Il j´accuse di Ferrero "Un catino orribile"
Il direttore della Fiera del libro giudica il "Valdo Fusi"
02 July, 2004
Il piazzale è ancora un cantiere polveroso: "La costruzione centrale sembra una baita" SARA STRIPPOLI Nel piano iniziale, era il 1997, il parcheggio doveva diventare una «valle verde»nel cuore della città. Un parcheggio quasi ecosostenibile. Sette anni dopo - nel 2000 il «licenziamento» del team di architetti (Francesco Dolza, Piero Felisio e Massimo Crotti) che aveva firmato il progetto vincitore - a pochi giorni dall´inaugurazione del parcheggio previsto per lunedì, piazzale Valdo Fusi è ancora un cantiere polveroso. Una costruzione massiccia, un accenno di prato verde che cresce sulla discesa delle due rampe. Vicino al gabbiotto dei lavori il cartellone di quello che sarà, due muri sul lato di via Giolitti e via Cavour alleggeriti da paratie in vetro, il verde sui due pendii, gli alberi davanti al palazzo settecentesco del museo di Scienze naturali. In centro l´edificio centrale con tetto in vetro e lamellare affiancato da vasche, che viene definito «serra». Ernesto Ferrero, direttore della Fiera internazionale del libro, la chiama invece «la baita». Dice: «passo da piazza Valdo Fusi ogni giorno per andare in ufficio e francamente non capisco. Mi hanno insegnato che la bellezza estetica è anche legata alla funzionalità ma a dir la verità non riesco a comprendere cosa ci sia di funzionale in quel brutto catino con quell´orrenda baita e quei muri alti di cemento. Potranno anche essere coperti o alleggeriti ma chiudono l´orizzonte sulla piazza». Se una strada doveva essere percorsa, dice Ferrero, quella era la via della semplicità e della massima razionalità. Esempi ce ne sono molti, i parcheggi nelle grandi piazze d´Europa, qualche albero, le rampe di accesso a livello terra, il minimo impatto visivo, l´identità di un luogo che non viene stravolta. «Per dirla con il pittore francese Delacroix, una sua frase che amava tanto citare Lalla Romano, il brutto nasce dalla volontà di abbellire. Quando si deve per forza abbellire in realtà si fanno danni. E questo mi sembra il caso. Troppi arzigogoli, troppa voglia di arredare senza riuscirci». Piazzale Valdo Fusi, la Camera di Commercio, un museo poco valorizzato, l´ospedale oncologico "San Giovanni Vecchio" nel cuore della Torino borghese a due passi da piazza Cavour e da piazza Maria Teresa. «A dir la verità - dice Ferrero - per me piazzale Valdo Fusi era soprattutto un comodo parcheggio alberato, funzionale in questa parte di città. Non è la destinazione che critico, mi va benissimo che la piazza ospiti un parcheggio. Quello che contesto è il tentativo di essere creativi a tutti i costi, di dimostrare di essere molto intelligenti aggiungendo e sommando inutili decori di cui non si comprende la funzione. Qui non c´era affatto bisogno di dimostrare nulla. Si poteva giocare con la palla rasoterra senza tentare di farla volare in alto, per usare una metafora. Tanto così non è, è talmente evidente». La piazza come l´avrebbe voluta: «Un intervento di grande semplicità che sarebbe costato anche molto meno facendo risparmiare al Comune un bel po´ di soldi. In superficie un giardino d´inverno».