Trento: referendum sull'inceneritore
Si terrà il 30 novembre la consultazione comunale
17 November, 2003
La scelta di Ischia Podetti come luogo eletto per la costruzione del nuovo impianto di termovalorizzazione, ha dato vita a un movimento contrario alla localizzazione. Per lottare contro l'inceneritore è stato indetto un referendum popolare voluto da associazioni ambientalistiche, opposizione politica e comitati cittadini che ha accomunato sotto la stessa bandiera del "no all'inceneritore" realtà differentissime fra loro. La consultazione referendaria si terrà il 30 novembre e i cittadini dovranno rispondere al quesito "Volete voi l'impianto di incenerimento di rifiuti a Ischia Podetti?" Un referendum che sembra non preoccupare eccessivamente l'assessore Andreatta: "Difficilmente vincerà il fronte del no. In realtà si pensava che, vista la bontà della soluzione trovata, si potesse arrivare ad una mediazione, ma i promotori del referendum hanno voluto insistere. Credo che si arriverà alla consultazione in un clima pacificato: la procedura utilizzata non solo ha eliminato il problema relativo al "megainceneritore", ma ha anche fatto in modo che si raggiungesse un accordo all'interno della maggioranza politica, prima non coesa sul tema. Anche le associazioni ambientaliste hanno ormai abbassato i toni dello scontro e si sono impegnate con noi nel raggiungimento del 50% di raccolta differenziata". Di avviso diverso è Roberto Simeoni, capogruppo del gruppo consigliare misto Rifondazione Comunista - Verdi e fra i promotori del referendum: "Sicuramente il referendum è stato depotenziato, ma più che altro dalla decisione di farlo slittare al 30 novembre, ovvero dopo le elezioni provinciali, che da noi, essendo quella di Trento una provincia autonoma, sono le più importanti in assoluto. Al di là di una parte minoritaria all'interno del comitato promotore, siamo contrari tout court all'incenerimento. E non è solo una questione relativa alla localizzazione, che giudichiamo comunque non opportuna: Ischia Podetti è a 2 chilometri da Trento in una zona battuta quotidianamente da venti che percorrono tutta la valle. Nonostante lo studio (esclusivamente basato su modelli matematici) eseguito dalla Facoltà di Ingegneria di Trento, temiamo un rischio ambientale elevato. In più ci sono aspetti inquietanti: la Trentino Servizi (ex azienda municipalizzata), che dovrebbe poi gestire l'impianto, ha fatto uno scambio di azioni con ASM Brescia, ovvero la ditta che gestisce il più grande inceneritore d'Italia. A noi risulta che l'impianto bresciano, approvato per 260.000 tonn/anno, oggi sia arrivato a bruciarne 500.000, e che presto arriverà, con l'apertura di una nuova linea dedicata all'incenerimento delle biomasse, a quota 700.000. Abbiamo sentito i comitati bresciani, che, informati della situazione trentina, hanno affermato di riscontrare 'pericolose' analogie".