BICICRAZIA : PEDALARE PER LA LIBERTA’
Il libro di Zenone Sovilla. Un'intervista all'autore
17 June, 2004
Intervista a Zenone Sovilla di Pasquale De Vita (Napoli) La quarta di copertina del libro: "Bicicrazia, pedalare per la libertà" di Zenone Sovilla (Saggistica, maggio 2004) la dice tutta sul pensiero di questo giornalista ecopacifista , fondatore del sito Nonluoghi (http://www.nonluoghi.it) e della omonima casa editrice: " Uno dei risultati del pensiero unico neoliberista applicato alla società è l'esplosione del traffico motorizzato. Le conseguenze più dannose di questo fenomeno si articolano su vari livelli: tra i più vistosi, il soffocamento dei centri abitati, che genera malattia e morte di esseri umani. In un sistema complessivo in cui l'individuo e la collettività devono accollarsi i costi sociali provocati dalle dinamiche del mercato, sono in ritardo anche le iniziative istituzionali per rendere all' universalità dei cittadini, almeno, l'aria pulita. I fallimenti di queste politiche sono addebitabili, tra l'altro, all' ottuso ostruzionismo nei confronti della bicicletta." Abbiamo avuto modo di approfondire questi temi con lo stesso autore del libro, il quale sarà presentato venerdì 18 giugno 2004 a Trieste dalle ore 18 nell' Aula Magna della Scuola per Interpreti e Traduttori di Via Filzi 14 . L' incontro, dal titolo : "Bicicrazia : libertà di movimento e potere diffuso nell' epoca dell' economia di guerra e dell'aggressione all'ambiente" e' stato organizzato dal CUSRP , il Centro Studi e Ricerche per la Pace dell' Università di Trieste. REDAZIONE : Perché "bicicrazia"? Come mai ha scelto di adoperare questo neologismo dal sapore antico? Insomma, Lei , alla stregua di un Platone postmoderno, prefigura una società in cui a governare non siano i filosofi ma i ciclisti? SOVILLA: Innanzitutto auspicherei una società in cui a tutti sia quantomeno concesso di andare in bicicletta. Infatti è una questione imprescindibilmente politica potere utilizzare il proprio corpo per muoversi oggi, nel senso che il modo in cui ci muoviamo – che ci è consentito dal sistema – è necessariamente determinato dalle dinamiche che regolano l'economia. REDAZIONE : Il titolo della conferenza di Trieste fa riferimento ad una " epoca dell' economia di guerra". Ma allora, secondo lei, siamo in guerra a tutti gli effetti? SOVILLA : Il traffico è la metafora bellica per eccellenza. Le leggi del mercato sono crudeli e aggressive. E' una guerra che in teoria non dovrebbe fare vittime, o almeno così insegnano nelle facoltà di economia; ma non è solo una guerra di numeri, denaro e profitti. In realtà produce morti e malati. E ad avere la peggio in una economia liberista sono sempre quelli che hanno meno soldi in tasca. REDAZIONE : Nella sua analisi dei costi sociali del mercato, in riferimento ai trasporti, Lei ha riportato delle cifre impressionanti. Potrebbe farci un esempio? SOVILLA : Un' indagine pubblicata dall' ANPA in collaborazione con il Ministero della Sanità stima che ogni anno in Italia ci sono almeno 3500 morti per inquinamento atmosferico (ed è una stima per difetto). La quota principale dell' inquinamento delle città è per il 70 % rappresentata dalle emissioni del traffico. REDAZIONE : Nel caso della mobilità si pone anche un problema di rinnovabilità delle risorse… SOVILLA : Senza dubbio. Per spostarsi viene utilizzato un carburante che da un lato inquina e dall' altro viene ad impoverire delle risorse che non sono rinnovabili. REDAZIONE : E cosa mi dice dell' idrogeno? SOVILLA : L' idrogeno potrebbe risolvere in parte l'aspetto emergenziale del problema, ma non avrebbe un impatto sostenziale sul sistema economico. Non credo che una società all' idrogeno possa porsi come reale alternativa. REDAZIONE : Per venire all' immediato futuro, come si fa a coniugare la presenza della bici con il traffico automobilistico? Si tratterebbe di una convivenza pacifica, una sorta di riserva "indiana" per ciclisti oppure propone proprio un cambiamento radicale alle basi delle infrastrutture, della cultura e della mentalità collettive? SOVILLA : Bicicrazia significa proprio che ci troviamo di fronte ad un problema politico, e quindi culturale. E' difficile immaginare il passaggio ad una società in cui si vada prevalentemente in bicicletta, senza mettere in discussione molti aspetti dell' attuale organizzazione della convivenza. Se la questione urbanistica in particolare e ciclistica in generale venissero messe al centro del dibattito culturale e della questione sociale e politica, andrebbero ad interessare altri aspetti del sistema, e a mettere in discussione l' attuale modo di produrre, di consumare, di lavorare. REDAZIONE : E, in questa società che lei auspica, quale dovrebbe essere il ruolo dei mezzi pubblici ? SOVILLA : Anche questo è un tema importante. Nel libro viene riportata l'esperienza di Paesi extraeuropei, che ci mostra come l' uso dei mezzi pubblici possa essere combinato in modo proficuo con quello della bicicletta. La mobilità può modificarsi, creando dei modi semplici di interscambio. Per esempio, si potrebbe consentire al ciclista di salire sull' autobus con la bici, oppure di avere alla fermata dei parcheggi sicuri per le bici, a