La giornata europea senz'auto
17 November, 2003
Piccola premessa: una notizia utile per fare qualcosa di buono, o almeno per litigare proficuamente. Quest’anno cade di lunedì la nuova (sesta)edizione della Giornata Europea senz’auto del 22 settembre, che era stata inventata in Francia dalla ministra Voynet e si è poi allargata a macchia d’olio. L’anno scorso era stata una domenica ecologica ( facile) due anni fa era caduta di sabato (un po’ difficile). Bloccare il traffico di lunedì è un po’ più impegnativo ma questo è lo spirito della giornata e sarà interessante vedere chi ha il coraggio di farlo su un’area e un orario impegnativi. * * * Finito il caldo (così pare) è ricominciata la vita cittadina, verso l’autunno. Nella vita personale, in genere, questo il momento in cui si dimenticano, per lo più, o si attuano, talvolta, i buoni propositi concepiti durante le vacanze. Del tipo: farò ginnastica, andrò in bicicletta, mangerò meno grassi, cercherò di lavorare di meno, andrò più spesso in campagna, o simili. Per i Comuni – o comunque per la dimensione sociale di città e paesi- potrebbe essere quest’anno più o meno la stessa cosa: al posto delle vacanze mettiamo però come riferimento le sofferenze patite durante l’estate. C’è innanzitutto il possibile, auspicabile - e anzi dall’Onu già abbondantemente richiesto – contributo degli Enti Locali a far diminuire le emissioni che riscaldano la terra e rendono sempre più pericoloso il clima. Una piccola inchiesta ( che abbiamo condotto col sito www.ecodallecitta.it) tra gli assessori all’ambiente di molte città italiane conferma che sono, almeno loro, sempre più convinti della necessità di agire per ridurre le emissioni di C02. Che sono – è sempre bene ripeterlo- non solo quelle più classicamente nocive dello smog, ma praticamente tutte quelle che derivano da qualunque combustione, anche dai motori diesel più moderni che si vantano di trattenere le polveri, e anche dal metano. In sostanza, quello a cui si pensa sono piani energetici provinciali e comunali che si preoccupino non tanto di fornire più energia quanto di risparmiare sui consumi e comunque di risparmiare emissioni. Recentemente il comune di Venezia ha approvato un piano di questo tipo. E tra pochi giorni, a Palermo, (il 18 e il 19) ci sarà una conferenza nazionale per confrontare queste ipotesi. "Se la Russia ratifica a fine settembre, come prevediamo, il protocollo di Kyoto, gli obiettivi di riduzione delle emissioni diventano vincolanti." dice Gianni Silvestrini animatore del Kyoto Club che raggruppa imprese e soggetti interessati alla modernizzazione ecologica. "Bisogna a questo punto trovare meccanismi di coinvolgimento attivo degli Enti Locali, dei Comuni. L'Anci sarà presente in quanto tale alla Cop 9, la conferenza delle Nazioni Unite a Milano. Ma lavoriamo perchè non sia una presenza solo simbolica. Attraverso i piani energetici comunali o strumenti analoghi le comunità locali possono essere le protagoniste delle riduzioni delle emissioni. Tanto più che sta per arrivare la direttiva europea per la riduzione delle emissioni e per l'emission trading, il mercato delle emissioni. Un'idea potrebbe essere quella di assimilare la posizione dei Comuni a quella delle grandi aziende che producono emissioni. Le 5 mila più importanti industrie ( per lo più centrali termiche) europee saranno sottoposte ai meccanismi della direttiva. In prospettiva si potrebbe agganciare a queste i comuni. A breve termine pensiamo invece soltanto a incentivi in positivo, cioè a premi per i comuni che riducono le emissioni. Naturalmente per arrivare a questo, bisogna definitivamente omogeneizzare i sistemi di misurazione delle emissioni di C02..Lo proporremo probabilmente per la prossima finanziaria. e se parlerà già al convegno di Palermo del 19 settembre." Le cose che si possono fare vanno dalle più apparentemente banali – ma non ovvie, tanto che ancora oggi la grande maggioranza delle lampadine negli uffici comunali non è a basso consumo, per esempio- a quelle più strategiche come la revisione dei piani territoriali per limitare la mobilità. Racconteremo idee ed esperienze nelle prossime uscite di ecocittadino anche con l’aiuto di chi vorrà scriverci a ecocittadino@libero.it. Ma c’è un’ altra parallela questione di fondo che la fine delle ondate di calore non dovrebbe far dimenticare. E cioè che le nostre città sono un moltiplicatore di calore perché sono state pensate prima dell’inizio del riscaldamento globale, e soprattutto perché non sono state pensate abbastanza. E allora, mentre si spera che nessuno si faccia più fregare da contratti di riscaldamento che non premiano chi riduce i consumi e che costringono a stare con le finestre aperte, sarebbe meglio cominciare a progettare le riforestazioni e le revisioni dei colori e degli asfalti…