Una pedalata sullo schermo i film girati su due ruote
Più recenti i racconti di Makhmalbaf in Afghanistan e Xiashuai in Cina. Dalla pellicola simbolo di De Sica ai ciclisti di Yates e Badham nella provincia Usa
28 December, 2004
La bicicletta nel cinema ha spesso una parte secondaria ma qualche volta anche importante. Basti pensare al famoso film che Vittorio De Sica diresse nel 1948: Ladri di biciclette. La pellicola, uno dei capolavori del neorealismo, è la storia di un disoccupato che, derubato del mezzo, indispensabile per il lavoro appena trovato, va col figlioletto alla ricerca del ladro attraverso la Roma del dopoguerra, incontrando solidarietà ma anche indifferenza e aperta ostilità. Passano molti anni prima che la bicicletta ritorni al cinema: nel 1979 Peter Yates dirige All American Boys, nel quale quattro ragazzi di Bloomington non sanno che farsene delle loro vite. Uno di loro delira per la bicicletta e con i compagni vince una gara importante. Deliziosa e briosa commedia sulla provincia americana, che ha vinto anche un Oscar. Sei anni dopo John Badham dirige American flyers-Il vincitore, dello stesso sceneggiatore di quello appena citato. Film nel quale due fratelli americani si allenano con accanimento scrupoloso per partecipare alla più lunga corsa ciclistica degli States, una vera maratona. Ma il più forte dei due ha un vizio cardiaco e l´altro prenderà il suo posto al traguardo. Di tutt´altro stile Il ciclista, diretto da Mohsen Makhmalbaf nel 1989: la moglie di Nassim, profugo afgano a Teheran, è in ospedale in attesa di un costoso intervento chirurgico. Spinto da un organizzatore di spettacoli di strada, Nassim accetta di pedalare in bicicletta senza sosta né cibo una intera settimana intorno a una piazza per raccogliere la somma necessaria per l´operazione. Avvicinandosi ai nostri anni, nel 1995 vediamo Cyclo-Ciclo, di Tran Anh Hung. Un giovane portatore di risciò, in bicicletta alle prese con il lavoro, la fatica, la dura lotta per la sopravvivenza. Siamo a Saigon, ma potrebbe essere qualsiasi metropoli del Terzo Mondo. Quando gli rubano la bicicletta, il protagonista entra nell´universo della violenza, del crimine, della prostituzione, della droga. Sono le vie d´uscita dalla miseria. In un incalzante susseguirsi di invenzioni il film rivela le radici della violenza contemporanea. In Le biciclette di Pechino, di Wang Xiaoshuai, del 2001, si narra la storia di una mountain-bike, rubata a Guei, ragazzotto di campagna inurbato a Pechino, che fa il fattorino, e contesa da Jian, studente suo coetaneo, che l´ha acquistata di seconda mano: l´ottusità del primo nella corsa al guadagno contrapposta alla vanità del possesso del secondo. Il film è stato bocciato dalla censura cinese, ma ha vinto l´Orso d´argento a Berlino. Infine Appuntamento a Belleville, di Sylvain Chomet, del 2003: Madame Souza ha accolto il nipotino Champion, orfano dei genitori, e si dispera perché il bambino non si interessa a nulla. Un giorno scopre che il nipote nasconde delle foto del Tour de France, gli regala allora una bicicletta e decide di farlo allenare per farne un giorno un vincitore. Gli anni passano e Champion sta partecipando al Tour quando due misteriosi individui vestiti di nero lo rapiscono. Madame si mette allora sulle loro tracce e la ricerca la porta a Belleville. Ma la mafia francese ha piani diversi. Buona visione.