Non è difficile affrontare l´inverno con la bicicletta
Ecco le regole per affrontare la nebbia e il gelo
22 November, 2004
Paolo Hutter Qui invece ci troviamo di fronte a un programma scodellato in agosto e nessun desiderio di discutere. Parliamo allora di cosa può fare ogni giorno ciascuno di noi. Innanzitutto non rinchiudere in cantina la bicicletta che molti ieri hanno rispolverato. Quelle due ruote a pedali che sono rimaste in molti centri minori della Padania il più usato mezzo di trasporto nonostante il boom automobilistico e che in grandi città del Centro e Nord Europa sono in primo piano anche come impegno delle pubbliche amministrazioni. Certo, come denunciato dalle manifestazioni di sabato scorso e di ieri, a Milano non si è fatto quasi nulla per favorire la bicicletta. Ma c´è anche un pregiudizio molto italiano da superare: quello del freddo. Molti rinunciano a pedalare appena sentono un po´ di freddo. Dall´utile e delizioso \"Piccolo trattato di ciclosofia\" di Didier Tronchet cito questa risposta ai pregiudizi: «Dopo tre colpi di pedale, il ciclista possiede il proprio impianto di riscaldamento integrato, energia pulita e rinnovabile (e gratuita!) attivata dalla turbina delle sue ginocchia. Il rendimento calorico della combustione muscolare è tale che il neociclista in ambiente polare si accorge rapidamente che si è vestito troppo pesante. Nel giro di un quarto d´ora la giacca a vento diventa una specie di stufa e si avverte l´urgenza di sbottonarsi». Non è molto diversa da quella del pedone l´esigenza di coprirsi: ci può essere una maggiore necessità di guanti e cappello. Per il problema del surriscaldamento e del sudore che la copertura sia traspirante. Al congresso mondiale Velocity di Parigi è stata presentata una ricerca sull´uso invernale della bicicletta in Finlandia: lì l´unica preoccupazione è il ghiaccio. Ma da noi il ghiaccio non esiste quasi più. Viva la bici anche d´inverno.