\'No alla serrata, ma svela un disagio\'
De Maria, presidente dell´Ascom: irrigidirsi non serve alla città, meglio sedersi attorno a un tavolo e discutere. Chi protesta è gente seria Non c´è la volontà di uno scontro con il Comune
10 March, 2004
SARA STRIPPOLI -------------------------------------------------------------------------------- Giuseppe De Maria, il sindaco dice che non cede ai ricatti. Ma lei davvero è convinto che i bar della serrata di domenica siano in sofferenza per la chiusura di via Roma? «Guardi, non posso non credere a persone che conosco e giudico serie. Domenica ho voluto toccare con mano, sono andato a parlare con i titolari. Ho riscontrato che le ragioni della protesta sono soltanto di tipo economico, non c´è alcuna volontà di dichiarare guerra all´amministrazione». Sta dicendo che lei condivide questa forma di protesta? «No, assolutamente. Io sono contrario a questa chiusura, penso che non faccia bene alla crescita di questa città e agli sforzi collettivi che stiamo facendo negli ultimi tempi per il suo sviluppo. No, non sono d´accordo che i bar del cento chiudano la domenica sera. Se davvero vogliamo attirare turisti e uomini d´affari l´immagine di un centro deserto e inospitale non è di sicuro quella a cui puntiamo. Dico però che se i titolari di questi importanti locali in concorrenza fra di loro si sono uniti per segnalare un problema questo problema esiste». Diamo per scontato che il calo dei consumi sia reale. Il punto però è un altro. Può la scelta dell´amministrazione diventare il caprio espiatorio di una difficoltà commerciale di alcuni? Non le sembra che se i consumi calano le ragioni possono essere altre, la capacità di non incontrare i nuovi gusti dei torinesi, l´imbarazzo a trovare nuove formule? «Può darsi, per questo il mio messaggio indirizzato a sindaco e commercianti è di sedersi attorno a un tavolo e ascoltare le reciproche esigenze. In questo momento le posizioni rigide non aiutano la città». Il sindaco un passo avanti l´aveva fatto, era disponibile a rimandare la chiusura alle 23. La risposta è stato un no secco. Non lo ritiene un atteggiamento di chiusura? «È con tutta probabilità un modo per richiamare l´attenzione». A Chiamparino lei chiede di non irrigidirsi e di ascoltare. Cosa chiede ai titolari dei bar della serrata? «Di tentare di andare oltre e guardare anche agli interessi della collettività. Non serve a nessuno che le luci del centro la sera si spengano. Chiedo un ulteriore sacrificio e un segnale di disponibilità. Penso che in questo momento sia doveroso. Il rischio, altrimenti, è di farsi tutti strumentalizzare. Il risvolto meno positivo sarebbe partire da un aspetto concreto per approdare a una battaglia politica». Lei è sicuro che la politica non c´entri già qualcosa? «Sono sicuro di no, proprio perché parliamo di queste persone, gente che ha investito molto su questa città e per farlo si è anche indebitata. Guardi, se si parlasse di altri potrei anche ammettere, ma in questo caso no. Lo escludo».