Neanche una multa al debutto della “Zona 30”
L’esperimento anti-velocità di Mirafiori - da La Stampa del 14.06.2009
15 June, 2009
Francesco Moscatelli
Bisogna solo andare piano, guidando con prudenza e rispetto nei confronti degli abitanti e degli altri utenti della strada. In questo modo si fa meno rumore, si inquina di meno e soprattutto la velocità è più adatta a chi si sposta a piedi o in bici». Firmato Andrea Stara, Presidente della Circoscrizione 2. Sulle intenzioni non c’è nulla da eccepire. Le «Zone 30», nate in Olanda negli Anni Ottanta e ben presto copiate da altri Paesi del Nord Europa, hanno dimostrato di funzionare: a 30 km/h i sinistri tra veicoli provocano danni alle cose, mentre a 50 all’ora l’impatto ha quasi sempre conseguenze gravi sulle persone.
Ieri mattina, però, nelle prime ore di validità del nuovo limite nel quadrilatero compreso fra corso Sebastopoli, corso Siracusa, corso Orbassano e via Guido Reni (10 mila abitanti e una media di 25 mila persone che lo attraversano quotidianamente), l’elogio della lentezza voluto dall’assessore alla Viabilità Maria Grazia Sestero e dalla Circoscrizione 2 si è dovuto confrontare con le brutte abitudini dell’automobilista medio. Che in cuor suo, nonostante i cartelli, le rotonde, gli incroci rialzati e la carreggiata ristretta, continua a sentirsi un pilota di rally prestato all’asfalto. «I nuovi marciapiedi sembrano un’autostrada, tanto sono larghi, ma non ho visto in giro nemmeno un vigile a controllare che la gente rispetti i 30 km/h», racconta con aria sconsolata Maria Macina, mentre riguadagna il portone del suo palazzo, in via Castelgomberto, dopo aver fatto la spesa al mercato. «Ieri i politici hanno fatto il loro giretto in bicicletta, ma alcuni cantieri sono ancora aperti e noi commercianti ne paghiamo le conseguenze - sbuffa Vito Ferro, mani sui fianchi e sigaretta in bocca sull’uscio della gelateria Il Mirtillo - e poi questi lavori andavano studiati un po’ meglio. Guardate la nuova rotonda all’incrocio con via Filadelfia: è così stretta che i bus ci devono passare sopra». Nonostante il parco giochi e le strisce pedonali, dipinte di fresco con il fondo rosso, quella fra via Castelgomberto e via Filadelfia più che una rotonda sembra una chicane. Le macchine arrivano, lanciano un’occhiata furtiva da una parte e dall’altra, e ripartono sgommando. «Complessivamente sono soddisfatto, le rotonde sono molto meglio dei semafori, ma questa storia del limite a trenta all’ora è un’utopia». Francesco Balzano stringe la mano al figlio: «È pericoloso perché le strisce sono troppo vicine alla rotatoria - continua - e nei rettilinei la gente continua a schiacciare l’acceleratore né più né meno di ieri mattina». Non fa in tempo a finire la frase che una Lancia Ypsilon punta verso corso Orbassano tirando tutte le marce, dalla seconda alla quarta. Il signor Balzano sorride e scrolla le spalle. «È una bella idea ma non noto molte differenze - conferma Mary Lenge, commessa in un negozio del quartiere -. Non rallenta nessuno, nemmeno per farti attraversare sulle strisce».
Basta proseguire lungo la strada, però, per trovare cittadini decisamente più entusiasti dei lavori appena terminati. All’altezza di via Boston, per esempio, hanno rialzato l’incrocio: anche il pilota più spericolato, quanto si imbatte in un dosso che minaccia l’incolumità della coppa dell’olio, è costretto a sfiorare il pedale del freno. «Finalmente, eravamo stanchi del bollettino di guerra - racconta Franco Avignano -, hanno appena rifatto il manto di asfalto, perché quello steso quest’inverno cominciava a cedere, ed è tutta un’altra vita». Per Daniele Russo, barista del locale all’angolo, gli incidenti erano diventati una triste routine. «Boom. Succedeva in media una volta ogni quindici giorni. E ogni volta dovevo chiamare l’ambulanza e il carro attrezzi. Ho letto da qualche parte che questo era il terzo incrocio più pericoloso di Torino». Fra una manciata di arachidi e un bicchiere di Campari col bianco anche un cliente vuole dire la sua. «È questione di abitudine, come con la cintura di sicurezza. Vedrete: due vigili, una pioggia di multe, e dopo saranno tutti in giro come agnellini», è convincente. E poi, proprio in quel momento, lungo via Castelgomberto sta passando un ragazzo che sembra veramente intenzionato a rimanere sotto i 30 all’ora. Un santo? L’emblema del senso civico? Magari. Mentre si allontana ronzando, proprio sotto al paraurti, compare la targa di un cinquantino.