300 studenti in piazza a Civitavecchia per dire no allo smog
Polveri e inquinanti oltre i limiti nella cittadina laziale, partita la campagna di Legambiente
01 November, 2004
Trecento ragazzi di una quindicina di classi delle scuole Elementari Medie Superiori di Civitavecchia oggi sono scesi in piazza Fratti per la campagna regionale “NO ALLO SMOG” 2004, promossa da Legambiente Lazio in collaborazione con l’Assessorato Regionale all’Ambiente. E così per una mattinata gli studenti sono andati “a scuola” di inquinamento atmosferico e acustico, scoprendo la pericolosità delle polveri sottili, del monossido di carbonio e del benzene e imparando a monitorare il rumore, inquinante più subdolo ma non meno pericoloso. Con l’occasione Legambiente Lazio ha monitorato le concentrazione delle polveri PM10 e il livello dei decibel in città, con una misurazione “spot” su una fascia oraria di un’ora, che mette a fuoco la situazione riscontrata nella giornata odierna: 80,5 microgrammi/mc di PM10 alla stazione, 128,6 microgrammi/mc di PM10 nella piazza della Cattedrale, 194,2 microgrammi/mc di PM10 a piazza Tarquinia e 86,6 microgrammi/mc di PM10 nella zona dell’ospedale. Valori tutti al di fuori delle normative di legge (la Regione Lazio ha fissato per il PM10 una soglia giornaliera ora stabilita in 55 mg/mc), che dipingono una situazione molto preoccupante: le PM 10 sono tra le particelle più insidiose, in quanto frazione respirabile delle polveri che, grazie al piccolo diametro, può arrivare sino alle vie respiratorie più profonde portandosi dietro sostanze altamente inquinanti e spesso cancerogeno come il benzo pirene, l’arsenico e il mercurio. Numerosi studi epidemiologici hanno evidenziato proprio in occasione dell'incremento delle polveri nell’aria, un aumento della mortalità generale dell’1% e del numero dei ricoveri ospedalieri per malattie cardiovascolare dell’1% e per malattie respiratorie del 2%. Inoltre è stato accertato che le polveri ultrafini prodotte dal traffico sono responsabili di mortalità e morbilità (asma) e non possono essere filtrate per le loro dimensioni (Ø dia. 0.1 - 0.001 µm, 500 – 50.000 volte il diametro della sezione di un capello), entrando in circolazione direttamente nel sangue. Rumore ben al di sopra dei limiti di legge con picchi di 72,1 dB(A)decibel alla stazione, 82,3 dB(A) decibel nella piazza della Cattedrale, 84,5 dB(A) decibel a piazza Tarquinia e 69 dB(A) decibel nella zona dell’ospedale. Diversi ma non meno gravi sono i disturbi causati dall’inquinamento acustico: il rumore a seconda dell’intensità e del tempo di esposizione, può provocare la riduzione delle capacità uditive e svariati effetti sul sistema nervoso centrale, sull’apparato cardiocircolatorio, sull’apparato respiratorio, ull’apparato gastroenterico, sulla funzione visiva. Secondo uno studio svolto dalla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università la Sapienza di Roma i livelli di 65/70 dBA a cui siamo quotidianamente costretti a sopportare in città, possono dar luogo a diversi disturbi significativi sul sistema nervoso, riducendo anche le capacità uditive. Ad esempio valori compresi tra 65/85 dBA portano ad una diminuzione della vigilanza e dell’attenzione, riduzione del rendimento. Rumore che disturba e affatica, capace di provocare danno psichico e neurovegetativo e in alcuni casi danno uditivo. Da 70 dBA in poi abbiamo tachicardia, palpitazioni, vasocostrizione periferica e aumento della pressione arteriosa ,aumento del rischio di infarto e di altre malattie cardiocircolatorie. Nei centri urbani il 75% del rumore è prodotto dal traffico (dati OMS). “I valori misurati, in occasione di “No allo Smog”, mostrano una situazione sempre più allarmante per la salute dei cittadini a Civitavecchia – ha commentato Lorenzo Parlati, Presidente di Legambiente Lazio - Le polveri sottili si confermano fuori dai limiti di legge e anche il rumore ha livelli troppo elevati. E nel più grande polo energetico d’Europa, credo non ci si debba nascondere dietro a un dito: le emissioni dipendono anche dal traffico come in tutta Italia, ma qui c’è una componente di diverse migliaia di tonnellate all’anno dovuta alle centrali elettriche. Allora la situazione va affrontata con decisione, prevedendo per il futuro una forte riduzione dell’impatto sulle popolazioni che troppo hanno già sopportato. A Civitavecchia, ancora oggi, non c’è invece nemmeno un monitoraggio giornaliero della qualità dell’aria, se non quello effettuato da un privato come l’ENEL.”