferlito - non esauriscono certamente gli spunti critici che, tuttavia, per brevità, in questa sede non possono essere ulteriormente sviluppati. Sono però sufficienti a far comprendere come i criteri adottati e posti a fondamento del Rapporto siano quanto meno discutibili, per il loro evidente carattere di autoreferenzialità, per cui esso, così com'è costruito, credo rivesta, in generale, limitato interesse e ancor meno è quello che suscita in noi operatori e cittadini di Catania». * * * CONTROREPLICA di Ambiente Italia (Lorenzo Bono) In seguito alle osservazioni fatte dal dott. Valerio Ferlito, direttore del dipartimento di Tutela Ambientale del Comune di Catania, desideriamo fare alcune precisazioni in merito agli indicatori di Ecosistema Urbano 2004 relativi alle concentrazioni di NO2 ed ai consumi idrici. Per quanto riguarda le concentrazioni di NO2 la città di Catania non sembra essere stata particolarmente penalizzata dal fatto che Ecosistema Urbano utilizzi il solo dato proveniente dalla centralina che ha rilevato la media peggiore nel corso di un anno. Considerando le centraline con i valori peggiori presenti nelle 12 grandi città italiane, Catania si colloca al quarto posto tra i valori più alti registrati. La situazione non cambia se consideriamo il dato medio ottenuto dalle centraline che hanno funzionato più di 274 giorni (75%): Catania registra il secondo peggior valore insieme a Milano e Roma. NO2 val max NO2Val medio Bari 57 36 Bologna 94 54 Catania 87 63 Firenze 86 55 Genova 89 56 Milano 70 63 Napoli 88 60 Palermo 73 58 Roma 86 63 Torino 79 71 Venezia 44 37 Verona 53 40 La scelta di confrontare le aree di maggiore criticità presenti nelle varie città tiene conto del fatto che non tutte le 103 città esaminate presentano una rete di rilevamento rappresentativa dell’intero territorio comunale. Si è quindi cercato di rendere più significativo il confronto tra le grandi aree urbane (dotate di una rete di monitoraggio più ampia) e quelle realtà minori in cui è presente una sola centralina collocata, generalmente, nella zona a più alta densità di traffico. Ovviamente, il rischio è quello di penalizzare alcune realtà con rilevamenti molto disomogenei ed in particolare quelle città in cui la presenza di una centralina è dovuta all’esigenza di monitorare una situazione di inquinamento particolare. Dall’analisi dei dati in nostro possesso, casi di questo tipo sembrano comunque essere una quota marginale e, anzi, si rileva che la presenza di un’area particolarmente problematica è spesso indice di una generale situazione di criticità ambientale. Per quanto riguarda i consumi idrici, ricordiamo che l’indicatore di Ecosistema Urbano fa riferimento ai soli consumi civili, visti come un fattore di pressione sulle risorse e non come un indice di “benessere e qualità della vita”. È stato, comunque, previsto un apposito meccanismo di soglia (posto a 200 litri/abitante/giorno) con l’intento di non premiare in maniera particolare tutte quelle situazioni che, seppur oggettivamente caratterizzate da un minore utilizzo di risorse, possono derivare da gravi carenze idriche e non da comportamenti particolarmente virtuosi.