Gli italiani tornano a prendere l’autobus
15 April, 2004
Cresce l’uso dei mezzi pubblici: 29,1% nelle grandi città. «Le macchine hanno spese troppo alte e inquinano» ROMA - Voglia di autobus, di lasciare la macchina sotto casa, di aria pulita, di città meno congestionate. Ma anche la necessità di fare i conti con costi sempre più alti. Non siamo di fronte a un cambiamento epocale, per noi italiani ancora così caparbiamente attaccati al mezzo privato, ma il segnale è importante. E non sembri cosa da poco se nei comuni con oltre centomila abitanti i convertiti al trasporto pubblico nel 2003 erano il 23,2% e in quelli con oltre 250 mila abitanti il 29,1%. Perché nel 2000 erano invece rispettivamente il 21,7% e il 25,9%. L’aumento c’è stato. Se la tendenza dovesse persistere, il panorama delle nostre città diventerebbe più europeo. Vedi Londra, lì il trasporto pubblico pesa per il 56%, a Madrid è il 54%, a Zurigo il 48%, a Barcellona il 47%. Solo il dato di Parigi, dove con il 71% il privato vince sul pubblico, sembra avvicinarsi al 72% di persone che scelgono l’auto a Milano, 71% a Roma, 71,4% a Torino. Ma è solo un’impressione, perché nella capitale francese la percentuale comprende tutto l’ hinterland . Gli italiani stanno indietro, e di molto. Però quel segnale in controtendenza fa ben sperare. E avvalora una ricerca presentata dall’Asstra, l’Associazione delle aziende di trasporto pubblico locale, in collaborazione con l’Osservatorio sulla mobilità urbana dell’Isfort, che per gli anni 2000-2003 ha potuto contare su oltre 15 mila interviste telefoniche all’anno, su un campione rappresentativo di popolazione tra i 14 e gli 80 anni. Usiamo ancora molto la macchina e poco autobus e metrò. Ma lo facciamo meno che in passato. Ci muoviamo di meno sia a piedi o in bicicletta (meno 9,4%), sia in moto o in scooter, sia seppur di poco in auto. Ma prendiamo di più i mezzi pubblici. Che cosa è accaduto? Il presidente dell’Asstra, Enrico Mingardi, intravede due spiegazioni: «La congiuntura economica sfavorevole, prendere la macchina costa 312 euro al mese in media, mentre per il pubblico spendiamo 26 euro. Ma anche un crescente disagio verso il congestionamento delle città, l’aria irrespirabile, lo stress da traffico. Cambia la sensibilità, e non è solo un problema di parcheggio». E infatti gli intervistati hanno ben chiare le priorità. Vorrebbero una maggiore offerta e frequenza di mezzi pubblici (51,1% del 2003, in crescita sul dato del 2002, che era il 49,9%), poi incentivi per l’acquisto di mezzi ecologici (44,6%), e solo al terzo posto maggiore offerta di parcheggi (42,1%). Inoltre vedono con favore gli sconti sugli abbonamenti (95%), il divieto di circolare nel centro storico (82,3%) e l’aumento delle corsie preferenziali per gli autobus (85,9%). Perfino favorire l’uso di una sola auto per più persone (il car poolin g ) raccoglie il 72,9% di consensi. Piace meno l’idea di far pagare l’accesso al centro storico (36,9%). Il trasporto pubblico tiene, nonostante tutto. Ma lo si vorrebbe migliore. Chi non usa l’autobus si lamenta principalmente per la sua scomodità (la fermata troppo lontana, si devono prendere più mezzi, 62,9%), oppure per i tempi di attesa lunghi (41%) ma in prospettiva, il 19,2% vorrebbe prenderlo di più. E c’è un dato inquietante, sul fronte inquinamento, che arriva da un’analisi dell’ufficio studi di Leaseplan Italia su dati Aci e che riguarda le auto non catalizzate. In Italia ce ne sono ancora troppe: 13 milioni. E se a Napoli spetta il record negativo, addirittura sei automobili su dieci, anche nel più favorito Nord il valore resta alto: 33,4% a Torino, 34,1% a Milano, 30,6% a Genova. Stanno meglio solo Firenze e Bologna, con il 29,8% e il 29,4%. Mariolina Iossa