seconda delle esigenze. Una mobilità alternativa ideale vede mezzi pubblici e biciclette in un piano complessivo di interscambio. Ovviamente, da affrontare in prima battuta c'è la questione degli spazi, normalmente occupati dalle automobili. REDAZIONE : Proprio riguardo alle auto, volevo chiederle come e se è possibile , secondo lei, rompere il "sortilegio" dell' auto, mezzo sempre più diffuso e - come vantano numerose pubblicità - capace di andare " da 0 a 100 km/h in pochi secondi" - senza peraltro tener conto dei limiti di velocità… SOVILLA : In quanto ai limiti di velocità, posso dirle che alcuni Paesi europei li hanno abbassati – in controtendenza rispetto a noi, purtroppo – con azioni la cui ratio è da ricercare tanto nella sicurezza , quanto nel tentativo di ridurre le emissioni nocive. D'altronde un veicolo a combustibile fossile, più va veloce, più consuma e – ovviamente- più inquina. REDAZIONE : Insomma, questa bicicletta non la si vuole prendere sul serio… SOVILLA : Allo stato attuale no, purtroppo. Eppure bisogna farlo, creando i presupposti affinchè la comunità si renda conto della drammaticità del quadro ed abbia un' alternativa concreta. E' un lavoro culturale ed infrastrutturale, affinchè le persone si rendano conto che possono muoversi più comodamente ed in modo più sano e sicuro senza utilizzare l'automobile. Per farlo c'è bisogno di tempi lunghi ed è importante porre al centro dell' attenzione questi problemi, che nel dibattito italiano sono , pe utilizzare un eufemismo, posti ai margini. Di queste cose non discutiamo, nonostante nelle città si soffochi. Le istituzioni non mettono in discussione l'attuale modo di produzione, anzi, lo celebrano e lo perpetuano , rifiutandosi di veicolare un' informazione di per sé evidente e sotto gli occhi di tutti : che il sistema economico sta sottraendo alle persone anche l'aria pulita nelle città in cui vivono. E' un fallimento di proporzioni talmente vaste che è necessario farne emergere le contraddizioni; e un modo efficace per farlo è sicuramente ragionare sulle possibilità della bicicletta. REDAZIONE : Invece pare che questi temi all' estero godano di maggiore interesse, considerando la sua esperienza alla conferenza internazionale "Velo Borealis" nel 1998 a Trondheim in Norvegia. Di tali tematiche si occupa anche il movimento Critical Mass, nato a San Francisco. Lei si rifà anche a loro? SOVILLA : Sono stato fondatore di un gruppo di amici della bici venti anni fa ; tuttavia non mi sono mai radicato tanto in un luogo per poter partecipare in modo attivo ad azioni che adesso spero di poter riprendere. All' estero si parla di più di questi temi e soprattutto in quei Paesi – come quelli scandinavi – in cui il politico e la comunità in generale è stata più refrattaria all' introiezione dei valori mercantili puri. In tali Paesi vi è una certa tradizione livellatrice, in virtù della quale i ricchi sono meno ricchi e i poveri meno poveri, e la convivenza sociale è meno una battaglia di tutti contro tutti. Invece, l'idea che domina da noi – con propulsioni liberiste fortunatamente in parte frenate dal voto europeo – è quella di una competizione che dovrebbe farci progredire ed invece ci uccide, ma non vogliamo confessarcelo. REDAZIONE : Ma qual' è il suo rapporto con queste due realtà apparentemente diverse: la tecnologia da una parte e la bicicletta dall' altra? SOVILLA : La bicicletta è a tutti gli effetti una innovazione tecnologica, lo è stata e lo è ancora, considerando la velocità media in cui si procede in certe metropoli; e rappresenta ancora il mezzo di locomozione più veloce per un essere umano in determinati spazi. Credo che possa essere sfruttata meglio nelle sue varie possibilità di adattamento. Infatti esistono tandem, biciclette con portabagagli, con il carrello al traino, insomma, la bici ci offre un ampio ventaglio di possibilità. REDAZIONE : Dunque, lei non è fra coloro che predicano il ritorno a modelli di vita privi di tecnologia e primitivi? SOVILLA : Sono affascinato da questa idea di vita. Eppure io preferisco il pragmatismo al fondamentalismo. Io propendo sempre per prendere in considerazione ciò che è razionale. REDAZIONE : Insomma, nessun luddismo postmoderno volto alla distruzione stavolta delle automobili…. SOVILLA : Assolutamente. Dobbiamo fare i conti con un processo che ci ha ridotti nello stato in cui siamo e dobbiamo trovare il modo di uscirne senza suscitare nella gente rifiuto, ma curiosità ed interesse, e possibilmente, simpatia e coinvolgimento degli altri. REDAZIONE : Non a caso nel libro lei parla della bici come strumento di socialità…. SOVILLA : Mettere la bici al centro della mobilità ; rendere possibile muoversi in bici e separare il traffico ciclistico da quello automobilistico ; creare percorsi , in città e fuori, dove si possa andare in bici in tutta tranquillità , fermarsi, parlare con gli altri. Tutto ciò riattiverebbe i circuiti sociali, ridando forza al senso di comunità, con una immancabile critica all'attuale quadro politico ed economico. Con un gran desiderio di riappropriarsi degli spazi ma anche del corpo. Sono convinto che la bicicletta, vista in questi termini, possa fornire un importante contributo al cambiamento.