Si parla di ambiente. L’Italia dorme
da L'Unità del 18.12.2004
20 December, 2004
Il negoziato sul clima e` affare di specialisti. I cittadini fanno fatica a capire. Come si puo' "negoziare" il cambiamento climatico? Se ci sono attivita' umane che scaldano, inquinano, turbano e`meglio saperlo, controllarle, limitarle. Se gli scienziati dicono che producono danni irreparabili alla qualita' della vita sul pianeta e, nel medio lungo periodo, mettono a rischio la vita stessa e' meglio fare di tutto per evitarlo. Questo non e' negoziabile. E allora? Gli scienziati lo hanno detto e ripetuto. Tre chilometrici studi di una struttura permanente di migliaia di ricercatori di tutti i Paesi. Confermati tutti i giorni. L'altro ieri a New York da esperti dell'ONU e del World Watch Institute, rispetto al blocco delle correnti marine calde. Ieri dal CNR italiano sull'anticipo della spaccatuca del pack in Antartide. Che "trattative" volete svolgere? I rappresentanti dei governi sembravano aver capito e deciso : prima cominciano a ridurre le emissioni di anidride carbonica quelli che hanno gia' scaldato e inquinato di piu' (convenzione di Rio e protocollo di Kyoto1), poi continuano tutti, con specifiche e differenziate responsabilita`, regole multilaterali e patti bilaterali (Kyoto2). Le dinamiche cause-effetti sono tante, i fattori tantissimi, i meccanismi complessi, ad intuirlo ci arrivano tutti. C'e' un lungo approfondimento tecnico da fare, capiamo. Il fatto e' che ognuno approfondisce solo l'eccezionalita' delle proprie condizioni di vita e chiede che gli impegni internazionali trattino di tutto ma non dei propri cambiamenti. Cosi' burocrazie autoreferenziali sono mantenute dai governi per studiare come il " negoziato " non riguardi cambiamenti al proprio stile di vita nazionale, agli interessi di chi produce e consuma energia, risorse, mobilita' in (propria) patria. Il "negoziato" rischia di essere eterno. Lo si e' visto anche qui a Buenos Aires. Come al solito, l'ultima notte si e' trattato ad oltranza, la mattina del sabato siamo ancora a discutere. Un compromesso si e' trovato: gli USA non sono riusciti a bloccare il processo. Si svolgera' a maggio un seminario su tutti gli sviluppi futuri. L'undicesima conferenza delle parti (189) e la prima riunione dei soli Paesi del protocollo (130!) si svolgeranno nel prossimo novembre. Continuano i lavori degli altri organismi e la sperimentazione dei meccanismi flessibili. E, intanto, entra in vigore il protocollo di Kyoto. Questa e' la cosa importante, destinata a modificare praticamente stili, processi, equilibri. Il governo italiano ha fatto orecchie da mercante (ha una nota predisposizione, in proposito). Il segmento "ministeriale", il vertice di 80 ministri apertosi mercoledi' con un duro attacco del presidente argentino agli USA si e' chiuso venerdi' senza l'intervento dell'Italia. Il nostro ministro contro l'ambiente e' stato qui 3 giorni, un sottosegretario una settimana. Nessuno dei due ha preso la parola: l'Italia e' scomparsa! Il ministro e' arrivato, ha tenuto una conferenza stampa, balbettando una confusa posizione, dalla quale e' emerso solo che non vorremmo obblighi dopo il 2012. Se almeno si fosse messo nelle condizioni di rispetare quelli gia' presi per i prossimi 7 anni! Se almeno avesse fatto capire che nessuno nega la necessita' di ridurre le emissioni almeno del 50% entro il 2050! Se almeno avesse spiegato perche' gli USA investono in efficienza energetica e in fonti rinnovabili piu' di Berlusconi che vorrebbe solo copiarli! Addirittura le sue dichiarazioni sono state interpretate dal centrodestra rimasto in Italia come l'abbandono di Kyoto1, aspirazione segreta e inconfessabile, che il ministro qui ha ovviamente smentito, con l'ennesima contraddittoria dichiarazione. Cosi' ieri l'Italia e' tornata sul podio del miglior "fossile" con una motivazione che contesta esplicitamente il nostro ministro. E durante l'assemblea dei parlamentari europei molti ormai citano la posizione italiana come la piu' ambigua, isolata, pericolosa. Perche`l'Europa al protocollo di Kyoto ci ha creduto e ci crede davvero. Ha approvato varie direttive vincolanti, integrative per lo spazio comunitario, incisive come il patto di stabilita' (e per ragioni piu' sostenibili). Invece che adeguarsi, il governo Berlusconi ha cercato di aggirarle e da domani (lunedi' e martedi') a Bruxelles il Consiglio Ambiente dovrebbe mettere in mora i 4 paesi (fra i quali l'Italia) in ritardo per la borsa europea dei fumi. A Buenos Aires abbiamo avuto la conferma di un "movimento" profondo negli organismi internazionali. Solo alcuni dei "Paesi in via di sviluppo" hanno combustibili fossili, non possiamo considerarli un fronte unico. Cina, India, Brasile (come per il WTO) sono sempre piu' autorevoli, si faranno coinvolgere solo se i grande "inquinatori" continueranno a ridurre le proprie emissioni. L'Europa c'e', ha una strategia, incide. L'Italia di Berlusconi e Fini aggiunge un'altra brutta figura internazionale. Il negoziato continuera`ancora a lungo.