Inquinamento, nucleare ed effetto serra
La conferenza di venerdi' sulla politica ecologica dell'energia dei trasporti
15 November, 2003
Nunca mais: mai più Chernoobil, mai più Prestige. Basta con l'inquinamento, con l'effetto serra e con un modello di sviluppo energetico insostenibile ed irresponsabile. Questo lo slogan della conferenza di venerdi' pomeriggio a Saint Denis, intitolata "Politica ecologica dell'energia dei trasporti: la politica energetica, la questione nucleare, la lotta contro l'inquinamento, l'effetto serra, la regolamentazione dei modelli di trasporto". A parlarne, esponenti di associazioni e gruppi ambientalisti europei e non, da Legambiente agli inglesi Friends of Earth. Problemi e proposte che toccano un po' tutti i nervi scoperti della questione ambientale nel discorso iniziale del greco Kostas Diakos (Ecologists). "Lo sviluppo deve tenere conto che le risorse sulla terra non sono illimitate. Il nucleare è pericoloso per l'equilibrio dell'uomo e dell'ambiente. Ed è inoltre una scelta energetica antieconomica (pensiamo a Chernoobil). Serve allora una politica energetica compatibile con l'ambiente, in cui l'uomo sia soggetto e non oggetto. L'azione dell'uomo deve essere compatibile con un modello ecologico: diciamo allora si' all'eolico, al solare e al riciclaggio dei materiali. E no al nucleare". In tema di trasporti la condanna è netta, anche da un punto di vista morale: "Il passaggio all'auto ha cambiato lo stile di vita delle persone, che sono diventate più individualiste. Oltre ad aver provocato gravi conseguenze per l'inquinamento ambientale. Occorre ritornare ai trasporti comuni, come il treno, il tram, ed occorre spostarsi in bici e a piedi, perché è utile oltre che per la salute dell'ambiente anche per quella fisica e morale dell'uomo". Nucleare e trasporti anche nell'intervento di Maurizio Giubbotti di Legambiente. "C'è un legame strettissimo tra le questioni ambientali e quelle sociali. Viviamo in un mondo in cui il 20% della popolazione mondiale sfrutta l'80% delle risorse, in cui più di un miliardo di persone tirano avanti con meno di un dollaro al giorno, in cui gli agricoltori bianchi in Africa consumano il 60% dell'acqua del paese per scopi irrigui: risulta impossibile avere e costruire pace con queste premesse. E' indispensabile allora cambiare l'attuale modello di sviluppo. Ed è indispensabile affrontare la questione energetica e quella dei trasporti, anche per il diritto inalienabile alla salute delle persone. Non dimentichiamo che nelle nostre capitali europee un terzo dei bambini soffre di malattie respiratorie già nei primi due anni di vita, proprio a causa dell'inquinamento. E' ora che l'Europa si distingua, che prenda una posizione decisa per il protocollo di Kyoto e per la riduzione delle emissioni di gas serra". Parlando di trasporti si apre il capitolo del trasporto marittimo, dolorosissimo se associato al nome del Prestige. "Abbiamo assistito ad una delle più grandi catastrofi naturali mai avvenute in Europa - dice Maria Xose Vazquez dell'associazione Nunca Mais Galice. "Il Prestige ha inondato il mare di spazzatura, distruggendo un intero ecosistema e riversando sostanze altamente pericolose anche per la salute dell'uomo, perché altamente cancerogene. Siamo molto arrabbiati col nostro governo che ha permesso questo e con la Comunità europea che non sta rispettando gli accordi firmati. La vostra solidarietà è stata l'unica cosa che ci ha aiutato a superare questa terribile catastrofe". Applausi calorosi, parte anche un coro di "nunca mais". Da un disastro all'altro, si torna sul tema del nucleare. Tema caldissimo, soprattutto in Francia, dove c'è praticamente un reattore per ogni milione di abitanti. "La Francia è il regno del nucleare", afferma Stephane Lhomme del Réseau Sortir du Nucléaire-France. "Non ci rendiamo conto del rischio di catastrofi e del problema delle scorie, che lasceremo in eredità ai nostri posteri. Abbiamo dimenticato Chernoobil e i suoi piccoli mostri deformati. Dobbiamo dire basta a tutto questo, dobbiamo uscire dal nucleare, dobbiamo cercare alternative e sforzarci di consumare il minimo di energia a nostra disposizione". "E' possibile un altro modo di produrre energia - gli fa eco il collega inglese di Friends of the Earth -. "Molti governi si rendono conto del problema del clima e della pericolosità del nucleare, ma si comportano in modo ipocrita, perché sono coinvolti con le multinazionali che gestiscono l'energia. Se vogliamo creare un altro mondo, più sostenibile, dobbiamo combattere contro l'inquinamento, e contro la creazione di nuovi pericoli per l'ambiente". Un altro modello dunque, alternativo, che è quello che chiede anche il relatore Nasimul Haque (RACF-Bangladesh): "Ho riflettuto su una cosa: domandando sempre maggiori servizi energetici, noi autorizziamo i nostri governi ad inquinare. Forse è una riflessione da filosofo gandhiano, me ne rendo conto. Ma se le persone capissero che le risorse energetiche sono limitate potrebbero fare qualcosa di buono tutte insieme". Innanzitutto serve un esempio, un buon esempio: "I paesi ricchi dovrebbero dare il buon esempio a quelli più poveri, proponendo loro un modello di sviluppo energetico sostenibile, alternativo a quello nucleare e petrolifero. Cosa succederebbe all'ambiente se la Cina, l'India o anche il Bangladesh adottassero lo stesso modello irresponsabile degli Stati Uniti?" Scenari da Apocalypse Now. Come quelli prospettati dal turco Kaya Guvenç (Union of Chamber of engeeners and architects of Turkey). "Attualmente le emissioni di monossido di carbonio sono da imputare per i tre quarti ai paesi ricchi, ma quelli poveri stanno aumentando i loro consumi, la loro produzione e dunque le loro emissioni, visto che non hanno la possibilità di sviluppare tecnologie ecologiche. Dobbiamo cercare di rimediare a tutto questo, e lo possiamo fare solo se saremo uniti e lavoreremo tutti insieme".