Contro i gipponi in città. E sullo smog estivo
05 July, 2004
Se ci fosse stata davvero la “finanza creativa”, l’ex ministro Tremonti avrebbe potuto prendere spunto dall’idea del governo francese – sì, francese, non tedesco – di tassare per tremila euro i fuoristrada 4 x 4 e gli altri veicoli più energivori. In Italia pare che questi gipponi siano circa mezzo milione, e solo in piccola parte la loro utilizzazione è giustificata da necessità di lavoro per stradine impervie. Nel giro di poche settimane ha preso corpo in mezza Europa una campagna contro la fastidiosa ed energivora presenza di questi assurdi status symbol nelle città. L’idea di tassazione del governo francese riguarda un sistema di vantaggi e svantaggi per indurre all’uso dei veicoli meno inquinanti e che consumano meno, ma nella città di Parigi il consiglio municipale ha proposto un pacchetto di misure che si avvicinano quasi a una messa al bando. Divieto di circolazione nelle giornate di peggior qualità dell’aria, divieto nelle zone più storiche o naturali della metropoli, esclusione dei 4 x 4 dalla tariffa scontata di sosta dei residenti. E più in generale, la proposta dei Verdi parigini (che prendeva spunto da uno sfogo del sindaco di Londra contro chi tiene in città i Suv, Sport Utility Vehicules) approvata dalla maggioranza del consiglio di Parigi, prevede di considerare queste auto-jeep come le sigarette: chiede dunque di promuovere campagne di pubblicità negativa, e di impedire la pubblicità positiva. La proposta è stata ripresa in Italia da Legambiente ed ha avuto subito qualche parziale successo mediatico. Sul sito del Corriere. It un partecipato sondaggio ha dato una maggioranza del 62% alla messa al bando dei gipponi nelle città. E’ interessante che almeno da un punto di vista culturale questo epigono esasperato del modello automobilistico, ingombrante pericoloso ed energivoro (spesso più di un litro per 5 kilometri), venga costretto alla difensiva. *** Polveri alte a Roma il primo venerdì di luglio, con conseguente blocco parziale del traffico. Allarme ozono in varie città quando ci sono sole e caldo, con conseguente….nulla, perché si dice che bloccare il traffico non serve a far scendere le concentrazioni di ozono. Sta di fatto che nonostante il calo estivo di auto e moto dovuto alla chiusura delle scuole e al parziale inizio delle ferie, le emissioni da traffico continuano a essere alte. Molti ignorano che il biossido di azoto - e altre sostanze emesse soprattutto dai motori a gasolio e benzina- sono i precursori dell’ozono che respiriamo, dell’ozono a terra insomma ( non del buco dell’ozono, che è tutt’altra cosa). Una mappa che ho recentemente visto sulle medie dell’estate scorsa in Europa dava – tanto per cambiare – le concentrazioni più alte in alcune zone italiane, segnatamente in Pianura Padana. E’ vero che tra il momento in cui le sostanze escono dalla marmitta al momento in cui l’ozono supera le medie considerate di nocività passa del tempo e passano processi complessi, ragion per cui non si fanno i blocchi del traffico per farlo calare. Ma per rispettare le direttive europee sull’ozono è comunque sulla quantità e qualità del traffico che si dovrebbe intervenire. (In Francia e in Svizzera ci sono “allerte ozono” che fanno scattare provvedimenti di incentivo ai mezzi pubblici e limitazioni almeno di velocità per i privati). Ovvio? Mica tanto se penso che due giorni fa ho son stato a discutere con un fabbricante di centraline misuratrici dello smog – cioè con un addetto ai lavori - ancora convinto che il riscaldamento invernale abbia una parte preponderante. Mica tanto se penso a quanto il tema del disinquinamento sia stato assente dalla recente campagna elettorale, con la parziale eccezione di Bologna. E mica tanto ovvio soprattutto se si guardano cifre come questa fornitami dall’Aci. Nel 2003 nella sola Roma sono stati immatricolati 329 mila veicoli tra auto, moto e vari e invece ne sono stati demoliti solo 116 mila. Quindi ci sarebbero più di due immatricolati e mezzo ogni demolito. Il contrario della proporzione che ci vorrebbe per – è il caso di dirlo- risanare i “conti pubblici” della salute collettiva. *** Un saluto in conclusione agli amministratori del comune di Montecorvino i cui cittadini hanno bloccato l’Italia contro una discarica. Non si blocca l’Italia contro una discarica e soprattutto non si bloccano i treni, ma vorrei sottolineare che a Montecorvino oltre il 70% dei rifiuti viene raccolto in modo differenziato, quindi viene recuperato. Tanto di cappello. Se tutti quelli che protestano contro discariche e inceneritori portassero i loro comuni al 70% di raccolta differenziata…