Solarexpo, come sostenere il risparmio energetico?
Spunti e resoconto dal nostro inviato
24 May, 2004
di Antonio Montinaro Dal 20 al 22 Maggio si è tenuta a Vicenza, nei padiglioni della Fiera, la quinta edizione di SOLAREXPO, Mostra e Convegno internazionale su energie rinnovabili, generazione distribuita e architettura sostenibile. L’affluenza del pubblico e degli espositori ha segnato un grande successo rispetto all’edizione precedente, e nel programma convegnistico sono stati affrontati i problemi fondamentali alla base delle difficoltà della diffusione delle fonti rinnovabili. Le tecnologie, ampiamente esposte, mostrano come dal punto di vista tecnico e tecnologico gli strumenti siano maturi per un massiccio utilizzo anche in Italia, ma allora dove nascono i problemi? I costi: alcune tecnologie, prima fra tutte il fotovoltaico, sono ancora molto costose per via di alcune peculiarità tecniche ma soprattutto per l’assenza di un mercato degno di questo nome che possa muoversi senza i criteri assistenzialistici del sostegno dei finanziamenti statali. Il quadro normativo e legislativo: alcune regole non sono ancora state definite anche se a breve il Ministero delle Attività Produttive darà un quadro certo e definitivo, si tratta del passaggio dai finanziamenti in conto capitale ai finanziamenti in conto energia. Incentivi sì, incentivi no. Come sostenere il risparmio energetico? Parlano gli addetti ai lavori. Il SOLAREXPO di Vicenza è stato un momento di confronto oltre che di esposizione. Di confronto sulle tendenze generali delle fonti rinnovabili, sulle modalità di sostegno da parte dei vari soggetti pubblici all’attivazione di un vero mercato del risparmio energetico. Da tempo sono allo studio del governo misure di finanziamento per chi, pubblico, impresa o privato, voglia utilizzare tecnologie per la produzione di energia a basso impatto ambientale. Non che fino ad ora siano mancati interventi di sostegno pubblico alle rinnovabili o al risparmio energetico, ma queste modalità sono considerato ormai da tutti gli addetti ai lavori non idonee per un nuovo mercato delle tecnologie. Lo Stato, le Regioni e le Province concedono finanziamenti il più delle volte in conto capitale per chi vuole installare dei pannelli solari sulla propria abitazione o azienda, ma questo meccanismo pare ormai insufficiente per vari motivi: innanzitutto i bandi a singhiozzo fanno innalzare il numero di interventi solo in occasione dell’uscita del bando, quindi dalla chiusura alla sua riapertura il mercato stagna nell’indifferenza di tutti; poi, il finanziamento, utile sicuramente, coprendo il più delle volte una parte della spesa sostenuta per realizzare l’impianto non premia l’alta produttività dell’impianto stesso, perché più grande è la taglia dell’impianto maggiore sarà il finanziamento, e l’aspetto più importante è avere più finanziamenti pubblici possibili: si arriva al paradosso che per avere più soldi di contributo, si facciano impianti smisurati al fabbisogno effettivo. La tendenza è quella di attivare dei meccanismi per cui venga finanziata, pagata e comprata dai grandi distributori di energia elettrica l’energia realmente prodotta da un impianto con fonti rinnovabili, quindi ad emissioni zero. Questo comporterà impianti più efficienti e una continuità del guadagno che ogni singolo micro-produttore di energia potrà avere. Il tutto accompagnato da un sistema che obbliga i distributori di energia ad avvalersi di titoli, certificati, acquisibili su un apposito mercato con i quali si controbilanciano le emissioni di gas climalteranti dei loro impianti. Quindi se il grande produttore di energia con fonti tradizionali non produce una quota di energia da fonti rinnovabili dovrà acquistare questi titoli da chi l’energia pulita invece la produce. Ai convegni di Vicenza tali questioni sono venute fuori negli interventi dei vari addetti ai lavori, formatori, rappresentanti delle aziende produttrici di tecnologie pulite, associazioni. Durante il convegno dal titolo “Promozione, Innovazione e nuovi mercati per il solare termico” Sergio D’Alessandris, di Assolterm (Associazione Italiana Solare Termico, associazione delle aziende produttrici di tecnologie per il solare termico) dopo aver fatto il punto della situazione sulla diffusione del solare termico in Italia e i confronti con il resto d’Europa, ha esposto le politiche di successo che altri paesi o regioni dell’Europa hanno adottato per sviluppare il loro mercato. Germania, Austria, Spagna e Trentino Alto Adige hanno scelto la strada degli incentivi finanziari per arrivare ad essere i paesi con le percentuali di pannelli installati più alte del continente. Agli incentivi, alcune città della Spagna, hanno affiancato, per le nuove costruzioni, l’obbligatorietà (Barcellona) di installare sui tetti pannelli solari per la produzione di acqua calda sanitaria. In Grecia ha funzionato benissimo una forte campagna pubblicitaria di Pubblicità Progresso. Quindi Assolterm sembra molto favorevole alla presenza di incentivi finanziari che possano avviare un mercato stabile delle rinnovabili. Tipologia di incentivi? Conto capitale o sistema di bandi aperti, cioè sportelli continui di finanziamento. Luciano Barra, del Ministero delle Attività Produttive, ha parlato delle intenzioni del governo per quanto riguarda il passaggio dalla modalità di finanziamento in conto capitale al conto energia, proponendo l’entità dell’incentivo per l’energia termica prodotta dai pannelli solari, intorno ai 200€/tep (tonnellata di petrolio equivalente), valutando il risparmio annuo di energia termica prodotta con fonti rinnovabili variabile fra 0,065 e 0,26 tep/mq di pannello installati, variabile secondo la fonte energetica sostituita. Queste misura saranno presto rese effettive. Pochi pannelli sui tetti, di chi è la colpa? Secondo Mario Gamberale, del Ministero delle Attività Produttive, la colpa è delle istituzioni e delle imprese. Il Libro Bianco delle Fonti Rinnovabili prevedeva che al 2010 in Italia ci dovessero essere 3 milioni di metri quadri di panelli installati: risultato impossibile, ai tassi attuali di crescita delle installazioni! Di più: se fosse stata applicata correttamente la Legge 10/91 quegli obiettivi sarebbero stati forse raggiunti, con un numero di nuovi edifici di circa 250.000 all’anno. Dimostrazione che il finanziamento in conto capitale ha funzionato sì come ossigeno per le imprese produttrici ma non ha innescato nessun mercato duraturo. In conclusione il Ministero tenderà a non emettere più finanziamenti a fondo perduto, spenderà tutto in comunicazione sulle fonti rinnovabili (e sul risparmio energetico, si spera), sostegno al sistema di certificazione e controllo del risparmio energetico, promozione di piani comunali con misure obbligatorie. I vecchi bandi di finanziamento? Alle regioni e alle province che hanno la facoltà di farlo. Gaio Croci, del Circolo Solartermia, è pienamente d’accordo con l’idea di una massiccia campagna di comunicazione per la diffusione delle tecnologie pulite al posto dei finanziamenti a fondo perduto per interventi spot. La Provincia di Torino, per bocca di Silvio Denigris, ha attribuito la buona riuscita delle sue politiche energetiche ad un mix di formazione a vari livelli coinvolgendo le associazioni di categoria, di sostegno alla progettazione di interventi di risparmio energetico, di incentivi alla loro realizzazione e di forte pubblicizzazione dei risultati ottenuti.