Eolico: l'Italia è ancora indietro
Solo quarti in Europa. La Spagna al terzo posto mondiale per la produzione eolica
30 August, 2004
C'era il tempo in cui contro i mulini a vento si combatteva, a cavallo di un fido destriero, lancia in resta. Oggi invece ai mulini a vento si guarda con un certo interesse. Sarà il prezzo del petrolio salito a vette che si pensavano inavvicinabili fino a poco tempo fa, sarà che lo stato del pianeta indica chiaramente che l'unico futuro immaginabile è quello in cui le fonti rinnovabili reciteranno il ruolo del leone nel campo dell'approvvigionamento energetico... Ma L'Italia donchisciottesca sembra ancora a cavallo del suo ronzinante. In ritardo nello sfruttamento delle fonti rinnovabili, soprattutto per quel che riguarda l'energia eolica. La Spagna di Cervantes, invece, può a buona ragione mostrarsi come un modello per tutto il continente: dal vento oggi quel paese ricava qualcosa come il 6% di tutta l’elettricità che consuma. Vale a dire centinaia di milioni di barili di petrolio risparmiati. Vale a dire l'equivalente della produzione di due centrali nucleari di media dimensione. In Europa la situazione dell'eolico è a macchie di leopardo: dopo Germania (che si attesta su 14600 Megawatt) e Spagna, si piazza la piccola Danimarca, che ha una produzione di più di 3.000 Megawatt di energia eolica ed è capace con questa di coprire il 20% del fabbisogno del paese. Segue l'Italia, con un dignitoso quarto posto, ma su un altro ordine di grandezza: poco più di 900 Megawatt. È recente l'annuncio dato dall'Enel sulla prossima costruzione di 71 nuovi generatori eolici da 1.5 Megawatt, che porteranno la potenza prodotta dall'energia del vento verso un primo traguardo di 1.000 Megawatt. Un magro traguardo, se si considerano le possibilità del nostro paese, che in alcune regioni, come in Sardegna e lungo le dorsali appenniniche, non è meno ventoso della Spagna.