Una lumaca chiamata car sharing?
Si diffonde lentamente l'uso dell'auto "condivisa". 1600 gli abbonati alla rete nazionale Ics, più i 450 utenti del MilanoCarSharing (Legambiente). 120 le auto in attività in 7 città italiane
28 April, 2004
di Alessandra Mazzotta Si dice car sharing, si legge ‘auto in condivisione’, o ‘partecipata’. E’ l’auto non posseduta, ma ‘solo’ utilizzata: una vera e propria rivoluzione culturale, insomma. Nato in Svizzera nel 1987 e diffusosi capillarmente negli anni '90 in tutta Europa e in Nord America, il car sharing è sbarcato anche in Italia, dove però stenta ancora a decollare. “Ci va più tempo – avverte Marco Mastretta, direttore dell’Ics (Iniziativa Car Sharing, un vero e proprio circuito nazionale costituito dagli Enti locali a supporto delle imprese nella fase di avvio del servizio) –, perché il cambiamento delle abitudini è sempre lungo e difficile. Ma noi siamo soddisfatti degli esordi e, grazie ai contributi del Ministero dell'Ambiente, ci sono le basi perché questo nuovo prodotto-servizio si affermi in modo stabile e duraturo anche nel nostro paese”. Il car sharing made in Italy, allora? Questi i connotati: 120 le auto in attività nelle sette città italiane (Torino, Modena, Bologna, Venezia, provincia di Rimini, e - fuori dalla rete nazionale Ics - Milano e Bolzano. Ma presto si aggiungeranno all’elenco anche Roma, Palermo, Firenze e Genova). Con un totale abbonati che supera di poco i duemila utenti, di cui 450 quelli milanesi associati al servizio alternativo di Legambiente, l'unico in pareggio di bilancio nonostante non riceva finanziamenti ministeriali. Il segreto? "Aver commisurato il servizio sulle esigenze degli utenti, soprattutto delle famiglie", svela il presidente Andrea Poggio. Tempo di bilanci per questo primo anno e mezzo di car sharing, illustrati durante il 1° Forum Ics tenutosi a Roma il 27 aprile scorso: dal 2002, gli abbonamenti nelle 5 città della rete Ics sono 1.600 (tra privati, aziende ed alberghi), 93 le auto ‘in condivisione’ in strada, 59 i parcheggi di car sharing, un milione e mezzo i chilometri percorsi. Un bilancio soddisfacente, anche se le aspettative erano più alte? “Sì, siamo soddisfatti – sostiene Marco Mastretta, direttore dell’Ics – il servizio sta andando abbastanza bene: confrontando i nostri esordi con quelli di altri paesi stranieri, come ad esempio la Germania, la nostra curva di crescita è più rapida. L’interesse da parte degli automobilisti è crescente (oggi secondo un sondaggio più del 53% dei ‘patentati’ conosce il car sharing, contro il 15% del dicembre 2001) e, grazie al contributo del Ministero dell’Ambiente, il servizio si sta sviluppando bene: insomma, ci sono le basi perché si affermi in modo stabile”. Anche se, avverte Alberto Santel, dell'associazione Città Mobile e consulente del Comune di Genova, "Per far sì che il car sharing decolli in Italia bisogna fare più pubblicità. E poi, soprattutto, correggere la disponibilità di vetture, troppo bassa per il prodotto che si vuole vendere. In questo modo sorgono problemi di gestione perché non si riescono a soddisfare i potenziali clienti sparpagliati per la città. L’iniziativa andrebbe dunque tarata con un investimento più alto di vetture". Ma come funziona esattamente il car sharing? “Il car sharing è un servizio di mobilità alternativo, complementare al trasporto pubblico locale, che consente agli utenti di condividere una flotta di automobili di diversa tipologia – si legge nei comunicati dell’Ics -. I veicoli sono disponibili 24 ore su 24 in aree di parcheggio riservate e distribuite capillarmente sul territorio”. La stessa auto nell’arco della giornata viene dunque utilizzata singolarmente da più persone, in momenti diversi, pagando solo l’uso effettivo. L’obiettivo: fornire la soluzione ideale per spostamenti brevi e frequenti salvaguardando la libertà di mobilità individuale, utilizzando veicoli a minimo impatto ambientale al fine di contrastare l’incidenza negativa del traffico veicolare sull’ambiente cittadino. "L'operazione car sharing - ha sottolineato il Ministro Altero Matteoli durante il Forum - è soprattutto un'operazione culturale. Alla base vi è una filosofia che vuole cambiare il rapporto dell'uomo con l'auto, non più un possesso, ma un mezzo da utilizzare quando è necessario. Un’auto in car sharing costa meno, rende di più ed ha effetti positivi sull'ambiente". Se si calcola che per ogni auto car sharing si risparmiano 5-10 vetture private, sono state allora dalle 600 alle 1200 le auto tolte dalla strada nelle sette città. E scusate se è (ancora?) pochissimo.