C´è un modello italiano da cui prendere esempio
da La Repubblica del 15.12.2004
15 December, 2004
PAOLO HUTTER La Regione Lombardia è ferma da due anni sulle stesse mezze ricette stancamente ripetute. Il Comune di Milano non ha mai voluto fare di più, anzi quasi sempre è stato un elemento di freno anche rispetto alla Regione. Il risultato è quello sotto gli occhi, o, per meglio dire nei polmoni di tutti: le concentrazioni di polveri sottili stanno superando da nove giorni consecutivi i limiti della direttiva europea. Due anni fa il dispositivo della Regione nelle stesse circostanze avrebbe almeno portato a un blocco totale del traffico nella prima domenica utile. Adesso - alla vigilia del 2005, anno in cui la direttiva europea entrerà in pieno vigore e sarà completamente disattesa nella Pianura Lombarda ? si rimane inchiodati a poche orette di fermo dei non catalizzati. E soltanto ieri pomeriggio la Regione ha ammesso l´emergenza, annunciando un possibile blocco domenicale. Fino a poche ore prima l´assessore regionale aveva ammesso che il divieto di circolazione era difficile poiché avrebbe danneggiato lo shopping natalizio. Non si sa se complimentarsi con la sincerità o rammaricarsi per la sfacciataggine con cui si afferma che gli acquisti si possono fare solo in auto e che rappresentano un bene superiore rispetto alla salute. E pensare che da un certo punto di vista il blocco domenicale è un puro e semplice spot, dato che incide sul giorno meno trafficato: e non lo fa neanche sistematicamente ma solo tre o quattro volte scelte in base alle cabale e alle tombole del Pirellone. (Già più efficace sarebbe un provvedimento su tutte le domeniche). Formigoni ha preso qualche giorno fa una laurea ad honorem nella comunicazione politica ma almeno nella questione dell´inquinamento atmosferico farà forse fatica a spiegare come e perché è entrato in scena a fine ´99, aprendo la questione delle micropolveri in Italia per poi arrivare al bassissimo profilo di questi giorni. Eppure, guardando un po´ al di là del Pirellone e anche senza arrivare fino alla California tanto amata dallo stesso Formigoni, non mancano spunti e sforzi per cercare almeno di limitare la sequenza degli sforamenti. Qualche sindaco lombardo ? in primis quelli di Lodi e Cremona ? ha scelto coraggiosamente di andare oltre lo striminzito orario catalizzato regionale e da ieri ha bloccato di più il traffico. Nei capoluoghi veneti ed emiliani si fanno da ottobre uno o due giorni settimanali di targhe alterne, e da gennaio il fermo dei non catalizzati passerà a otto ore al giorno. Ma non è solo pigiando di più su queste due leve ormai conosciute ? blocco dei non catalizzati e targhe alterne ? che si possono ottenere risultati di contenimento. E´ ormai venuto il momento di considerare tra i veicoli più inquinanti anche una parte, forse una buona parte, dei catalizzati. Al Pirellone lo sanno benissimo ma temono di perdere qualche ( o più di qualche) voto. Ormai sta muovendo i primi passi in alcune città italiane il blocco, almeno in certi orari o nelle giornate di maggiore inquinamento, dei veicoli Euro 1, in sostanza quelli immatricolati prima del 1997. Parlo di Trento, Bolzano e Trieste. In casi come quelli che stiamo vivendo a Milano, a Trieste da poche settimane si fermano oltre a tutti i non catalizzati, anche le auto Euro 1 ed Euro 2. A Bolzano tutti i diesel e i motorini, anche catalizzati. Forse lassù è più facile, perché si sfora più raramente. Ma a Firenze da gennaio il provvedimento di blocco anche degli Euro 1 sarà sistematico, tutti i mercoledì, indipendentemente dalle condizioni atmosferiche. Invece di sospendere il blocco dei non catalizzati la regione Lombardia dovrebbe inasprirlo ed estenderlo ad altre tipologie inquinanti. Non sarebbe la mobilità sostenibile ambientalista, ma uno sforzo minimo di coerenza.