Idrogeno nel motore
Il ministro Matteoli: la ricerca è fondamentale nella lotta ai gas del traffico
22 November, 2004
Alessandro Mondo TORINO Ha debuttato con un breve «tour» nelle vie del centro di Torino, immortalato come una «star» da una batteria di telecamere e macchine fotografiche: silenzioso, affidabile, ecologicamente corretto. La risposta con la maiuscola al problema dell’inquinamento sotto il profilo del trasporto pubblico. Una giornata da ricordare sul fronte della mobilità sostenibile e della tutela ambientale. Il protagonista dell’inedita passerella è stato l’autobus ad idrogeno, il primo in Italia, destinato a prendere regolarmente servizio a Torino una volta superati gli ultimi test su strada. Questione di pochi mesi, la parte più impegnativa è ormai alle spalle. Presente all’inaugurazione, il ministro dell’Ambiente Altero Matteoli. A condividere con lui il privilegio di salire sul bus di ultimissima generazione - nel quale si condensano i risultati più avanzati di una ricerca ancora «in progress» -, il sindaco di Torino Sergio Chiamparino, il vicepresidente della Regione Piemonte William Casoni ed i vertici delle aziende che hanno lavorato ad un obiettivo impensabile fino a pochi anni fa: Gruppo Torinese Trasporti, capofila del progetto; Iveco Irisbus; Sapio; Ansaldo Ricerche; Enea; Compagnia valdostana delle acque. Tanti padri per un figlio modello, ancora troppo costoso per essere competitivo sul mercato eppure in grado di dimostrare una volta per tutte che l’idrogeno applicato alla mobilità non è più una chimera. Né è casuale che questo risultato si sia concretizzato a Torino, dove oltre alla Fiat lavora sulla tecnologia legata all’idrogeno un piccolo esercito di ricercatori, docenti e studenti articolati nei dipartimenti dell’Università e del Politecnico. Il costo complessivo del progetto è stato di 6 milioni 559 mila euro, un milione e mezzo finanziato dal Ministero. La Regione ha contribuito con 487 mila euro mentre la restante parte è a carico dell’associazione temporanea di imprese. Unanime la soddisfazione dei presenti; occhi sgranati di fronte ad una tecnologia sofisticata che si è tradotta in quanto di più concreto ed immediatamente percepibile possa profilarsi nel traffico di una grande città: un autobus. Ma un autobus tutto speciale, con un «cuore» nascosto sotto una linea convenzionale appena movimentata dall’ampia plafoniera alla sommità che ospita i serbatoi di idrogeno. A vederlo così, lo scambi facilmente per un normale «City Class». La sagoma, rivestita da una livrea coloratissima, è talmente familiare che si corre il rischio di dimenticare come quella del bus ad idrogeno, il bus ad emissioni zero, sia una strada partita da lontano. Prima di debuttare a Torino ha superato le prove sperimentali di collaudo su pista e si è lasciato alle spalle una montagna di autorizzazioni che ne hanno certificato non solo la compatibilità ambientale ma anche la sicurezza. «E’ un esempio eccellente di collaborazione fra soggetti diversi nell’impiego delle nuove tecnologie per la protezione dell’ambiente - ha commentato il ministro -. La risposta all’inquinamento da traffico non può prescindere dalla ricerca, oltre che dal rinnovo costante del parco-mezzi». Mezzi pubblici e soprattutto privati, con riferimento alla quota elevata di veicoli obsoleti circolanti sulle nostre strade. «L’Italia conta 56 milioni di abitanti e 32 milioni di auto - ha ricordato Matteoli -. Di queste, oltre 15 milioni superano i dieci anni. A fronte di tali numeri, va da sè che la risposta al problema delle emissioni non può limitarsi ai provvedimenti anti-smog disposti dai sindaci per cause di forza maggiore». Mentre Josè Maria Alapont, amministratore delegato Iveco, che ieri ha consegnato le chiavi del veicolo, ha sottolineato come l’autobus di ultima generazione «sia il risultato dello straordinario sforzo innovativo del Gruppo Fiat». Gli ultimi traguardi sono stati quelli dell’omologazione e dell’immatricolazione, necessarie per trasformare questo bestione da prototipo a mezzo in grado di esprimere quotidianamente sulle strade le sue potenzialità: dodici ore di autonomia per una velocità massima di 60 chilometri orari, con una capienza di settantadue passeggeri (ventuno seduti, cinquantuno in piedi, più uno dedicato ai disabili). Nuovo l’autobus, nuovo il «corredo». Per alimentarlo è stata costruita una stazione attrezzata al Gerbido, uno dei depositi del Gtt, al confine fra Torino e Beinasco. Stazione di rifornimento ed in futuro di produzione di idrogeno: anche questa una novità a livello nazionale.